Culture | Salto weekend

Un canto dal silenzio

Il compositore Marcello Fera presenta il 12 gennaio a Merano un ciclo di brani originali per violino solo.
Marcello Fera
Foto: Georg Tappeiner

Un suono di violino che emerge dal silenzio, il suo opposto. Quel silenzio che ha avvolto le città nella calma immobile dei primi lock down, lo stesso in cui il compositore nella solitudine ricerca nuove melodie, prima immaginate e poi fissate nel pentagramma.
Di questa dimensione del comporre e del vivere racconta Marcello Fera, compositore di origine ligure da anni residente a Merano, nel suo concerto per violino solo al Theater in der Altstadt, dal titolo “Canti dal silenzio”.
Di Fera abbiamo ascoltato negli anni molte partiture, trame raffinate tessute in equilibrio tra musica colta e musica popolare, nelle più disparate formazioni, ma un concerto per violino solo è qualcosa di inedito e intimo, una conversazione tra il compositore e il suo strumento che ha il sapore di una confessione.

 

Salto.bz: Hai anticipato che nel concerto ci saranno “suoni e parole”. Puoi dirci qualcosa di più a questo proposito? Come dialogano in questo concerto la musica e le parole?

Marcello Fera: Mi considero un musicista “anomalo”e su questa anomalia ho riflettuto tutta la vita, oltre ad averne fatto cifra espressiva. Le parole che accompagnano le esecuzioni musicali in forma di contrappunto verbale sono dunque un tentativo di raccontarmi e di raccontare, soprattutto a proposito della percezione uditiva e del senso della musica – del farla e dell'ascoltarla.

 

La scrittura per violino solo è qualcosa di nuovo o le partiture che ascolteremo sono nate in diversi momenti della tua carriera?

Corrisponde a un desiderio antico, un progetto, quello di scrivere “per il mio violino” a cui ho dedicato diversi inizi negli anni e che non mi sono mai concesso di realizzare. Nel 2017 finalmente ho incominciato a comporre qualcosa di completo e quindi a presentarmi in pubblico da solo con programmi misti che comprendevano questi primi brani. Il grosso però l'ho scritto negli ultimi due anni e questa è la prima volta che presento il ciclo completo che è quindi a tutti gli effetti una “prima”.

 

 

 

Un concerto per violino solo in tempi pandemici non sembra una pura coincidenza. Ritornare ad una dimensione individuale, intima e più interiore è un’esigenza collegata in qualche modo ai tempi che stiamo vivendo?

Sì, diciamo che i tempi che stiamo vivendo hanno favorito e permesso questo tipo di percorso rivolto, come dici tu, alla dimensione intima, individuale. Il silenzio a cui fa riferimento il titolo è innanzitutto il silenzio denso, assoluto, che si trova di fronte il compositore a cui spetta il compito di far emergere da lì, da questo assoluto opposto, il suono. Ma è effettivamente anche la condizione di silenzio vissuta durante la prima fase dell'emergenza sanitaria. Quel silenzio ambientale, splendido, avvertito in città, è stato determinante per indirizzare la concentrazione e l'energia verso il colloquio con me stesso. C'è anche da considerare un paradosso: stiamo parlando di dimensione individuale e intima su una piattaforma pubblica, a beneficio di chi legge. E così vale anche per i miei Canti, la loro intimità ha inevitabilmente un senso in relazione al pubblico che li ascolterà. È dunque un fatto squisitamente sociale.

 

La musica per violino solo ha una lunghissima tradizione a cui immagino sia impossibile non ricollegarsi in fase di scrittura. Chi sono i tuoi modelli o le influenze più o meno consapevoli che si riversano nelle tue partiture?

Il peso dei modelli, da ripensare e spesso da evitare, è stata una preoccupazione costante per me, da sempre. A maggior ragione di fronte al fastidio per il concetto di “tecnica violinistica” che, se inteso come un assunto scontato, monolitico, mi ha sempre infastidito e ho teso a respingere. Non perché non abbia un significato ma perché è molto più sfaccettato e complesso di quanto normalmente venga considerato. Ad ogni modo, la mia scrittura è intrisa di riferimenti alla tradizione violinistica. In particolar modo a quella italiana del Seicento e a diverse forme di tradizione popolare.