Politics | Comunali

Patt, sexy und blockfrei

Il 10 maggio si vota in 142 comuni trentini, la coalizione provinciale si presenta divisa solo a Mori, Cles, Mezzolombardo, Cavalese, Storo.

O ti candidi con il Patt o ti allei con il Patt. Paolo Mantovan presentando lo speciale del quotidiano Trentino sulle Comunali del 10 maggio riassume efficacemente così lo stato dell'arte sul territorio di quello che è l'ago della bilancia della politica trentina, il Patt. Chi ha un po' più di capelli bianchi di me potrebbe facilmente fare un paragone floreale: le stelle alpine come i garofani. Sì, i mitici socialisti che da cifre elettorali sotto il 10% andarono poi alla conquista del Governo e di tanti posti chiave.
Una lettura che non lascia soddisfatto un giovane autonomista, Andrea Heidempergher, che su Facebook fa una dichiarazione di “Blockfreiheit”: «Il giornalista non ha ancora capito cosa diventerà il Patt, la rivoluzione è appena cominciata. Autonomismo è la futura via per superare le barriere ideologiche sinistra-destra e riunire in modo pacifico il popolo trentino che non verrà più diviso mentalmente e nel cuore».

Divisi nella mente e nel cuore
In due dei centri maggiori nei quali si vota, Lavis e Ala, il “matrimonio” del centrosinistra autonomista (Pd-Upt-Patt) è ritornato in auge dopo alcuni anni di divisione. Sono rimaste invece cinque “rotture” all'interno dei comuni maggiori.
A Mori, tra Rovereto e il Garda, Patt e Civica Trentina supportano un candidato comune, Cristiano Moiola. Civica Trentina attualmente è la maggiore forza di opposizione in Consiglio provinciale. Quindi un piede per il Patt lasciato a destra, così come fatto tra il 2004 ed il 2015 a Lavis.
A Cavalese, dove per molti anni è stato sindaco Mauro Gilmozzi, assessore provinciale Upt alle infrastrutture ed all'ambiente, il Patt va da solo e ci sono ben 10 liste per 4039 abitanti.
A Mezzolombardo le lotte fratricide all'interno della giunta retta da Annamaria Helfer hanno portato ad un divorzio nel centrosinistra autonomista: Pd da una parte a sostenere Maria Pia Gottardi, Patt e Upt dall'altra a supportare Paolo Mazzoni. Risalendo il corso del Noce, a Cles capoluogo della Val di Non, la “geometria” varia ancora: Pd e Upt sostengono la sindaca uscente Maria Pia Flaim, il Patt va con Ruggero Mucchi. Infine nell'angolo a sud-ovest della provincia, a Storo, la coalizione è divisa completamente: l’Upt con il sindaco uscente Vigilio Giovanelli, il Pd con Giusi Tonini e il Patt con Luca Turinelli.

Dalla Comunità ai Comuni
In un primo tempo il 10 maggio 2015 gli elettori trentini avrebbero dovuto votare anche per le Comunità di valle. Con la riforma di dicembre 2014 però l'elezione è diventata di secondo livello: i consiglieri comunali eleggeranno le assemblee rappresentative delle comunità. Un po' come avviene nel resto d'Italia tra Comuni e Provincie. Per alcuni presidenti delle Comunità quindi è tempo di rimettersi in gioco a livello municipale: Michael Rech, presidente della comunità Altipiani Cimbri (Folgaria-Lavarone-Luserna) si presenta come candidato sindaco a Folgaria. Cristina Donei, procuradora della Val di Fassa, prova a diventare prima cittadina di Moena. Infine Sandro Dandrea, presidente della Comunità Bassa Valsugana e Tesino, è candidato Upt a Borgo.

L'Anaunia felix delle donne
Nei comuni maggiori poco spazio alle donne per quanto riguarda le candidature alla massima carica di sindaco. A Trento c'è Antonia Romano (Tsipras), a Rovereto nessuna donna candidata sindaco anche se la lista della presidente del consiglio uscente Barbara Lorenzi, “Rovereto merita”, ha una composizione sui generis rispetto alle consuetudini: 15 donne e 10 uomini.  
Donne più rappresentate invece a Cles, dove su 4 candidati sindaco 3 sono donne: Maria Pia Flaim, Giulia Zanotelli, Francesca Ziller. Complessivamente in Trentino si voterà in 142 Comuni: molti municipi hanno optato per le fusioni ed andranno a votare in autunno. Tanti “campanili” in meno in Giudicarie e Rendena e anche in Tesino e Bassa Valsugana. Curioso, sempre in Val di Non, poco distante dal confine con la provincia di Bolzano, il caso di Castelfondo: non si è presentata alcuna lista, quindi inevitabile commissariamento del Comune.

Il Patt è come la Svp?
Questa può essere la domanda che qualcuno a nord della Salurner Klause magari si pone con interesse. Il collante linguistico non c'è. Sì, il marketing filotirolese ognitanto emerge. Il collante ideale, quello dell'autonomia, è debole: oggi si può facilmente dire che non ci sia nessuna forza politica in Trentino che sia contraria all'autogoverno.
Il Patt è ben radicato sul territorio, ora anche a Trento città, da due decenni circa partecipa ai meccanismi clientelari negli enti (assieme alle sedimentate clientele Dc-Pci-Psi) e dove arriva al potere applica bene il principio del “the winner takes all”. Non sono però così tanti i sindaci autonomisti, anche se stanno aumentando, partendo dai piccoli comuni.
L'aspetto forse più simile è quello della estrema pluralità delle componenti: dagli ex Pd (come la presidente del Consiglio regionale Avanzo o il candidato a Trento Stanchina), alla ex 5Stelle Bottamedi, attraverso la base contadina e valligiana, gli ex dell'Upt, per finire con chi dal centrodestra è passato di là. Autonomismo, la casa senza ideologia che accoglie tutti.