Baukultur e Baukunst
Testo: Carlo Calderan
Enrico Scaramellini, architetto italiano tra i più interessanti della sua generazione, nella sua relazione inizia citando la dichiarazione di Davos, che mette in risalto il ruolo centrale della cultura per garantire a tutti uno spazio di vita di qualità: ricorda che costruire è un atto culturale che contribuisce a perseguire il bene comune e spiega che non può esservi uno sviluppo democratico, pacifico e sostenibile di una società se la cultura non è posta al centro degli interessi collettivi.
Con lui abbiamo cercato di capire cosa significhi Baukultur, un termine cruciale della nuova legge per il territorio e paesaggio, perché saranno tra gli altri proprio esperti in Baukultur, e significativamente non in architettura, a valutare i progetti che nei prossimi decenni trasformeranno la nostra provincia.
Baukultur è un concetto meno astratto e autoreferenziale di architettura, la costringe a calarsi in uno specifico spazio territoriale e appunto culturale, potremmo dire, con tutti i rischi connessi, che la localizzi. Allo stesso tempo però, usando questo termine, allarghiamo i confini dell’architettura all’edilizia, in cui sembra troppo spesso oggi rinchiudersi, fino a comprendere ogni attività umana tesa a trasformare l’ambiente costruito, includendo naturalmente anche elementi progettati ed edificati all’interno dell’ambiente naturale.
Abbiamo chiesto a Scaramellini di riflettere su questo termine non in maniera teorica ma partendo dalla sua pratica di professionista, un architetto consapevole che ogni suo atto edificatorio, scegliendo una tecnica, una tipologia, un materiale misuri la distanza o l’adesione con lo spazio culturale in cui si trova di volta in volta ad agire.
Lo sguardo di Scaramellini sulla sua regione è disincantato e per niente regressivo o nostalgico, per lui la Baukultur della Valtellina o meglio della Valle Spluga e di Madesimo dove opera, comprende in un'unica entità singole costruzioni e infrastrutture esistenti, le creazioni architettoniche più recenti così come i monumenti e gli edifici minori che compongono il nostro patrimonio storico, ciò che ha funzionato ed i frutti meno soddisfacenti delle trasformazioni che i suoi territori hanno subito negli ultimi decenni, gli spazi pubblici e i paesaggi disegnati da un lavoro secolare e gli scarti intrappolati tra seconde case ed edifici abbandonati. Baukultur è un concetto stratificato, molteplice, si riferisce tanto a specifici metodi costruttivi, che a sviluppi urbani ed economici di ampia scala, parla di mestieri tradizionali di competenze locali così come di tecniche innovative che oggi abbiamo a disposizione che quelle competenze mettono in discussione.
Da questa lettura polifonica del contesto, che non insegue mai una illusoria età dell’oro da ricreare a tavolino, nascono piccoli raffinati progetti le cui forme anche innovative e ardite nascono proprio dalle contraddizioni e difficoltà che hanno incontrato sviluppandosi. Un’architettura che si fa carico di mediare tra le cose che la circondano, un’architettura che “accordi” il nuovo con ciò che già c’è senza nascondersi o camuffarsi, senza sottrarsi al fascino di aggiungere l’inusuale, un eco di mondi lontani, una traccia dei propri desideri.