Nutrire il mondo
Il mondo ha fame. Una parte ha fame di pane, un’altra, probabilmente, ha fame di senso e di verità. È quanto ci dicono quei cadaveri allineati sulla spiaggia e negli hangar di Lampedusa. Fame significa malattie, disoccupazione, nessun futuro. Significa guerre, dittature, integralismi, profughi.
“Nutrire il mondo” è il tema scelto per le Giornate della Cooperazione allo sviluppo che si tengono a castel Mareccio l’11 e il 12 ottobre. Il pianeta Terra dispone di un’inestimabile ricchezza di beni e tuttavia troppe persone (870 milioni secondo la FAO) soffrono per fame e malnutrizione. Vivono quasi tutte (il 98 per cento) nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia e nell’Africa subsahariana.
Secondo Chiara Rabini, che nella squadra dell’Ufficio Affari di Gabinetto si occupa di Cooperazione allo sviluppo, sì, il mondo ha fame. “L’esperienza maturata nell’ambito dei programmi di cooperazione decentrata e dei progetti di sviluppo della Provincia autonoma di Bolzano, testimonia come sempre più i nostri partner siano costretti ad affrontare crescenti difficoltà dovute alle crisi alimentari e al cambiamento climatico”.
I programmi pluriennali e integrati di cooperazione decentrata della Provincia nel settore della sicurezza alimentare, “hanno l’obiettivo quello di contribuire ad assicurare alle popolazioni un accesso regolare ad alimenti sufficienti e di buona qualità, promuovendo uno sviluppo agricolo locale sostenibile”. Come nascono questi programmi? Ci si pone in ascolto di “comitati di concertazione” in loco, che riuniscono rappresentanti degli enti locali, delle autorità tradizionali, della società civile ed esprimono i bisogni reali. “Le attività della Provincia, per esempio in Africa (Burkina Faso, Uganda, Tanzania), si concentrano oramai da molti anni sullo sviluppo rurale integrato”, spiega Rabini. “Riguardano il potenziamento delle infrastrutture agricole, l’incremento della produttività con semplici tecniche, la tutela del suolo, della biodiversità e delle specie tradizionali, la formazione ecosostenibile per gli agricoltori, la ricerca applicata, il sostegno ai piccoli produttori, coltivatori e alle cooperative, la promozione della agroforestazione, il rafforzamento della resilienza, ossia della capacità delle comunità locali di reagire alle crisi e di essere in grado di affrontarle”.
Un Paese come il nostro ha delle responsabilità nel permanere dei gravi squilibri tra Nord e Sud del mondo? Chiara Rabini risponde con la citazione di Wangari Maathai (ambientalista keniana scomparsa nel 2011) che chiude il programma della manifestazione: “La nostra indifferenza danneggia l’ecosistema del pianeta e la nostra stessa vita. Abbiamo la responsabilità della cura e della conservazione di ciò che lasceremo ai nostri figli”. Attualmente l’utilizzo delle risorse naturali continua a crescere. C’è da rifornire una popolazione mondiale in costante aumento (9 miliardi previsti per il 2050). Vanno inoltre soddisfatti “il mutato modello di consumo nelle nuove grandi potenze come la Cina e l’India e gli interessi economici di pochi”. Non c’è dubbio: “La responsabilità per una produzione alimentare sostenibile e per una più equa distribuzione delle risorse giace anche nei paesi del Nord del mondo”. Dice Chiara Rabini: “La risposta alle problematiche legate alla sicurezza alimentare, al diritto universale al cibo e ad uno sviluppo sostenibile va ricercata a livello globale. È un dovere urgente della politica e dell’economia ma anche di ognuno di noi che con il proprio agire può contribuire al cambiamento”.
Benché il budget quest’anno sia limitato, il programma delle Giornate è a suo modo ambizioso. A parlare di “agricoltura sostenibile” sarà Franz Fischler (già commissario europeo dell’agricoltura). È, questa, una questione che riguarda anche la nostra agricoltura altoatesina? “Il nostro territorio ha degli esempi di buone pratiche nel settore dell’agricoltura sostenibile. Sempre più persone del nostro territorio consumano oggi in maniera critica, rivendicano il diritto ad un’alimentazione sana e promuovono una produzione (e anche il riciclo) di beni prodotti in condizioni più eque e giuste”. Alcuni esempi? Il commercio equo e solidale, la rete dei gruppi di acquisto solidale, l’economia circolare e altre esperienze come la Kornkammer della val Venosta, iniziativa “che verrà raccontata nell’ambito delle due giornate”.