“Invalsi? Sostanzialmente inutile”
Ieri abbiamo riferito dei risultati dei test Invalsi effettuati nei mesi di maggio e giugno 2016 nelle scuole italiane dell’Alto Adige. Che hanno restituito un quadro caratterizzato da luci focalizzate soprattutto sulle terze medie ed ombre concentrate sulla preparazione degli studenti di seconda elementare e di seconda superiore.
Ma come vivono i test Invalsi gli insegnanti altoatesini?
In merito abbiamo rivolto alcune domande all’insegnante di italiano del Liceo Carducci di Bolzano Barbara Ricci. Che ci ha espresso una serie di perplessità che si coagulano di fatto in una grande incertezza di fondo. Lontana dall’ottimismo espresso ieri dall’assessore provinciale alla scuola italiana Christian Tommasini e dalla sovrintendente scolastica Nicoletta Minnei.
salto.bz : Professoressa Ricci, come giudica il risultato dei test Invalsi 2016?
Barbara Ricci - Il test che noi facciamo non ha ricaduta sui ragazzi nel senso che non è previsto un voto a differenza di elementari e medie.
Questo cosa vuol dire? Che non è preso sul serio dagli studenti e quindi voi non lo considerate così attendibile?
Ci sono valutazioni diverse. Alcuni colleghi lo valutano come un voto tra virgolette, altri lo considerano meno. Di fatto la normativa per le superiori non è così vincolante come per gli altri due ordini di scuole. Da parte degli insegnanti in ogni caso di sono varie perplessità.
Quali?
Sappiamo i risultati delle nostre classi, c’è una valutazione di carattere generale, ma poi a mio avviso manca una correlazione tra i risultati e le pratiche. Cioè a cosa serve il risultato e che tipo di indicatore offre.
Un risultato che rimane fine a sé stesso senza relazionarsi con il vostro lavoro concreto?
Esattamente. Questa è la prima contraddizione nel senso che comunque un certo numero di ore vengono investite nel fare il test e nella correzione. Poi alcuni colleghi magari acquistano anche un libro per documentarsi in merito. E anche qui le scelte sono molto diversificate da parte degli insegnanti.
Qual è il motivo di questa disomogeneità nell’approccio degli insegnanti all’Invalsi?
Il problema è a livello nazionale. Collocare il significato di questo all’interno di una scuola che già ha delle difficoltà in generale per trovare una collocazione nella società diventa molto difficile. Anzi: non si capisce cosa ci sta a fare. Sono anni ormai che dicono le stesse cose però la pratica successiva per migliorare le situazione, o anche solo per discuterne, non c’è. Non c’è ricaduta, insomma.
Dal punto di vista dei risultati si è appurato che la scuola altoatesina di lingua italiana risulta più o meno in linea con la media nazionale ed invece nettamente al di sotto rispetto al resto del Nordest. Con deficit che sono più significativi nei licei e negli istituti tecnici rispetto alle scuole professionali. Questo è motivo di frustrazione per voi?
A dire la verità se devo essere sincera devo dire che non lo so il motivo di questo risultato. Ci sarebbe bisogno di una riflessione approfondita che però, lo ripeto, non c’è. E non è la prima volta: lo scorso test Invalsi aveva dato più o meno gli stessi risultati. Ma poi tutto è rimasto lì. Bisognerebbe cercare di capire perché, ma credo anche che servirebbe una riflessione non emotiva o individualistica. Si tratta di esperienze sporadiche perché non tutti noi insegnanti abbiamo ogni anni delle classi seconde. Insomma: i test Invalsi a questo punto mi sembrano francamente inutili, un’esercitazione fine a sé stessa.
Nel mondo della scuola altoatesina esiste da diversi anni un dibattito all’interno del mondo degli insegnanti in merito alle conseguenze negative sulle altre discipline che avrebbe la concentrazione di gran parte delle energie sull’apprendimento delle lingue. Le che ne pensa?
Io credo che ci sia anche qui una differenza tra i vari ordini di scuola. Penso che sia relativamente più facile lavorare sulla lingua in maniera veicolare in certe situazioni un pochino più leggere. Però penso che quando si tratta di misurarsi con un contenuto più complesso e specifico si manifestino delle problematiche difficili da risolvere. Faccio un esempio pratico: la matematica e le scienze in una superiore di indirizzo scientifico sono un po’ difficili da coniugare con una lingua veicolare diversa dalla madrelingua.
Questo però è un problema che riguarda lo specifico la matematica e non l’italiano, però.
Certo.
Quindi i risultati scarsi nell’italiano rispetto al resto del Nordest a cosa potrebbero essere attribuiti?
Non credo che sia colpa dell’apprendimento linguistico allargato anche perché è stato introdotto da troppo poco tempo. Nella nostra scuola 15 anni fa era stata fatta l’esperienza di una sezione trilingue con tutte le sue difficoltà. Io una delle cose che pretenderei sarebbe quella di realizzare un monitoraggio esterno di queste esperienze. Verificando i livelli di partenza e quelli d’arrivo. Noi a suo tempo l’avevamo chiesto.
Ed è stato fatto?
No. E queste verifiche vanno assolutamente fatte altrimenti le valutazioni diventano umorali. Ci vogliono invece analisi serie e scientifiche.