Chronicle | Femminicidio

“L’ho convinta a denunciarlo”

In aula la madre Celine Frei Matzohl racconta del rapporto tra Omer Cim, imputato dell’omicidio pluriaggravato della figlia: “Ricevevo 50 messaggi al giorno”.
Tribunale, Bolzano
Foto: Alessio Giordano
  • Prosegue in Corte d’Assise a Bolzano il processo in primo grado per Omer Cim, imputato dell’omicidio pluriaggravato della ex compagna Celine Frei Matzohl. La vittima, all’epoca ventunenne, è stata uccisa la sera del 12 agosto 2023 con lesioni da arma da taglio ed è stata trovata morta a Silandro nell’appartamento di Cim. Davanti alla corte, presieduta dai dal giudice Stefan Tappeiner e dalla giudice a latere Giulia Rossi, sono state ascoltate le voci della famiglia e delle amiche di Matzohl, nel tentativo di ricostruire il legame creato tra la vittima e l’imputato. 

    La prima testimone è stata la madre della vittima, la quale, con una lunga deposizione di due ore, ha ricostruito in dettaglio la relazione tra la figlia e Cim. Il rapporto, inizialmente percepito come normale dalla donna, è ben presto degenerato in una serie di comportamenti ossessivi e persecutori da parte del ventottenne nei confronti della compagna. “Era gentile con noi, ma ora mi rendo conto che recitava una parte,” ha dichiarato la donna in aula.

    La madre ha presto notato come Cim cercasse di limitare la libertà della figlia, vietandole attività come la guida che, secondo lui, non spettavano alle donne. La donna ha riportato numerosi episodi di controllo e manipolazione messi in atto dall'ex compagno della figlia. “La chiamava spesso per sapere dove era anche quando andava a passeggiare con me. Celine era triste, piangeva tutti i giorni”. I problemi, secondo il racconto della madre, si erano intensificati dopo che la relazione tra i due era terminata. “Ha detto a mia figlia che, se non gli avesse dato un’altra possibilità, si sarebbe tolto la vita e che la responsabilità sarebbe stata solo sua”, ha raccontato la madre all’aula.

  • In aula: Oggi sono state ascoltate le testimonianze della madre, del padre, di altri familiari e di due amiche della vittima. Foto: SALTO
  • Tra i gravi episodi riferiti spicca l’aggressione nella sera tra il 17 ed il 18 giugno, due mesi prima dell’omicidio, quando Cim avrebbe picchiato e minacciato la ragazza per poi abbandonarla in strada. “Mia figlia mi ha chiamata da un numero sconosciuto perché lui le aveva distrutto il telefono. Quando mi ha raccontato delle percosse, l’ho convinta a rivolgersi ai Carabinieri, e insieme abbiamo sporto denuncia pochi giorni dopo”, ha dichiarato la madre. Per questa denuncia a Cim sono oggi imputate le accuse di percosse e minacce aggravate. Tuttavia, questi reati non rientrano nel Codice Rosso e quindi, al momento della denuncia, non sono state adottate misure cautelari come il divieto di avvicinamento alla persona offesa. 

    Nei giorni successivi all’aggressione, Cim aveva poi recuperato dal cellulare rotto la SIM della vittima contenente i contatti di amici e familiari, iniziando a tempestare questi ultimi di telefonate e messaggi per cercare di mettersi in contatto con la ragazza. La madre ha riferito di “50-60 messaggi al giorno”, inclusi video in cui l’uomo mostrava di aver passato la notte in macchina sotto casa loro. 

    Testimonianze simili sono state fornite anche dal padre, dal compagno della madre e da due amiche della giovane, che hanno raccontato all’aula di essere stati contattati diverse volte da Cim, che chiedeva in maniera insistente di intercedere per lui, non avendo più contatti con la ex compagna. “Per un periodo è venuto dove lavoravo ogni giorno – ha raccontato in aula la zia – la voleva ancora, voleva che lo aiutassimo a riunione la coppia”.  “Lo ho visto controllarle il cellulare – ha raccontato in aula un’amica di Cèlin – Litigavano spesso, questa relazione non le faceva bene”. Durante la prossima udienza, fissata per venerdì 15 ottobre, verranno sentiti in aula altri parenti e conoscenti della vittima e le forze dell’ordine.