L'Austria preme, l'Italia tace
Lo spauracchio di un filo spinato srotolato dall'Austria al valico del Brennero non sembra impressionare le autorità italiane. Stamani né da Roma né da Bolzano si sono levate voci ufficiali in risposta alle pressioni dell'Austria, che chiede all'Italia di rafforzare l'assistenza ai profughi in arrivo da sud, possibilmente bloccandoli molto prima che arrivino al confine con l'Austria. Il presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher, fanno sapere da palazzo Widmann, per il momento non vede l'esigenza di una presa di posizione, e anche la Questura di Bolzano si chiude nel silenzio. Sul nodo "hotspot al Brennero", intanto, intervengono il sindacato SIULP e i Verdi altoatesini.
Riassumendo le varie dichiarazioni austriache che si sono susseguite nel fine settimana, la posizione di Vienna sembrerebbe essere questa: se l'Italia non farà nulla per fermare il flusso migratorio verso nord, l'Austria si vedrà costretta a correre ai ripari per gestire in modo ordinato gli ingressi, ad esempio ripristinando i controlli alla frontiera. Nelle ultime ore, le autorità austriache non hanno più parlato ufficialmente di recinzioni metalliche, ma l'immagine viene evocata indirettamente attraverso continui riferimenti al valico austro-sloveno di Spielfeld, dove Vienna ha eretto una barriera di filo spinato per impedire i passaggi di frontiera non controllati.
Intervistato dal quotidiano Dolomiten in merito all'eventualità che Roma allestisca uno hotspot al Brennero, il capitano del Tirolo Günther Platter si dice nettamente contrario a creare ingorghi al principale valico italo-austriaco, che "non dovrà diventare un'altra Spielfeld". All'Italia, Platter chiede di spostare „decisamente più a sud“ le eventuali strutture di accoglienza che Roma riterrà di predisporre per far fronte all'aumento dei profughi che si prevede non appena il freddo si attenuerà. E il capo della polizia tirolese Helmut Tomac rincara la dose: "Se l'Italia non si muoverà, saremo costretti a proteggere le nostre frontiere come abbiamo fatto a Spielfeld", ha detto stamani ai microfoni di Radio Rai Südtirol, lasciando intendere che in quel caso, sarà peggio per l'Italia.
Sull'hotspot al Brennero interviene Mauro Deriu, segretario provinciale del sindacato di polizia SIULP: „Sono proposte che non trovano compimento dal punto di vista pratico, più che hotspot sembrano ‘spot’ per acquietare l’opinione pubblica e le eventuali conflittualità politiche. Ogni volta c’è un profluvio di tavole rotonde dove sembra che la soluzione sia a portata di mano e tutto puntualmente si conclude con un nulla di fatto, cosa che poi sistematicamente ricade su chi opera sui territori, in questo caso sulla polizia di Stato o sulle associazioni di volontariato“, dice il sindacalista interpellato da salto. „Dal punto di vista operativo attuare una misura del genere significherebbe gravare per l’ennesima volta sulla polizia di frontiera mettendo a repentaglio tutto il sistema di sicurezza che lavora in Alto Adige. Prima delle frontiere al commissariato del Brennero c’erano 130-140 unità operative, oggi sono appena 20. Se si dovessero ripristinare i controlli ci troveremmo inevitabilmente impreparati, avremmo bisogno dell’ausilio di un altro centinaio di persone almeno.“
Sulla scia di quanto dichiarato dalle autorità austriache, anche i Verdi altoatesini chiedono al governo italiano di dare assistenza agli immigrati „molto prima“ che raggiungano il confine con l'Austria, giudicando improponibile l'idea di un campo di prima accoglienza al Brennero. „Più che uno hotspot (punto caldo, n. d. r.) - dicono - si tratterebbe di un coldspot (punto freddo, n. d. r.) viste le condizioni climatiche".
La Provincia, secondo i Verdi, dovrebbe predisporre fin d'ora „una rete di centri di assistenza con un numero di alloggi sufficiente dal Brennero in giù“, sostituendosi allo Stato ma pretendendo in cambio da Roma una partecipazione alla spesa. „Non vi è motivo di allarmarsi - concludono i consiglieri provinciali Brigitte Foppa e Hans Heiss – ma occorrono vigilanza, buona negoziazione ed efficienza“ nel gestuire la situazione.
"Ogni volta c’è un profluvio
"Ogni volta c’è un profluvio di tavole rotonde dove sembra che la soluzione sia a portata di mano e tutto puntualmente si conclude con un nulla di fatto, cosa che poi sistematicamente ricade su chi opera sui territori, in questo caso sulla polizia di Stato o sulle associazioni di volontariato"
Ecco il succo del discorso! Tanto per fare un esempio, da quanto tempo richiedenti asilo abitano nell'hotel Alpi concesso gratuitamente da un privato? Intanto comune, provincia e stato hanno cominciato a predisporre alternative?