Acque dolci ma pericolose
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La tragedia del Natisone e noi
Giuseppe Ungaretti si sdraiava in un’urna d’acqua, nell' Isonzo, uno dei "suoi fiumi" .
E, come una reliquia, riposava.
Qui, si riconosceva una docile fibra dell'universo. Non lontano dal Natisone, o dal Piave.
I fiumi hanno una loro grande sacralità. Ma nessuno, durante la prima guerra mondiale, avrebbe mai sognato di bagnarsi, in quelle acque gelide.
Oggi, le rive accolgono centinaia di turisti: le temperature sono decisamente cambiate.
Cambiano i fiumi e anche noi. Tutti, sempre meno docili fibre dell'universo.
Quattrocento sono le persone che ogni anno perdono la vita in acqua.
Mare, fiumi o laghi possono essere traditori. Nel "Rapporto annegamenti" dell'Istituto superiore di sanità (Iss) del 2021, i dati si riferiscono ai tre quarti dei settemila chilometri di coste italiane. Nonostante si rilevi una forte diminuzione della mortalità a partire dagli anni '70, grazie anche alle maggiori misure di protezione, il numero sembra però essersi fermato alla soglia di 400 negli ultimi 10 anni.
E considerando che gran parte degli incidenti si verifica tra luglio e agosto, si tratta di cifre non trascurabili.
Per quanto sia il mare l'ambiente per le sue caratteristiche maggiormente "pericoloso", sono fiumi e laghi, molto meno frequentati, gli ambienti potenzialmente più a rischio. Qui si trovano acque dolci, mediamente più fredde e talvolta con forti correnti: qui, i luoghi non sono quasi mai sorvegliati.
Qui, avvengono incidenti imprevedibili per chi non conosce bene il territorio o la sua storia. E l'abitudine a non avvicinarsi a fiumi o andare in montagna in presenza - o in periodi- di pioggia, sembra ormai obsoleta.
Ma non lo è. Mai come oggi, data l'entità e l' imprevedibilità dei fenomeni atmosferici, occorrerebbe rispettare regole di sempre.
Nessuna colpa avevano i tre ragazzi scomparsi nel Natisone. Un fiume "traditore", soggetto a imprevedibili mutamenti. Non ci sono più contadini o taglialegna pronti ad accorrere con assi o funi negli immediati dintorni. Abbiamo i cellulari. Non bastano.
Tragedie terribili che lasciano senza fiato: le immagini dei tre giovani stretti in un ultimo abbraccio rimane indelebile. Ma forse, un monito.
È davvero una strage silenziosa quella che avviene nei laghi e nei fiumi. E se certamente il pericolo è maggiore per le persone che non sanno nuotare, persino pochi centimetri d'acqua a volte sono sufficienti. Non sempre cercare refrigerio dal grande caldo è consigliato: l'acqua fredda causa shock termico, così come rischiosa è la presenza di mulinelli, talvolta di alghe e pietre scivolose; i tuffi sono solitamente vietati ma altrettanto frequentemente i divieti non vengono rispettati. La spinta verso l'alto permessa dall'acqua salata è maggiore rispetto a quella dell'acqua dolce, che consente minore galleggiabilità. Rispetto si dovrebbe avere per Patrizia, Bianca e Christian che, il fiume, vicino a Udine, non lo conoscevano abbastanza.
Ma molta prevenzione si può ancora fare: nelle agenzie turistiche e nelle strutture ricettive, nelle scuole e nei locali pubblici.
Rispetto per il vigile del fuoco che si è buttato per raggiungere i ragazzi in un disperato tentativo di soccorso: tante braccia servono per contrastare la forza delle acque, ma non sono sufficienti. I telefoni in certi momenti non servono. Perché i fiumi nel pieno della loro potenza fanno veramente molta paura. I fiumi possono essere bellissimi, e terribili. Bisogna conoscerli, ora che soprattutto noi - e anche loro - stiamo cambiando.
https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/06/08/news/la_tragedia_del_nati…;