Politics | Jimmy Milanese

Jihadisti altoatesini: nuovi clamorosi sviluppi

La jihad altoatesina e quella barese, Rawti Shax e il caso di Abu Omar, cosa li lega?
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Una indagine, anche questa, partita a febbraio ad opera della DIGOS e del Servizio centrale Antiterrorismo, che come capo di imputazione aveva la contestazione del reato di favoreggiamento della immigrazione clandestina. La Procura, questa volta, è quella di Bari. Il pm della Dda Roberto Rossi ha quindi ordinato l'arresto del 45enne iracheno Muhamad Majid, già collegato con la cellula jihadista Ansar Al Islam del Mullah Krekar, operante tra Milano e Cremona e dissoluta nel 2003 ad opera delle forze irachene ed internazionali, ma poi ricostituitasi in Europa sotto il nome di Rawti Shax con base operativa in Alto Adige.

Majid e Abdula Salih Ali Kawa, che rientra nell'indagine della Procura di Roma la quale ha portato all'arresto di sette appartenenti altoatesini all'organizzazione jihadista Rawti Shax, nel 2003 condividevano un appartamento a Parma in via della Martinella. Lo stesso Kawa che negli ultimi anni ha vissuto a Renon (Bolzano) come rifugiato politico e che in una riunione segreta di Rawti Shax del 4 aprile 2012 veniva incaricato dall'emissario del Mullah Krekar di formare una cellula operativa in Italia e di operare come formatore di una rete di cellule interconnesse. Lo stesso Kawa che venne intercettato proporre il rapimento di una personalità da barattare con il rilascio del Mullah Krekar, appena arrestato in Norvegia. Lo stesso Kawa che, stizzito, nel 2012 deve ospitare come favore ai vertici di Rawti Shax alcuni clandestini curdi sbarcati illegalmente a Bari senza che questi vengano obbligati dai vertici dell'organizzazione, ovvero Awat Karkuky, a presentarsi con le vere generalità. Karkuky, lo ricordiamo, è l'ala anglosassone di Rawti Shax, fondamentale perché sembrerebbe che proprio presso la sua residenza a Birmingham sia conservata la cassaforte dell'organizzazione, assieme a quelli che in codice venivano chiamati “libri”. Una cassaforte che proverebbe le finalità eversive del gruppo, ma una cassaforte ancora da trovare, come si apprende da fonti investigative tedesche che da Colonia hanno fatto partire una serie di rogatorie internazionali proprio verso Birmingham che potrebbero portare a clamorose svolte nell'indagine considerata dalle stesse procure coinvolte la più complessa e transnazionale nella storia, anche se alle prese con una importante difformità delle legislazioni nazionali ben presente agli indagati.

Lo stesso Kawa che il 30 giugno 2015 subisce una perquisizione domiciliare da parte della procura di Bari proprio nell'ambito di un procedimento penale radicato presso la Procura di Bari che è attiva nelle indagini per arginare il fenomeno della immigrazione clandestina. E' Kawa stesso che mette in contatto il meranese Nauroz, radicalizzatosi solo nel 2011, con Majid, al quale a un certo punto la cellula meranese cerca di spedire nella sua residenza di Milano una serie di documenti scottanti conservati a Merano, dopo che la Questura di Bolzano aveva fatto una perquisizione nell'appartamento di Nauroz in via Castel Gatto in relazione alla falsa richiesta di asilo politico presentata anni prima dal Nauroz stesso. I jihadisti pensano di essere intercettati dalla Questura e attuano una serie di accorgimenti, oltre a procurarsi attrezzatura tecnica grazie all'intercessione di Mohamad Fatah Goran, altro bolzanino finito nell'indagine, ma scarcerato dalla Procura di Trento. Così è proprio nello stesso appartamento a Milano che Nauroz e Eldin Hodza si recano, il giorno prima che il secondo parta per la guerra jihadista in Siria, nel gennaio 2014.

Majid, è da ricordare, era già stato condannato in via definitiva dalla Corte di Assise di Milano per terrorismo internazionale e per questo aveva scontato 10 anni in carcere, anche se questa volta le accuse di 270bis, ovvero terrorismo internazionale, sono solo lo sfondo di una indagine che parte da reati connessi all'immigrazione di clandestini. Prima di quella vicenda, infatti, Majid era un seguace di Abu Omar: ex Imam di Milano che nel 2003 venne rapito dalla Cia. Omar venne fermato illegalmente dai servizi segreti americani, addirittura sul suolo italiano, quindi trasportato in una base americana e da li in Egitto.

Abu Omar era il capo ideologico del c.d. gruppo jihadista di Parma che, dopo più di un decennio di latenza, secondo gli inquirenti si starebbe ricostituendo, ovvero ricompattando, con base tra Merano e Bolzano. In libertà, Majid era ritornato a vivere nella sua Bari per poi ristabilire contatti con gli stessi amici di Ansar Al Islam, tra i quali si presume ci siano componenti della cellula altoatesina, oltre al Mullah Krekar.

Questa indagine della Procura di Bari, quindi, s'intreccia con la parallela indagine della Procura di Trento, anch'essa interessata ai legami tra Majid e gli altoatesini.

Tra le due Procure c'è stato nei mesi scorsi un intenso scambio di documenti riservati e informazioni di polizia culminato nelle indagini coordinate direttamente dalla Direziona Nazionale Antimafia, in particolare dal Procuratore nazionale Franco Roberti. Ci sarebbe una cassa comune tra questi gruppi, a quanto si apprende da fonti investigative. Majid viene intercettato nel marzo 2015 in un litigio con la moglie che lo rimprovera di avere dilapidato un piccolo patrimonio, nonostante la nullatenenza dell'iracheno, e nonostante gli inquirenti stessi debbano ammettere di avere accidentalmente perso una parte di comunicazione della moglie. Majid viene ascoltato parlare di non precisate cause ideologiche che lo avrebbero spinto a spendere quel denaro.

Bari ritorna spesso come luogo di immigrazione clandestina legato alle vicende di Rawti Shax, come quando il meranese jihadista Hodza va e torna dal Kosovo, proprio attraverso il porto marittimo di Bari, sempre seguito dal gps dei Ros. Un via e vai da quel porto di immigrati clandestini possessori di passaporti falsi e molti diversi Alias Alias Alias che spesso sono sfuggiti dalle maglie della giustizia, per apparire e riapparire nella riorganizzazione di cellule jihadiste o presunte tali, ognuno di essi con diverse responsabilità ora al vaglio delle Procure di Bari e di Trento.