Environment | L'iniziativa

Stop alla caccia!

Fine immediata della stagione venatoria su tutte le Dolomiti, anche in provincia di Bolzano. La proposta di Mountain Wilderness.
Caccia
Foto: upi

Mountain Wilderness Italia ha lanciato un appello alle amministrazioni delle due province autonome di Trento e Bolzano, e a quelle di Veneto e Friuli-Venezia Giulia: l'associazione chiede che venga chiusa, e da subito, la stagione venatoria su tutte le Dolomiti. "È inconcepibile in una situazione naturalistica tanto devastata permettere lo svolgimento della caccia", spiega l'associazione in un comunicato.

Il riferimento è ovviamente alla impressionante frustata di vento subita da tutte le aree boscate delle Dolomiti. Una prima valutazione - spiega MW Italia - porta a misurare in almeno cinque milioni di metri cubi il volume del legname che si è schiantato al suolo. "Sono state abbattute foreste mature ma anche boschi giovani, ancora perticaie. Migliaia di ettari di superfici impervie sono devastate. Si impiegheranno decenni per recuperare queste enormi aree, per vederle ancora coperte di vegetazione varia. Decenni di impegno dei servizi forestali, dei proprietari pubblici e privati dei boschi sono stati cancellati in poche ore" sottolinea l'associazione, ricordando che "una foresta distrutta non significa solo piante: la foresta è come una città, è un insieme di vite e significati che l’uomo ancora non è riuscito a comprendere nella sua complessità. In queste enormi distese sono rimasti uccisi decine di migliaia di animali selvatici, non solo i grandi ungulati (cervi, caprioli, daini), ma anche altra pregiata fauna selvatica".

È inconcepibile in una situazione naturalistica tanto devastata permettere lo svolgimento della caccia

È per questo che MW Italia, nel pieno dello spirito dell'associazione internazionale di cui fa parte (che è nata con lo scopo di difendere e recuperare gli ultimi spazi incontaminati del pianeta attraverso strategie che prevedano il ricorso sistematico ad azioni concrete, anche attraverso l'uso della provocazione utopistica, per stimolare la crescita dei livelli di consapevolezza ambientale di strati sempre più ampi di frequentatori della montagna) fa appello alle amministrazioni per una decisione impopolare. "Quanto è sopravvissuto della fauna selvatica, probabilmente pochi esemplari di animali per area, va lasciato recuperare, tutto il mondo animale deve prepararsi a affrontare un duro inverno, dovrà riadattarsi a un territorio sconvolto e irriconoscibile, anche impercorribile", spiega MW.

Passato l'inverno, dal prossimo anno andranno ripresi i censimenti, che dovranno essere seri, attuati dai volontari, con l’apporto diffuso di tutte le autorità preposte alla vigilanza, e cioè Carabinieri dell'ex Corpo Forestale dello Stato, agenti venatori, polizia locale di vigilanza boschiva. Secondo Mountain Wilderness, "solo sulla base di censimenti gestiti e controllati dall’ente pubblico si potrà poi valutare se vi saranno o meno le condizioni per riaprire l’attività venatoria a qualche specie faunistica".

Ci sono scelte politiche che andranno da subito invertite, vero Zaia, Fugatti, Kompatscher?

Cinque giorni fa, per bocca del vicepresidente Luigi Casanova, MW Italia aveva lanciato un'altra provocazione per la gestione del disastro: "Propongo agli amministratori regionali e provinciali, uscenti e nuovi, di commissariare per il periodo necessario tutta la gestione della filiera del legno. Questa massa di legname va recuperata in tempi più brevi possibile, al legname recuperato va offerto un mercato che penalizzi al minimo il valore dell’intero patrimonio. Una volta raccolta la massa legnosa, tre – 5 anni?, si dovranno rimboschire centinaia di migliaia di ettari di superficie a bosco. Serviranno milioni di abeti, larici, aceri, faggi, servirà manodopera stagionale oltremodo potenziata, gestita dal servizio pubblico. Ci sono scelte politiche che andranno da subito invertite, vero Zaia, Fugatti, Kompatscher?". 

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19 amet

Ein bis heute mir unbekannter Verein, der sich offensichtlich profilieren will, den Fachleuten vorschreiben möchte was zu machen ist, und dabei von der lokalen Situation nicht die geringste Ahnung hat.

Thu, 11/08/2018 - 13:09 Permalink

Stanno parlando a vanvera. La Provincia ha attivato un monitoraggio delle zone colpite per capire se ci sono state morie rilevanti di animali selvatici. Al momento i risultati sono confortanti: gli animali hanno un istinto di sopravvivenza spesso sorprendente. In ogni caso l'habitat disponibile è ancora del tutto consistente: la percentuale di bosco venuta meno è dell'ordine di qualche punto percentuale sul totale dei boschi altoatesini - è prematuro dare cifre, ma questo è l'ordine di grandezza -. Anzi: dove non ci sono più alberi la possibilità di trovare nutrimento aumenterà. Il problema è invece che, nei prossimi anni, bisognerà evitare che la rinnovazione delle specie arboree venga divorata dagli animali selvatici, che è già, da anni, il grande problema dei boschi altoatesini. Boschi che, ricordo, hanno in gran parte il compito di impedire ai versanti di franare a valle. I piani di prelievo della selvaggina, pertanto, devono essere non solo mantenuti, ma eventualmente aumentati: prevenire altri disastri ambientali è un dovere civico, oltre che un obbligo di legge!

Thu, 11/08/2018 - 14:55 Permalink

Difficile immaginare un serio monitoraggio della provincia sulle aree devastate: migliaia di ettari di bosco e un ambiente reso inaccessibile a causa dei molti alberi schiantati al suolo. Mentre in provincia di Bolzano il personale della Guardia forestale è sotto organico, quello che viene chiamato monitoraggio verrà effettuato dai soliti cacciatori, direttamente interessati agli abbattimenti degli animali selvatici. Ci vorranno mesi, forse anni, per capire quali sono gli effetti di questo evento sulla fauna selvatica.
Da un tecnico responsabile di un ufficio che dovrebbe gestire la fauna ci si aspetterebbe una valutazione più obiettiva. Una attenta valutazione dei danni causati all'ecosistema bosco, una considerazione di tutte le specie animali (non ci sono solo gli ungulati) che hanno perso il loro habitat (ci sono specie animali minacciate come i tetraonidi).
A distruggere il bosco non sono gli ungulati. A distruggere il bosco, attraverso i cosiddetti "cambi di coltura", ci pensa la provincia, che ogni anno autorizza disboscamenti per tre 200 ha (284 ha nel 2016 secondo i dati della Relazione agraria e forestale). Boschi che vengono distrutti per essere trasformati in nuovi vigneti, frutteti, aree edificabili e parcheggi.
Sulle Alpi ci sono vaste aree protette dove la caccia è vietata e gli animali vivono in equilibrio con l'ambiente. L'unica specie che in alcuni casi arreca danni seri è il cervo. Anche per questa specie la selezione viene praticata da inverni rigidi, carenza di cibo, malattie e predatori naturali. La caccia (l' uccisione degli animali per hobby) serve solo a chi la pratica, alla politica che da essa ottiene consensi elettorali e a chi produce e vende armi. Dopo la devastazione dei boschi a causa dei forti venti, la natura e gli animali hanno bisogno di rispetto e non di cacciatori.

Thu, 11/08/2018 - 20:33 Permalink
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Martin B.

Kann mich nur den anderen Kommenatoren anschliessen. Gibt es Mitglieder in diesem Verein mit Sitz in Mestre (VE) die auch Jäger in den betroffenen Regionen oder zumindest Förster dort sind? Welche Kompetenzen neben politisch-vereinlichen haben sie in der Wald- und Wildtierverwaltung und wie ist feststellbar, das es nicht vorwiegend um Erreichung von surrealen Freizeit-Wünschen (unberührte Natur 1-2 Autostunden vor der Haustür) geht? Unglaubwürdig - auch das Aufgreifen durch den Autor hier. Solange die betroffenen Bürger/Gemeinden und zuständigen Ämter nicht selbst zumindest in einer Mehrheit zu diesem Schluß kommen, sehe ich jeden externen Zuruf als inkompetent und antiautonomistisch.

Thu, 11/08/2018 - 19:34 Permalink

Mariotti mi perdoni la franchezza: lei si riempie la bocca di luoghi comuni infondati.
1. Il personale della Forestale in Alto Adige non è affatto sotto organico, ed è pressoché tutto impegnato da una settimana nei luoghi del disastro, coadiuvato da centinaia di operai forestali. Se ci fosse una strage, gli animali morti sarebbero visibili. Non lo sono.
2. Quello che lei si aspetta da me è evidentemente condizionato dai forti limiti del suo pensare rispetto al mio: lei infatti ha a cuore esclusivamente gli animali (e neanche tutti), io ho non solo a cuore, ma anche la responsabilità della conservazione degli ecosistemi. Le specie animali protette (e non) devono vivere in habitat adeguati, come prevedono le direttive europee e le leggi dello Stato. Far sopravvivere o, peggio, moltiplicare animali non a rischio di estinzione in habitat squilibrati significa rovinare la natura e creare pericolo per gli esseri umani che la frequentano. Mio compito è, per legge, salvaguardare gli equilibri complessivi degli ecosistemi: il suo è, per scelta, battersi per gli animali sempre e comunque.
3. Gli ungulati non distruggono il bosco, bensì ne impediscono la rinnovazione naturale: è diverso. In ogni caso in Alto Adige ci sono oltre 370.000 ettari di bosco, e da anni sono in continuo aumento: i 284 che lei cita sono evidentemente irrilevanti, anche se è giusto vigilare - ed il mio ufficio non lesina pareri negativi ai cambi di colture, quando interpellato -.
4. Dove sulle Alpi la caccia è vietata le specie animali cacciabili sono qualitativamente e quantitativamente messe molto peggio che in Alto Adige dove la caccia è ammessa: marmotte, pernici bianche, cervi, caprioli, camosci, galli forcelli sono più numerosi in proporzione da noi che in ogni altra regione alpina, compreso il Parco dello Stelvio che bene conosco. La caccia non è "l'uccisione degli animali per hobby", come lei afferma: la caccia è uno strumento pianificato e regolamentato di controllo delle specie animali. Serve a mantenere gli equilibri ecologici condizionati pesantemente dall'accesso di presenza umana nel mondo e nella nostra terra. I consensi che dà alla politica, ammesso che ne dia, sono risibili: si prendono certamente migliaia di volte più voti se si è contro la caccia, che se si è a favore. I cacciatori sono volontari preparati, che hanno superato un esame e che fanno corsi di formazione, che a proprie spese si impegnano per conservare e migliorare l'ambiente e la natura, come prevede la legge e secondo un piano d'azione approvato dai pubblici uffici. Il rispetto per la natura non significa lasciarla sola a risollevarsi dalle devastazioni: i tempi che essa impiegherebbe non sono compatibili con le esigenze degli esseri umani che la vivono e che ne vivono. Mi spiace, Mariotti: lei è indietro, fermo all'ambientalismo anni '60. Siamo nel 2018, oggi valgono i protocolli internazionali e le direttive europee, che noi enti pubblici siamo chiamati a far osservare. Anche a lei.

Fri, 11/09/2018 - 18:05 Permalink

Gentile Spagnolli,
rispondo alle sue affermazioni:
1. Il personale della Forestale in Alto Adige è sotto organico perché in numero ridotto rispetto alla superficie di territorio che dovrebbe gestire e controllare. Penso alla funzione di controllo sulla fauna selvatica, passata in gran parte ai guardiacaccia, stipendiati dagli stessi cacciatori che devono controllare.
2. Da Lei non ho aspettative. Lei gestisce la fauna selvatica secondo la volontà della politica provinciale.
Come ho scritto nel commento sopra, penso che dopo la devastazione dei boschi a causa del maltempo non si possa dire continuiamo la caccia come prima, senza una attenta valutazione dei danni. La invito a leggere una pagina dedicata dal quotidiano Repubblica, il 7 novembre, a questo evento. Cito il testo: “Dal Trentino-Alto Adige al Veneto e al Friuli sono migliaia i mammiferi, gli uccelli e i pesci morti nella bufera. E i sopravvissuti migrano alla ricerca di cibo e di aree meno devastate. Il Biologo: L’universo alpino è stato stravolto”. Cito ancora quanto detto da Paolo Pedrini, responsabile dell’equipe di zoologi del Museo di Scienze naturali di Trento. “Il disastro è stato causato da velocità e forza del ciclone. Uccelli e mammiferi, sorpresi da un evento ignoto e notturno, non hanno avuto il tempo di scappare, la caduta improvvisa e di massa degli alberi hanno travolto picchi, civette, allocchi, astori, galli cedroni e forcelli, francolini di monte, scoiattoli e pipistrelli. Piante e frane si sono abbattute su cervi, caprioli, e cinghiali, ma in parte anche su lepri e volpi, che scavano la tana nella terra. Si sono salvati i camosci, ancora sopra la vegetazione per la stagione degli amori: per questi i pericoli sono rinviati all’inverno.”
Considerato quanto sopra, penso che anche in Alto Adige sia necessaria una seria valutazione dei danni all’ecosistema bosco e agli animali selvatici, da parte di biologi esperti.
3. La distruzione del bosco autorizzata dalla Provincia negli anni 2015 – 2017, attraverso i cambi di coltura, è di 676,43 ettari. Boschi di latifoglie ricchi di biodiversità, non confrontabili con altri tipi di bosco che si stanno formando alle quote più elevate grazie ai cambiamenti climatici.
4. Lei fa un po’ di confusione tra caccia e controllo della fauna selvatica. La caccia, praticata per legge in determinati periodi, e a determinate specie animali, è una forma di utilizzo della fauna per scopi ludici e commerciali (dopo l’uccisione la selvaggina viene venduta). Il controllo numerico delle popolazioni viene praticato alle specie che causano un problema all’ambiente, come avviene per il cervo nel Parco nazionale dello Stelvio. Mettere sullo stesso piano il cervo e specie animali minacciate come la pernice bianca, la coturnice, gli uccelli migratori e dire che per tutti la caccia è necessaria, è sbagliato. La caccia a specie animali in declino, o specie che non sono in sovrannumero rispetto all’ambiente in cui vivono, non serve a conservare gli equilibri, serve solo a fare divertire i cacciatori.
5. La sua affermazione “lei è indietro, fermo all’ambientalismo degli agli anni ‘60” perché sono contrario alla caccia, soprattutto in una situazione naturalistica tanto devastata, si commenta da sola.
In altre regioni italiane e in altri stati europei, con la stessa normativa europea, c’è maggiore rispetto per gli animali selvatici. Nelle aree protette, come i parchi naturali per esempio, la caccia è vietata. Il metodo di gestione altoatesino prevede invece, anche nelle aree protette, la gestione della natura a colpi di fucile. Lascio ad altri il giudizio su quale sia il metodo di gestione migliore.

Sat, 11/10/2018 - 10:21 Permalink