“Sono stati mesi duri, e non è finita”
“Temo che prima del prossimo anno sarà molto improbabile vedere i guadagni a cui eravamo abituati nell’era pre-Covid, ma spero fortemente di sbagliarmi”. Vinicio Sarto gestisce un banco di abbigliamento ai mercati di Bolzano e Merano. La corsa al recupero di quel tempo “sabbatico”, imposto dalla pandemia di coronavirus, è iniziata da circa venti giorni. Quella degli ambulanti è una delle categorie che più hanno sofferto della cessazione delle attività dovuta al lockdown e ora, dopo una ripartenza graduale, il “livello successivo” di questa ostica fase è stato sbloccato.
Ridurre le distanze
Un ritorno alla normalità con le dovute accortezze. L’ordinanza del 6 giugno scorso, firmata dal presidente della Provincia Arno Kompatscher, allenta le restrizioni anche per i mercati rionali. In accordo con il Consorzio dei Comuni e con i Comuni altoatesini il provvedimento prescrive che nei mercati in cui i banchi sono disposti uno di fronte all’altro il passaggio per la clientela “deve essere di regola almeno di 3,5 m”, e non più, come era finora, di 6 metri (posto sempre l’obbligo di usare le protezioni per naso e bocca a una distanza interpersonale inferiore a 1 metro, come ha deciso ieri la giunta provinciale). Si riducono quindi gli spazi fra i banchi, come chiedevano insistentemente da giorni i venditori ambulanti costretti a lavorare su turnazione per evitare il rischio di contagio. Con le nuove regole, ha spiegato il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, ci sarà praticamente posto per tutte le bancarelle al mercato di via Rovigo del giovedì e a quello di piazza della Vittoria del sabato. È quest’ultimo uno dei mercati dove Vinicio monta settimanalmente il suo banco.
Prima e dopo
“La prova del 9 per noi sarà sabato prossimo. In generale speriamo che le nuove disposizioni ci aiutino a risollevarci, se possiamo garantire la sicurezza del resto perché dovremmo continuare a lavorare su turni? Non è più sicuro fare degli acquisti all’aperto al mercato che nei grandi centri commerciali al chiuso?” si chiede il venditore ambulante analizzando poi il corso degli eventi. “Sono stati mesi molto duri questi, e di soldi da quando abbiamo riaperto non ne girano molti, né per noi né evidentemente per i clienti che sono restii a spendere, preoccupati, come tutti, di che forma avrà il futuro. Ma alzare i prezzi della merce non è un’opzione, non voglio correre il rischio di perdere la clientela affezionata. Con Marco (la cui storia abbiamo raccontato qualche tempo fa su salto.bz, ndr), che mi dà una mano con i mercati, cerchiamo di arrangiarci ma non è facile, ho dovuto intaccare i miei risparmi per poter andare avanti, altrimenti non ce l’avrei fatta”.
Temo che prima del prossimo anno sarà molto improbabile vedere i guadagni a cui eravamo abituati nell’era pre-Covid, ma spero fortemente di sbagliarmi
Ci sono i dispositivi di protezione individuale da pagare e i sistemi di disinfezione per le mani, “oltre a paletti e catenelle per far rispettare il distanziamento fisico, ho speso finora 150 euro e di sostegni economici da parte delle istituzioni non ne ho visti, non ho diritto nemmeno al bonus di 600 euro perché sono titolare di pensione”. E nel tentativo di arginare l’impatto dell’onda lunga della crisi fare appello ai decisori politici non è un’appendice secondaria: “Non vogliamo soldi se poi con quelli dobbiamo pagarci un mucchio di tasse - afferma Vinicio -, piuttosto taglino quelle sull’immondizia, ad esempio, o per il plateatico, insomma ci vengano incontro, ne abbiamo bisogno”.