Economy | L'intervista

Missione: montagna d’avanguardia

Come un ecosistema vitale fornisce soluzioni tecnologiche alle sfide odierne: il prof. Mazzetto sulle opportunità del progetto iNEST e i nuovi orizzonti di innovazione.
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Fabrizio Mazzetto
Foto: Fabrizio Mazzetto

Si chiama iNEST e sta per Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem, tradotto: Ecosistema dell’Innovazione del Nord-Est, un programma finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che raggruppa tutte le principali realtà produttive del Nord-Est d’Italia - e dunque le province autonome di Trento e Bolzano, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia - e che rappresenta un’opportunità unica per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.

Il progetto, promosso dalle università partecipanti al Consorzio iNEST, è determinato da 9 Spokes, ciascuno responsabile per una specifica area tematica, e mira a creare un ecosistema innovativo e connesso, rafforzando la collaborazione tra imprese, università ed enti di ricerca.

Ci dice di più il professor Fabrizio Mazzetto, referente dello Spoke 1 (Ecosistemi di Innovazione per la Montagna) di cui l’unibz è leader. L’ateneo bolzanino ha pubblicato due bandi finalizzati a sostenere attività innovative condotte da aziende e imprese sia delle regioni del Nord-Est sia del Mezzogiorno.

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 unibz è capofila dello Spoke 1 incentrato sull’innovazione negli ecosistemi montani. L'ateneo bolzanino ha emesso due bandi a cascata con una dotazione finanziaria di 3,175 milioni di euro. Foto: (c) Andy Odierno

 

Prof. Mazzetto, prima di tutto cosa si intende per Ecosistema di innovazione?

Parliamo di un ecosistema di business che si ispira agli ecosistemi biologici, cioè alla presenza di molte entità che sono autonome ma che devono interagire tra di loro creando un equilibrio in cui un sistema sopravvive e manifesta funzioni vitali.

Fare rete è quindi fondamentale.

Assolutamente sì. Il finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca stanziato per iNEST aveva proprio lo scopo di creare una rete in grado di coinvolgere gli enti di ricerca, non solo universitari ma anche privati e statali fuori dall’ambito accademico, nonché imprese private attive nel campo dello sviluppo dell’innovazione. Il progetto, la cui data di scadenza è fissata per il 2025, è organizzato con una struttura di tipo Hub & Spoke, con l’Hub - coordinato dall’Università di Padova - che svolge attività di gestione e tutta una serie di enti periferici, gli Spokes, che a loro volta includono soggetti affiliati.

E qui veniamo ai bandi.

Dunque, il finanziamento complessivo di iNEST prevede 110 milioni di euro circa e la parte destinata ai privati per mezzo dei bandi a cascata ammonta a circa il 39% dell’investimento totale, cioè poco più di 40 milioni di euro. Anche la Libera Università di Bolzano, come gli altri atenei che fanno parte del Consorzio iNEST, ha emesso i propri bandi, corrispondenti allo Spoke di cui è responsabile. Nel nostro caso si tratta di due bandi relativi allo sviluppo di possibili innovazioni per gli Ecosistemi montani. Importante è poi sottolineare che i due bandi a cascata pubblicati da unibz sono destinati rispettivamente al territorio del Nord-Est (2 milioni di euro di budget) e al Mezzogiorno (1,175 milioni), a patto che le relative imprese del Sud si occupino delle tematiche del nostro Spoke.

Fabrizio Mazzetto
Fabrizio Mazzetto è docente di Meccanica e Meccanizzazione agricola all’unibz ed è referente dello Spoke 1 della Rete iNEST.​​​​​​

 

Quali tematiche connesse agli ecosistemi di innovazione per contesti montani avete proposto?

In sintonia con le richieste del Ministero abbiamo cercato di soddisfare il criterio delle Smart Specialisation Strategies dei territori locali. Parliamo di temi quali digitalizzazione, sostenibilità, green technologies - nel nostro caso focalizzati su aspetti relativi alla montagna.

In concreto?

Sono previste 3 linee di intervento. La prima riguarda la qualità della vita nei territori montani ed è una linea che si articola su due aspetti. Uno più sociale che ruota attorno a un concetto: cosa significa vivere in un contesto montano, e l’altro riferito all’habitat della montagna a partire dagli effetti del cambiamento climatico, fino ai rischi idrogeologici e a tutto ciò che comporta il vivere isolati anche in termini di difficoltà fisica.

La seconda linea di ricerca invece?

Riguarda la resilienza dei sistemi produttivi, un campo molto vasto dal momento che produrre in montagna significa affrontare difficoltà che normalmente non si riscontrano in altri territori. Ecco allora che sviluppare quella resilienza e proporre innovazioni diventa prioritario. Si apre un orizzonte a 360°, andremo a trattare temi che spaziano dai sistemi agricoli estensivi, alla gestione delle piste da sci e quindi al turismo montano, passando per il settore forestale e dell’industria del legno, fino ai nuovi modelli di agricoltura proponibili per la montagna come la reintroduzione dei cereali in quota o la promozione di colture minori. Tutto risponde a un’idea chiave: cosa significa delocalizzare questo tipo di realtà nell’ambiente montano.

Il sinonimo di “ecosistema” a livello di business è cooperazione, e cooperazione significa condivisione di conoscenze

Per finire il terzo filone.

Qui ci concentriamo sulla decentralizzazione delle strutture produttive da un punto di vista prettamente tecnico, seguendo due focus. Il primo è quello energetico, e quindi afferente alle difficoltà di approvvigionamento energetico e alla possibile produzione autonoma di energia in questi contesti; il secondo coincide con il grande problema dei trasporti - un conto infatti è spostare materiale in linea orizzontale e un altro è farlo in linea verticale. La sfida è cercare di trovare soluzioni tecniche, in sicurezza, che aiutino a risolvere questo dilemma, con tutti i mezzi possibili: via aerea, via cavo, via rotaia, con mezzi autonomi elettrici, fino a proporre per esempio l’uso dei dirigibili al posto dei droni, una forma di trasporto atavica ma che tecnologicamente oggi offre spunti che trent’anni fa non era possibile realizzare.
Mi lasci poi aggiungere un’ultima cosa.

Prego.

Il sinonimo di “ecosistema” a livello di business è cooperazione, e cooperazione significa condivisione di conoscenze. Spiego: un’impresa o un consorzio di imprese otterrà un finanziamento e realizzerà determinati progetti (di cui conserverà la proprietà intellettuale); sebbene le università al Nord non possano partecipare allo sviluppo di un prodotto - poiché sono le stesse che emettono i bandi -, esse possono tuttavia condividere conoscenze. Se si sviluppa un prototipo, che per definizione richiederà ulteriori affinamenti, quel prototipo verrà messo a disposizione dagli enti del Consorzio per 5 anni nel caso di attività dimostrative, sperimentali o approfondimenti. Ed è proprio questa condivisione che anima lo spirito dell’ecosistema.