Rifugi: estate non tutta da ‘buttare’

Già molto si è detto di un’estate mai davvero partita, delle precipitazioni, del freddo e dei pochi turisti. Negli ultimi giorni le notizie sulla miserabile statistica degli stabilimenti balneari si sono susseguite; lamentele e percentuali in rosso ormai si sprecano. Proviamo allora a tracciare anche una panoramica del settore turistico montano, che più direttamente riguarda la nostra regione.
Iniziamo dicendo che il cattivo tempo quest’anno ha accompagnato gli escursionisti e gli alpinisti in tutto l’arco alpino, dalla Slovenia fino alla Francia, seppur con una lieve variabilità. Un rifugio storico come la Monterosa Hütte in Svizzera, nel massiccio omonimo, ha avuto quest’anno nei mesi di luglio e agosto 2600 pernottamenti - nel medesimo periodo del 2013 erano stati invece 4200. Non molto meglio è andata in Valle d’Aosta pare, dove si sono salvati solo i giri più famosi, ovvero quello del Bianco e del Gran Paradiso. Il problema principale sono stati gli italiani, non solo abbattuti dalla crisi economica, ma anche totalmente meteo-dipendenti. Dal Piemonte Dario Giorsetti (gestore del rifugio Genova-Figari) annuncia un -20 %, e neppure ad oriente la musica cambia - dal Rifugio Marinelli di Paluzza (Friuli) la voce è netta - “le previsioni del tempo ci hanno rovinato”.
Se è vero che per l’Italia la media dei giorni di pioggia per luglio sarebbe di 6 su 31, e che nel 2014 siamo arrivati a ben 18 e in assoluto le precipitazioni sono state del 40% superiori alla media, è anche vero che in Trentino eravamo partiti prima ancora dell’estate con una dose di ottimismo. Si ricordano ancora le parole pronunciate in marzo del Presidente della commissione Rifugi della SAT Renzo Franceschini, che diceva “la neve sarà un’opportunità per scoprire una montagna diversa”.
Pare proprio che la montagna bianca sia piaciuta agli ospiti se riusciamo a strappare un commento positivo al Presidente dell’Associazioni rifugi Privati dell’Alto Adige, Stefan Perathoner, allo stesso tempo gestore del Rifugio Alpe di Tires (2440 m) nel gruppo del Catinaccio.
“Riguardo a questa stagione si può dire che più in alto si trova un rifugio, più difficile è stata quest’anno. Difficoltà si sono riscontrate anche lì dove la maggioranza degli ospiti abituali è italiana - lì le difficoltà sono infatti date anche dalla crisi economica. Il resto l’ha fatto il cattivo tempo. Bisogna però anche dire che i rifugi più in basso non hanno lavorato per nulla male.”
Il rifugio Alpe di Tires ha due stagioni particolari alle spalle in cui sono stati effettuati alcuni lavori di ristrutturazione (complicati certo dal maltempo, che a questa quota vuol dire gelo e neve) ma in ogni caso registra quest’anno dei numeri ai livelli delle estati scorse, come ci conferma lo stesso Stefan dall’alto della sua casa.
Consigliamo allora anche noi a tutti di preparare lo zaino e gli scarponi, perché il periodo più bello per le escursioni arriva adesso - settembre è tradizionalmente il mese più stabile - e i rifugi dell’Alto Adige ci aspettano ancora a porte (e cucine) aperte, spesso addirittura fino a metà ottobre……
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