Politics | Assenzio a 5 stelle

Quando Di Maio portava i jeans

A 14 anni intervistai Luigi Di Maio, appena eletto Vicepresidente della Camera. Una volta vestiva in jeans, adesso è abbottonato nel cappotto da agente immobiliare.
Di Maio, Luigi
Foto: upi

E' il 2013 e da poco ci sono state le elezioni politiche: il Movimento 5 Stelle ha raccolto più del 25% dei voti  e diventa così il primo partito italiano, sorprendendo chiunque segua il dibattito politico. Un giovane ventiseienne di Pomigliano D'Arco, Luigi Di Maio, è una delle tante webstar del movimento, sottocategoria dell'influencer Beppe Grillo, subordinato al manager Gianroberto Casaleggio. Di Maio, che prima della sua carriera da parlamentare si presenta come webmaster, diventa uno dei vicepresidenti della Camera dei Deputati perché conosce molto bene i regolamenti parlamentari – a differenza dei suoi colleghi sugli scanni al centro dell'assemblea – e questo pare gli abbia fatto ricevere una delle più alte cariche istituzionali, stando sempre a quanto scrive Jacopo Iacoboni nel suo libro inchiesta L'Esperimento.

La webstar

L'era dei congiuntivi deflorati e delle dittature interscambiabili deve ancora arrivare e ora per il giovane Di Maio è tutta in salita. Di sicuro rispetto alle prime elezioni in cui si candidò: prese 59 voti in totale e non lo votò neanche il padre. Quest'ultimo lo vota però nel 2013 alle primarie online del Movimento e ottiene 198 preferenze. D'ora in poi lui è l'Onorevole Di Maio. Nel 2013 io sono in seconda superiore e sono uno dei caporedattori del giornalino scolastico del mio liceo classico, il Carducci di Bolzano. Del giornalino curo anche la bruttissima impaginazione; il giornalino ha una grafica che farebbe impazzire chiunque conosca la parola "composizione", ma per fortuna non ne sono consapevole. E' settembre o ottobre - non ricordo bene - ma ho l'occasione di intervistare il nuovo vicepresidente della Camera, si tratta della mia prima intervista in assoluto. Si chiama Luigi Di Maio, è campano come me e ha quasi il doppio dei miei anni. Ha frequentato Giurisprudenza, senza però finire gli studi. Vado quindi in un locale di Bolzano che non esiste più: L'Assenzio.

"E' vestito da venerdì casual, con i jeans e un bomber da tardi anni '90".

L'Assenzio è in centro e si raggiunge attraversando una specie di calle bolzanina, per raggiungere il ritrovo abituale e sede semi-permanente dei candidati a 5 stelle durante il periodo dell'esplosione del Movimento, anche se a livello locale ancora sono molto deboli. Finisco lì perché una candidata del movimento frequenta spesso casa mia e mi fa sapere che presto ci sarà un incontro allargato con Di Maio e Riccardo Fraccaro, il deputato trentino, tra i  più stretti collaboratori di Di Maio stesso.

 

Ci vado con la mia ex ragazza - che per il giornalino fa le vignette - e un paio di amici, anche loro interessati al Movimento, compresa una compagna di liceo che è la figlia di uno dei candidati. Arriva Di Maio, che sta chiacchierando con i curiosi, e si avvicina a noi con un sorriso smagliante che ipnotizzerà di lì a poco tutti i suoi contatti di Facebook. E' vestito da venerdì casual, con i jeans e un bomber da tardi anni '90, insomma, come si vestirebbe qualsiasi personaggio anonimo di una fiction Rai in prima serata.

Grillo e la pensione che non arriva mai

La webstar sa di esserlo e l'unica cosa che riesce a dirmi - per quanto le mie domande fossero ingenue – è la parola "coerenza". La ripete in tutte le risposte e ogni volta lo fa con la stessa cadenza, la stessa dizione, la stessa lunghezza delle vocali. Solo che io ho quattordici anni, mi pare brutto che la ripeta in tutte le salse e finisco per togliere tutte la variazioni di "coerenza" dal testo.

"Si sta sulla Rete, si fa tutto con la Rete, sembra nell'apparenza quasi una protesta di sinistra".

Dopo aver finito con Di Maio, che ancora non ha cominciato a vestirsi come un agente immobiliare, incontro anche Beppe Grillo, un incontro brevissimo, durato una stretta di mano: “Ma sei piccolissimo: lo sai che non prenderai mai la pensione?", mi dice Grillo incoraggiante e con le palpebre che si chiudono dal sonno. E' visibilmente stanco, forse perché ha bevuto una birra e lui, come noto, è praticamente astemio: “Vado a riposare in albergo, è stata una lunga giornata”. Non la prendo troppo male, anche perché Grillo l'ho visto solo in tv ed ero quasi contento. Bevo una bicchiere di Fanta - l'unica cosa innocente che posso bere al bar  - e torno a casa a trascrivere l'intervista, nella maniera più sgrammaticata che io possa fare e con l'arroganza petulante che hanno solo i bambini di sette anni quando scoprono qualcosa di nuovo e lo vanno subito a dire ai genitori.

 

In questo momento non si parla di governo, di amministrare un paese o fare altro che possa avere delle basi: si sta sulla Rete, si fa tutto con la Rete, sembra nell'apparenza quasi una protesta di sinistra per sovvertire il sistema intero. Sovvertirlo da sinistra, appunto. Grillo, intanto, imperversa nelle piazze e nella televisioni, sui giornali e sulla Rete. E' diverso nei toni, nel modo in cui parla e come gesticola, come si muove sul palco e mette in scena lo spettacolo, nel modo in cui epura i dissidenti o fa schermo alle stranezze che caratterizzano un partito che nega di essere un partito, e a un movimento costruito da dirigenti d'azienda ma che si presenta come un fenomeno dal basso. Questi concetti però non li maneggio ancora, intanto Grillo mi fa ridere, ho intervistato “uno importante” e ho bevuto una Fanta: il bilancio della giornata è – tutto sommato – positivo."Forse un giorno andranno pure al governo”, credo persino di aver pensato.

L'intervista

 

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Paolo Gelmo Mon, 03/12/2018 - 14:56

Non si può aver tutto dalla vita (e dalla politica) e quindi gli atei, gli agnostici e i laici devono mettere in conto che per qualunque partito votino, avranno a che fare con qualche cattolico più o meno aperto e tollerante.. ma Luigi Di Maio che bacia l’ampolla di San Gennaro questo è proprio insopportabile…

Mon, 03/12/2018 - 14:56 Permalink