Cattolica e femminista?
Cattolica e femminista. Due definizioni agli antipodi, da sempre considerate in contrasto e impossibili da conciliare. Come può una chiesa conservatrice, ferma sulle sue posizioni anacronistiche aprirsi alle istanze rivendicate con forza dai movimenti femministi degli ultimi secoli? Con il suo ultimo volume God save the queer Michela Murgia prova a dare una risposta alle critiche che arrivano dal mondo transfemminista e queer, troppo spesso allontanato dalle possibilità di dialogo con le istituzioni ecclesiastiche, in alcun modo simili alla chiesa luterana del Nord Europa e alle sue imponenti aperture.
Forte della sua preparazione teologica, Michela Murgia ripercorre alcuni passi della Bibbia, soffermandosi sulla costruzione storica del cattolicesimo, che, nei secoli, attraverso i suoi rappresentanti, si è legato alle ideologie già presenti, sconfessando spesso il tema evangelico della liberazione. Già dai primi tempi, infatti, il messaggio cristiano ha dovuto fare i conti con il substrato culturale presente all’epoca per essere prima riconosciuto come culto tollerato e diventare, poi, religione imperante. In questa lunga battaglia Murgia ricorda quanto la necessità di farsi strada sia finita per diventare una costante sclerotizzazione delle posizioni che poco recepiscono i cambiamenti sociali, tra cui le istanze femministe non fanno eccezione. Già nel suo precedente libro Ave Mary, e la chiesa inventò la donna Michela Murgia aveva analizzato quanto la costruzione delle figure femminili da parte della Chiesa influenzino, ora come in passato, non solo le aspettative e le modalità di crescita di un genere rispetto all’altro, senza alcuna possibilità di ricomprendere una visione non strettamente binaria, ma anche i rapporti interpersonali, le dinamiche lavorative, le rappresentazioni cinematografiche o pubblicitarie…
Come può una chiesa conservatrice, ferma sulle sue posizioni anacronistiche aprirsi alle istanze rivendicate con forza dai movimenti femministi degli ultimi secoli?
L’ultima pubblicazione, però, lascia intravedere un respiro più ampio, che tenta di rispondere alle problematiche e alle questioni sull’intreccio tra chiesa e società che anche i non credenti si pongono: se, infatti, i fedeli sentono la profonda delusione per il rifiuto di un clero che non accoglie, pur rivendicando di rappresentare il Dio cristiano della compassione, ma rimangono nel bisogno di riconciliarsi con una fede vissuta come problematica, atei e agnostici possono, invece, trovare nelle pagine importanti riflessioni sulle scelte compiute, attraverso i secoli, per la costruzione dell’impianto religioso del cattolicesimo. Michela Murgia illustra parabole volutamente dimenticate, passaggi spesso lasciati scorrere in sordina, prova ad analizzare con occhi diversi passaggi spesso introiettati senza riflettere nelle ore passate tra catechismo e messa… Se, infatti, come dicono molti, la forza del Vangelo, e della Bibbia più in generale, sta nel fatto che nessuno la legge, il mancato confronto con i testi garantisce il non dibattito della versione univoca, relegando qualsiasi eccezione a trattazione da principianti o ad eresia da scacciare.
Andando avanti nella lettura si scoprono infatti nuovi paradigmi, che modificano profondamente la visione stantia e autoreferenziale alla quale siamo abituati
Proprio per questo, però, trovare testi come God save the queer diventa particolarmente stimolante, mentre si scopre una versione differente della divinità, molto più capace di tenere conto delle differenze, che supera il concetto dell’uno, mettendo al centro la questione teologica della trinità, nella sua accezione più fluida, in una rappresentazione che si discosta dalla classica rigidità piramidale e che si riflette, per esempio, nell’iconografia trinitaria di Rublëv, pittore russo di icone. Andando avanti nella lettura si scoprono infatti nuovi paradigmi, che modificano profondamente la visione stantia e autoreferenziale alla quale siamo abituati in un lavoro che aggiunge alla preparazione di Murgia anche la postfazione di Marinella Perroni, fine teologa che da tempo si occupa della questione femminile nella Bibbia. Del resto, se uno dei compiti della cultura è riuscire ad ampliare le possibilità di immaginare nuovi mondi, God save the queer apre ad una potente riscrittura del nostro rapporto con la religiosità, nella quale il singolo non si deve nascondere all’interno della sola comunità riconosciuta ma, al contrario, riesce a far valere la propria unicità nella comunione con tutti gli altri.