Environment | La poltrona rossa

Alto Adige, dove ricerca fa rima con libertà e flessibilità

Scegliere Bolzano come campo-base per raggiungere le vette della ricerca.
Note: This article was written in collaboration with the partner and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.

L’hanno fatto Stefania Baroncelli, professoressa di diritto pubblico alla Facoltà di Economia unibz, e Alessandra Rossini, responsabile del gruppo di ricerca cardiovascolare del Centro di biomedicina EURAC. Se la giurista può a giusto titolo considerare la provincia di Bolzano e la tematica dell’Autonomia un laboratorio dove sviluppare nuove capacità di indagine, Rossini, di formazione biologa, è uno dei nuovi talenti attratti da una regione che ha individuato come strategica la ricerca in campo biomedico.

Intervista di Arturo Zilli

Quando ha deciso che l’Alto Adige sarebbe stato il luogo adatto per fare ricerca?

Stefania Baroncelli: All’epoca avevo due opzioni: avrei potuto lavorare a Bruxelles in uno studio legale americano, con cui già collaboravo, oppure proseguire all’ufficio legale della Banca Centrale Europea, a Francoforte. Tra le due possibilità, mi sono lasciata tentare dalla proposta dell’Università di Bolzano, internazionale e trilingue. Mi sembrava una sfida motivante. 

Le piccole dimensioni dell’istituzione condizionano il lavoro del ricercatore?

Alessandra Rossini: Prima dell’EURAC, lavoravo al Centro cardiologico Monzino di Milano. Mi trovavo bene ma qui avrei potuto costruire un mio gruppo di ricerca, con persone giovani che vogliono crescere professionalmente. In campo biomedico cerchiamo di crescere avviando processi di collaborazione per superare le difficoltà legate al relativo isolamento rispetto ad altre strutture.

L’Euregio aiuta l’internazionalità?

Baroncelli: Per me è essenziale collaborare con altri ricercatori, anche perché a Bolzano non esiste la Facoltà di Giurisprudenza. Per quanto riguarda l’Euregio ho tre progetti congiunti con Innsbruck e Trento: prepariamo gli studenti che lavorano su tesi di laurea dedicate a tematiche europee. Un altro progetto di ricerca interdisciplinare economico-giuridica è sui servizi pubblici. Il terzo è al tempo stesso di insegnamento e ricerca e riguarda il partenariato pubblico-privato.

Rossini: Con l’Euregio potenziamo e creiamo collaborazioni su progetti interessanti e trasversali per tutti e tre le regioni, con maggiori opportunità di ottenere fondi terzi. Attualmente abbiamo attivato programmi di dottorato con l’Università di Innsbruck. Questi progetti congiunti ci permettono di essere più competitivi, superando la dimensione locale.

Di recente, a quali argomenti vi siete appassionate?

Rossini: Stiamo cercando di capire i meccanismi molecolari e cellulari alla base della morte cardiaca improvvisa. Si tratta di più studi che svolgiamo con il Centro Monzino, con l’Università di Milano e con quella di Parma. Adesso le terapie sono limitate e una scoperta avrebbe una ricaduta solo a lungo termine. La ricerca biomedica, sfortunatamente, ha tempi molto lunghi e costa tanto. Se si vede come investimento, ha senso. Lo studio del diritto produce forse risultati più velocemente. Nella biomedicina, ci sono scoperte che, nel breve periodo, cambiano modo di fare scienza ma sono più legate alla tecnologia, a un’applicazione particolare come le staminali pluripotenti indotte. Queste vengono usate come nuovo mezzo per fare ricerca ma hanno un impatto immediato piuttosto limitato sulla società. Per noi ci vuole più pazienza, soprattutto prima di arrivare a proporre nuovi approcci terapeutici.

Baroncelli: La prossima settimana sarò a Firenze per la conclusione del progetto PRIN (Progetto di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale) sui diritti linguistici, sul valore della lingua per l’integrazione sociale e politica. Saranno presenti le varie unità di ricerca, inclusa l’Accademia della Crusca. Ci siamo occupati di valutare se la tutela dei diritti linguistici nelle tre regioni di confine – Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli-Venezia-Giulia - porti alla cristallizzazione di questi diritti a vantaggio di alcune minoranze, oppure se sia un esempio per il rafforzamento dei diritti linguistici, anche dei nuovi migranti, nelle altre regioni. Alla conferenza parteciperanno alcuni policy maker: nostra intenzione è elaborare una proposta di legge che aumenti le possibilità dell’uso di lingue minoritarie anche nelle altre regioni. Si tratta, quindi, di una ricerca che porta a ricadute concrete. Un altro progetto riguarda la sorveglianza bancaria e la tutela dei risparmiatori, anche questa una tematica attuale e importante per cittadini e risparmiatori.

 

Academia #73 - April / Aprile 2016

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