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Funivie, battaglia sul Sassolungo

La tutela del Sassolungo come parco naturale sarà al vaglio del Landtag nella sua ultima seduta. I Verdi: "Impianti di risalita mascherati da trasporto pubblico".
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Foto: Fabian Dalpiaz

La questione del Parco naturale del Sassolungo torna sui banchi del Consiglio provinciale, nell’ultima seduta della legislatura che si terrà la settimana prossima. Dopo l’iniziativa parallela di Team K e Verdi, a luglio, ancora una volta dai banchi dell’opposizione (e sempre dai Verdi, che così hanno deciso di concludere il loro mandato) arriva la proposta di istituire una tutela naturalistica per il gruppo montuoso dolomitico. L’idea è promossa e appoggiata in prima linea dal gruppo gardenese Nosc Cunfin. Non solo: il Landtag tratterà una seconda mozione del Gruppo verde, che propone di integrare nel sistema dell’Alto Adige Pass tutti gli impianti di risalita finanziati con fondi pubblici (per logistica e prezzo), di sottoporre tutti i nuovi progetti di impianto ad una valutazione della compatibilità climatica, di coinvolgere la popolazione dei comuni interessati nell’intero processo per la realizzazione di progetti per impianti di risalita e, infine, di non realizzare per i prossimi dieci anni potenziamenti della capacità di portata di impianti di risalita, che a sua volta comporterebbe l’aumento della capacità delle strutture circostanti. Come si teme per la Forcella del Sassolungo.

 

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Per il Sassolungo: (da sx) Riccardo Dello Sbarba, Elide Mussner, Brigitte Foppa, Hanspeter Staffler, Heidi Stuffer e Karlheinz Dejori.

 

A presentare la doppia mozione ieri (7 settembre) i consiglieri provinciali verdi Brigitte Foppa, Hanspeter Staffler e Riccardo Dello Sbarba, la candidata Elide Mussner e due esponenti di Nosc Cunfin, Heidi Stuffer e Karlheinz Dejori.

 

Quarant'anni di lotte

 

Heidi Stuffer di Nosc Cunfin ricorda “l’impegno quarantennale per il Plan da Cunfin: sono state lanciate molte iniziative, da SOS Saslong a SOS Dolomites, ci aiutarono Luis Trenker, Alexander Langer e Reinhold Messner. Più di recente, all’assessora Maria Hochgruber Kuenzer abbiamo chiesto l’annessione del Sassolungo e della Città dei Sassi in un Parco Naturale”. Un appello firmato, oramai un anno fa, da innumerevoli sigle ambientaliste del Sudtirolo. Mettere sotto tutela una delle montagne simbolo delle Dolomiti, si leggeva nell’appello, metterebbe la parola fine su tutti i progetti infrastrutturali ancora in attesa di essere realizzati, “dal collegamento delle zone sciistiche dell’Alpe di Siusi e del Monte Pana con un trenino o una funivia, caro agli operatori turistici di Castelrotto, al potenziamento della funivia sulla Forcella del Sassolungo” in quanto tali progetti rappresentano “un anacronismo legato alla massimizzazione dei profitti degli scorsi decenni, concetto inconciliabile con una politica moderna orientata verso il futuro”.

 

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Heidi Stuffer e Karlheinz Dejori di Nosc Cunfin: chiedono una tutela per i piani di Cunfin, in Val Gardena.

 

“La tutela del Sassolungo sarebbe un passo lungimirante”, ribadisce Stuffer. “Dobbiamo imparare a rinunciare, abbiamo la fortuna di avere tanti turisti nella nostra regione ma dobbiamo fare attenzione a non averne troppi” sostiene la guida alpina Karlheinz Dejori di Nosc Cunfin. “Ora i turisti sono turisti giornalieri. Vogliamo aumentare i letti, ma ci lamentiamo del traffico. E poi dimentichiamo le catastrofi climatiche, le frane come quella di pochi giorni fa sulla Forcella del Sassolungo: la natura si ribella, sono segnali forti lanciati dalla natura”. Eppure, per ragioni di convenienza, “non c’è la volontà di rinnovare la funivia esistente sulla Forcella bensì si punta su un grande investimento”. “Il Plan de Cunfin rifornisce Santa Cristina di acqua potabile ed è una delle ultime zone di quiete nell'area fortemente antropizzata tra la Val Gardena e l'Alpe di Siusi” spiega il consigliere provinciale verde Hanspeter Staffler, “e oltre a Nosc Cunfin, Alpenverein e CAI, ci sono specifiche delibere dei Comuni gardenesi che chiedono quest’area venga tutelata”.

 

Funivie che non sono pubbliche

 

“Un tempo le funivie rappresentavano un’innovazione bellissima, mentre ora sono così osteggiate, nonostante gli innegabili vantaggi anche per la tutela del clima. Perché? È cambiata la geografia del trasporto in funivia negli ultimi decenni: a prescindere dal numero di nuovi impianti, è stata enormemente aumentata la capacità oraria” spiega Brigitte Foppa. “550 000 persone l’ora è una cifra enorme. I maxi progetti su cui c’è un’opposizione legata aumentano tale capacità. Inoltre, c’è un altissimo investimento pubblico sugli impianti di risalita. Ma un conto è finanziare le 6 strutture di trasporto pubblico esistenti (Renon, Mendola, Colle, Meltina, Verano, Maranza) incluse nel sistema di trasporto integrate dell’Alto Adige Pass pensato per i residenti: un modello di successo. Ci siamo invece confrontati con situazioni, come a Maranza, dove il progetto di una nuova funivia è camuffato da trasporto pubblico anche se è al servizio di un’area sciistica”. Un servizio spesso costoso: “Pur beneficiando di contributi pubblici che talvolta arrivano al 75 percento, non rientrano nel circuito del trasporto integrato e le tariffe sono spesso molto salate”. Un esempio è la funivia Cabrio di Tires: “Finanziata per il 75% con fondi pubblici (per una somma di 11,3 milioni), il biglietto andata e ritorno è di 22 euro. Si costringono persone a utilizzare un mezzo di trasporto più costoso cancellando tutti gli altri mezzi pubblici alternativi”.

 

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L'incremento della capacità oraria degli impianti di risalita in Sudtirolo: mezzo milione all'ora.

 

Per Brigitte Foppa la richiesta dei Verdi è riassumibile in una frase: “Se c’è investimento pubblico allora dev’essere davvero trasporto pubblico”. Un concetto ribadito da Riccardo Dello Sbarba. Il consigliere provinciale uscente ricorda come “la Provincia di Bolzano, assieme ad altre regioni, riuscì a scampare a una procedura di infrazione dell’UE sul finanziamento pubblico agli impianti di risalita con l’escamotage di garantire che le funivie fossero un servizio pubblico locale di trasporto. Al contrario c’è un investimento enorme sugli impianti di risalita privati, presentati come parte del servizio pubblico locale quando invece sono un trucco, un enorme trasferimento di risorse dal pubblico al privato”.

Per quanto riguarda la tutela delle aree ancora incontaminate attorno all’Alpe di Siusi, “vediamo come è stravolta la zona di Kompatsch” (“nomen omen”, ironizza Dello Sbarba riferendosi al cognome del presidente della Provincia), aree di turismo oramai intenso. Ciononostante, per mettere sotto tutela i Plan da Cunfin “non è mai troppo tardi. Si può usare l’ultima sessione del Consiglio provinciale” per sancire, in qualche modo, un passo storico. “Ci sono state dichiarazioni incoraggianti - incoraggiate da persone coraggiose come Heidi e Karlheinz. Che hanno parlato al cuore di Kuenzer. Solo che nel fondo valle c’è meno sole. Sono legislature che chiediamo di mettere sotto tutela il Sassolungo e Sassopiatto. Ora si faccia parlare il cuore”.

 

Senza alternative?

 

“Se gli impiantisti ottengono il 75% di finanziamento pubblico, allora esigo uno sconto del 75% sul mio biglietto, dato che i miei soldi hanno già portato un guadagno a questo impianto” conclude Dejori. “Provo stupore per questi continui progetti, che avevano senso economicamente in un dato periodo. Se guardiamo al futuro, invece, cosa vogliamo offrire ai nostri ospiti, un panorama di infrastrutture impattanti o una natura incontaminata? È ora di riconoscere il valore dei luoghi ancora incontaminati e di proteggerli dall’invasione di massa” aggiunge Elide Mussner. Per quanto riguardo l’impianto di risalita sulla Forcella (definito dall’assessore Daniel Alfreider un patrimonio storico da tutelare) “se implementare l’impianto esistente è impossibile, allora smantelliamolo, perché non è più strategico da un punto di vista turistico”. Anche per l’oste del Rifugio Toni Demez l’impianto “non è fondamentale”. Per chi lo è?

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Herta Abram Fri, 09/08/2023 - 09:31

Besonders (und) für Umwelt-Natur- und Klimaschutz braucht es mehr als das mechanistische Denken, - wir brauchen ein fühlendes Denken. Auch in der Politik!
Da kommt die Psychologie mit ins Spiel und die Frage: Wie beeinflussen
Machtgier, Gier, Egoismus, Eitelkeit, Sturheit, Geltungsdrang das Finden kreativer, kluger Lösung/sstrategien?

Fri, 09/08/2023 - 09:31 Permalink