Buttarla in caciara a Bressanone
Bressanone è la città più sonnacchiosa del Sudtirolo. Non che altrove si possa dire che il clima sia elettrizzante, ma è in particolare all’ombra della Plose – per adesso risparmiata dal funesto progetto della funiva – che diventa pienamente possibile apprezzare il paesaggio di pigra e grigia compostezza declinante l’ottuso idillio post-pastorale raccontato da Norbert C. Kaser in uno specchio perfetto in cui rimirare il Sudtirolo ideale eterno.
In termini politici la traduzione suona: passata la stagione deludente e illusoria di un’alternativa verde di governo, al timone ci sarà sempre la Svp insieme ai bravi italiani del Pd. E il resto, come nella canzone dei Minimal Compact, le reste c’est l’oubli. Eppure, così come talvolta le quiete notti dei brissinesi vengono appena turbate dall’urlo di un gruppo di ubriachi, può capitare che a qualcuno monti la bizza e decida di scompigliare le poche inutili carte finite fuori dal mazzo che conta. Nel cosiddetto centrodestra, per esempio, covo di vipere senza neppure il ricordo del veleno, ecco uno senza peli sulla lingua, storica bandiera di un affettuoso fascismo “de panza”, peraltro più simpatico e onesto del molto criptofascismo anti-fascista disponibile in quella e altre piazze, deciso a scoperchiare il vaso di Pandora accettando una candidatura a sindaco, lui affiliato agli arci-italiani di Unitalia, con il supporto di quattro sparuti leghisti di montagna (la Lega in Sudtirolo ha la stessa mission che potrebbe avere un eschimese all’equatore).
Vuol buttarla in caciara, Danilo Noziglia, godendosi il mese di campagna elettorale come se fosse sugli spalti del Luigi Ferraris, stadio nel quale gioca la “sua” Sampdoria. In campo però i ventidue scemi in mutande sono stavolta gli altri, calciatori di una partita decisa da sempre, i capitani che fanno finta di guardarsi in cagnesco, essendo già perfettamente chiaro chi alla fine alzerà la coppa. Una candidatura a spregio, quella di Noziglia, estremista goliardico nato per mettere il bastone alle ruote persino delle carriole, in mancanza di mezzi di trasporto più acconci. In tempi in cui le casacche e le appartenenze cambiano a una velocità finora mai vista, ovunque pugnalate alla schiena e sorrisi sdentati, la sua mossa votata in partenza allo scacco fa tenerezza e rappresenta una nota di balorda ma autentica follia.