Yifan Wu trionfa al Busoni

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“Un’immaginazione speciale e profonda, con un’attenzione alla musica e all’originalità.” Così Sir David Pountney commenta la vittoria di Yifan Wu, trionfatore alla 65° edizione del Busoni. Il ventenne pianista cinese ha vinto, conquistando anche il Premio del Pubblico e il Premio “Alice Tartarotti”; non però il Premio Michelangeli, segno che la Giuria non è stata unanime. Secondo premio a Sandro Nebieridze, Terzo a Christos Fountos. Quinto Premio a Elia Cecino, unico italiano rimasto in gara fin dalla prima selezione della kermesse bolzanina. Quarto Premio invece al più giovane, il diciassettenne Zhonghua Wei, che si è meritato anche il Premio Speciale per la musica contemporanea (memorabile la sua esecuzione a memoria in finale solistica di Sillages de lignes di Ogura). Tra gli altri premi speciali, il Premio Pollini, novità di quest’anno, va a Yungyung Guo, il Premio per la migliore esecuzione di Busoni a Yangrui Cai e il Premio Chopin a Jialin Cao. Incetta di premi per artisti cinesi, dunque; e a proposito di nazionalità, erano inedite nella Finalissima quelle di quest’anno, con Cina, Cipro e Georgia per la prima volta rappresentate nella prova conclusiva: ma è pur vero che, come raccomanda quest’anno la direzione artistica, il dato della nazionalità non è la prima cosa a cui si dovrebbe badare. Christos Fountos vive e studia a Londra da quando aveva 19 anni, Sandro Nebieridze ha studiato a Monaco di Baviera, Yifan Wu ha debuttato alla Carnegie Hall di New York nel maggio di quest’anno. Insomma, sono cittadini del mondo, nel nome della musica.
... il lavoro è stato immenso e il livello generale molto alto.
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La Finalissima come da manuale si è svolta in un Teatro Comunale gremito, andato sold out ormai da giorni. L’Orchestra Haydn era compatta sotto la bacchetta autorevole di George Pehlivanian per una matinèe che musicalmente non ha avuto cedimenti. Beethoven era incorniciato da due Rachmaninov, un contrasto stilistico non da poco, ma così ha voluto la giuria, che ha scelto uno dei due concerti presentati da ciascun finalista.
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Sandro Nebieridze incantava con la sua Rapsodia su Tema di Paganini di Rachmaninov, brano che due anni fa consacrò Arsenii Moon (la coincidenza non è stata però un portafortuna). Nebieridze ne dava un’esecuzione sempre interessante, duttile nel gioco delle variazioni; potente nei passaggi accordali, nei cantabili all’opposto giocava su una ricerca di suoni pianissimi e ancor più pianissimi, di cui è maestro con un controllo davvero speciale dell’attacco del tasto. Seguiva Yifan Wu, con il Terzo Concerto di Beethoven, carico di elementi di grande personalità pur nel rigore della forma classica. Un Beethoven vivo e attuale, significativo in ogni passaggio: non solo in Finale, ma in tutte le prove, le interpretazioni di Yifan Wu sono state animate da quel “avere qualcosa da dire” che è stata la principale raccomandazione del Presidente di Giuria. Esecuzioni anche spinte sul filo del rischio: Yifan Wu era spesso lanciato in avanti rispetto all’orchestra, con piccoli ma sensibili sfasamenti, e nella cadenza del Primo movimento la tensione era palpabile, con qualche inevitabile sbavatura. Del resto Rachmaninov sta a Beethoven come un mare in tempesta sta a uno specchio di acqua trasparente: Beethoven in tal senso è molto più esposto, e le note false saltano all’orecchio mentre in Rachmaninov possono anche perdersi nel magma di accordi e passaggi veloci. E a Rachmaninov (Primo Concerto) si tornava infine con Christos Fountos, pianista maturo, protagonista di un’esecuzione precisa, controllata e coinvolgente, con una particolare intesa con il direttore, anche lui visibilmente più a suo agio che con gli altri due candidati.
A giochi conclusi, dal Presidente di Giuria un plauso al livello della manifestazione: “Faccio i complimenti alla giuria delle preselezioni che ci ha preceduto: il lavoro è stato immenso e il livello generale molto alto. Ad ogni stadio delle nostre selezioni, da 30 a 12, poi da 12 a sei candidati, e così via, altre scelte rispetto a quelle fatte avrebbero potuto essere prese. Per questo, anche gli esclusi meritano un applauso e un incoraggiamento.”
L’appuntamento adesso è tra due anni, alla prossima entusiasmante avventura del Premio Busoni.
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