Marco Ianes e la pesante ingerenza di Marco Boato
Chi si avvicina alla politica attiva con un proposito positivo legato al bene comune di solito vive la fase di disillusione quando sperimenta tangibilmente le liturgie, i compromessi, i poteri interni ad un partito/movimento. Mandare giù questo boccone amaro è molto difficile, se ne esce profondamente schifati e spesso viene voglia di mollare tutto. L'ultimo a lasciare tutto è stato Marco Ianes, coportavoce dei Verdi del Trentino, che lunedì si è chiamato fuori dal partito a ogni livello.
Fino a pochi anni fa il partito più “liturgico” era il Pd, che riuniva diversi culti: la ex sinistra democristiana, i Pcus-Pci-Pds-Ds, i socialisti. Poi arrivò il giovane democristiano Renzi, che facendo leva sui non ideologicizzati è riuscito a far sì che la liturgia diventasse una sola, la sua.
Oggi resiste una liturgia di vecchio stampo, quella dei Verdi trentini, dove la presenza ingombrante è quella di Marco Boato. Dalle foto in bianco e nero del '68 a Sociologia a Trento a cinque legislature in Parlamento. Oggi, a 71 anni, l'effetto è quello di diventare più ingombrante di quelli che ferocemente contestava da ventenne. Un tema che ha scatenato moltissima filmografia e letteratura del nostro Paese. Non servono molti commenti alle parole scritte da Ianes.
«Mi sembra che il mio ruolo sia quello di un "figurante", messo lì per far apparire una sorta di rinnovamento di una classe dirigente dei Verdi che, invece, è quasi mono rappresentata; la prova è evidente e lampante se prendiamo in analisi il consiglio federale dei Verdi del Trentino, tenutosi il 3 giugno scorso, dove il sottoscritto ha parlato solo 7 minuti, con frequenti interruzioni, consigli su cosa dire, su come intervenire, da parte del sempre prezioso e coordinatore e portavoce effettivo dei Verdi, Marco Boato. Sia chiara una cosa, personalmente stimo Marco B. in maniera profonda, non metto in dubbio il suo agire per il bene dei Verdi, ma credo che questo suo continuo interventismo oltre i ruoli ufficiali, sia deleterio per i Verdi e massacrante per chi dovrebbe, in linea teorica purtroppo, condurre le relazioni e, soprattutto, guidare la linea politica dei Verdi stessi. Uno stillicidio continuo al quale non riesco più a sottostare».
I Verdi a sud di Salorno sono tutt'altra cosa rispetto ai Grüne. Un partito minuscolo che raramente è riuscito a incidere sul piano nazionale e locale. Anche l'ultima grande vittoria ambientalista italiana (il no alla privatizzazione dell'acqua del 15 ottobre 2011) non si può dire sia stata dei Verdi, ma di una coscienza ambientale che si suddivide in molti movimenti e partiti.
Lo “schifo” di Ianes è chiaramente comprensibile e risponde in maniera razionale a quanto accaduto a Trento. Al di là del fatto che a Rovereto i Verdi abbiano deciso di andare assieme alle civiche di Francesco Valduga, nelle quali vi sono molte persone riconducibili al centrodestra.
Nel capoluogo a supportare la candidatura di Andreatta c'erano Pd, Ccd, Patt e un solo piccolo partito, i Verdi. I socialisti ormai hanno la prassi di mettere qualche “garofano” all'interno della lista Pd, l'Italia dei Valori è andata addirittura all'interno del Ccd. Sulla ex sede Idv in via Giovanelli a Trento in fretta e furia è stato incollato il simbolo Cantiere civico democratico, dimenticandosi di togliere le scritte “Italia dei valori”.
I Verdi sono rimasti fedeli al loro 2,9%, 1320 voti nel 2015, 1396 nel 2010 (con più votanti). Nella sfida interna i più votati sono stati i coportavoce e Lucia Coppola l'ha spuntata 232 a 210 su Ianes.
Ci sta quindi anche lo scoramento personale di Ianes. Prima delle elezioni i Verdi però avevano detto che se entravano in consiglio avrebbero preteso l'assessorato all'ambiente. Il sindaco Alessandro Andreatta si trova improvvisamente di fronte al “problema donne in giunta”: il Pd ha eletto più consigliere, mentre Ccd e Patt sono monogenere maschile. Dai Alessandro, risposta facile, hai la Lucia Coppola da mettere in giunta…
Invece no… Andreatta preferisce andare a ripescare due non elette del Patt (Marika Ferrari) e del Ccd (Chiara Maule) e chiamarle nella propria giunta.
A Trento, «si è deciso – scrive Ianes - di rimanere pacatamente in una coalizione che non ci vuole come forza di governo, ma che sceglie, invece, due donne esterne per comporre la giunta, escludendo la nostra eletta Lucia Coppola; se fossi in Lucia, mi sarei davvero incazzata con il sindaco per questa scelta che ritengo umiliante, sia per i Verdi che per la sua persona. La carica di Presidente del Consiglio comunale, gentilmente concessa a Lucia e non facilmente (parole del sindaco stesso), premia sicuramente la figura di Lucia, ma non permette ai Verdi di esprimere politica attiva, nell'ambito dell'attività comunale, per i prossimi cinque anni».
Summa summarum quindi alla Coppola andranno 2358 euro lordi al mese (l'indennità del presidente del consiglio a Trento è il 50% di quella degli assessori, che a loro volta prendono il 50% dell'indennità del sindaco), ma rivestirà un ruolo super partes senza poter incidere sul dibattito politico.
La lettera completa delle dimissioni di Marco Ianes è qui.