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Society | Il Cappuccino
Rotative a cinque stelle
La stampa italiana (e, chissà, prima o poi anche quella regionale: qualche segnale non vi sarà sfuggito) deve molto in questo fine settimana all’Associazione Casaleggio. La quale sabato ad Ivrea ha celebrato una messa cantata e solenne sull’altare della libertà di stampa.
Rito, come accade al Movimento 5 stelle che possiamo considerare vicino all’associazione in questione, in parte inconsapevole ma comunque riuscitissimo: avere fatto parlare di sé ma anche di un problemino piccino picciò. Quello, appunto, di quanto (e come) sono liberi le giornaliste e i giornalisti in Italia.
Del resto, quello che in molti Palazzi romani della politica - e ora anche ad Ivrea dove un certo Adriano Olivetti avrebbe di sicuro dissentito – il “problemino” (in realtà un iceberg inquieto) è richiamato dalla classifica sulla libertà di stampa nel nostro pianeta, che viene aggiornata ogni dodici mesi.
Libertà di stampa: Si è anche assistito ad una risalita dell’Italia: dal 77esimo posto del 2016 all’attuale 52esimo.
Lo scorso anno, la Norvegia è risultata prima, la Svezia seconda e la Finlandia terza. Si è anche assistito ad una risalita dell’Italia: dal 77esimo posto del 2016 all’attuale 52esimo.
Nonostante il balzo in avanti di 25 posizioni, restano però “intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce” e “pressioni di gruppi mafiosi e organizzazioni criminali”, denuncia l’indagine. E il pensiero corre – affettuoso quanto fermo - a una cronista di Repubblica minacciata di nuovo proprio in questi giorni. E ad altri come lei.
Ma, tornando all’Associazione Casaleggio., il cronista di “La Stampa” Jacobo Jacoboni è stato fermato sabato al banco degli accrediti per seguire i lavori (in ballo c’era un’altra cosina piccina picciò: il prossimo governo italiano). Il lessico adottato è stato da Kalter Krieg : “persona non gradita”. Trattamento riservato a diplomatici e a comuni mortali come noi nei rapporti tra Paesi ostili.
Risultato: oggi domenica tutti i principali quotidiani stigmatizzano questa brutta, goffa e inspiegabile censura ai danni di Jacoboni (che è comunque riuscito ad entrare in sala, tiè) e ricordano che è sempre sbagliato censurare o tenere fuori dalla porta un cronista cha fa il suo mestiere, cioè informare l’opinione pubblica.
Si chiama democrazia. E si chiama anche Costituzione (vedi l’articolo 21, ma non solo) .
Dunque, grazie all’Associazione Casaleggio. che ha portato alle prese di posizione su tanti quotidiani a favore del diritto-dovere di informare senza censure, bavagli, sgambetti et similia.
Jacobo Jacoboni ha scritto un libro critico verso la galassia Casaleggio-Movimento cinque stelle. Una bella fila per leggerlo davanti a tutte le librerie e biblioteche italiane sarebbe, da domani, un bel segnale per tutti.
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