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Fu così che arrivò anche il "fattone"

Le stupefacenti avventure della professione giornalistica nel Paese delle meraviglie

«Perchè lo fai, disperato ragazzo mio?». Probabilmente ce ne sono tanti giovani giornalisti che si fanno questa domanda a giorni alterni. Perchè mettersi in un percorso che ha più oneri che onori, nel quale ricevere uno stipendio (decente e degno) diventa un'ebbrezza inarrivabile? Una risposta la si può trovare nell'anima, nella propria coscienza, nell'intimo. Una vocazione, più vicina alla fede che alla ragione. La croce e delizia di questo mestiere si rispecchia anche su un gruppo Facebook, dedicato ai giornalisti italiani, una community con 16mila 81 membri. 

Il tono ed il contenuto degli interventi è abbastanza ricorsivo: dal giovane che chiede consigli ai più “navigati” (che alternano risposte da sostegno ideale fino al “Perchè lo fai?”), alle segnalazione di pensieri, parole, opere ed omissioni che cozzano un po' con etica e deontologia, fino al top dei top. Il top dei top sono quegli interventi di persone che chiedono, magari innocentemente, cose che fanno infiammare la community: tra le migliori quelli che propongono di scrivere a gratis, oppure di fare cose che la legge non prevede e per la quale si configurerebbe il reato di esercizio abusivo della professione.

Ieri c'è stato uno di questi “magic moments”. Un ragazzo ventenne si chiede il perché dovrebbe essere giornalista pubblicista per registrare una “propria testata”. Molti commentano di getto, portando anche sottili argomentazioni giuridiche. Magari valeva la pena dare un'occhiata prima a questa “sedicente testata”. Un dominio che è tutto un programma: www.fattone.it. Il responsabile posta anche un estratto dell'analytics del sito, 1,4milioni di pagine viste nell'ultimo anno. Mi si materializzano in testa le orde di adolescenti, teenagers ma anche magari adulti attempati, che si fanno un “trip” sul sito. Ed i ragazzi ci guadagnano dal sito, l'idea, sul piano del clickbaiting, è geniale. Ma tutto questo cosa c'entra con il giornalismo? Cosa centra con quel complesso ed affascinante mondo fatto di relazioni, domande, ricerche, analisi, confutazioni, evidenze?

Quando leggo il paragone “ma tu ti faresti operare da qualcuno che non è medico?”, mi sembra che non si azzecchi proprio il punto. Scrivere lo possono fare tutti, e ben venga! Con l'accortezza che chi scrive sia rintracciabile e possa rispondere di ciò che ha scritto. E forse nemmeno il tesserino è una “patente di garanzia professionale”, visto che per alcuni è semplicemente una cosa in più da mettere nel cv o una soddisfazione personale fine a sé stessa. Nei corsi di formazione ci è stato spiegato che i giornalisti in Italia sono stati i primi ad aver avuto un contratto di categoria ed a beneficiare della cassa integrazione. Visto il carattere antesignano della professione magari potrebbe anticipare evoluzioni positive nel mondo del lavoro. Equo compenso? Salario minimo orario? Associazione professionale al posto dell'Ordine? Non lo so, ma il “fattone” no dai, per favore...