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L’animatore rap

La testimonianza di Michele Giancola, educatore al centro giovanile bolzanino “Vispa Teresa”: “hip hop per promuovere aggregazione, crescita individuale e speranza“.

Michele Giancola arriva alla Vispa Teresa, il centro giovani del quartiere Ortles a Bolzano, nel 2009. A gestire il centro allora era Diego Baruffaldi, uno che aveva capito che la musica poteva essere uno strumento di comunicazione irrinunciabile, soprattutto nel contesto di un quartiere periferico e popolare come quello dell Ortles, per promuovere aggregazione, crescita individuale e speranza. A lui si devono le prime importanti iniziative legate principalmente alla musica pop-rock, con il progetto Cantautortles, o i Beatles Day. Michele, musicista lui stesso, e appassionato di rap e hip-hop non ci ha messo molto a condividere la convinzione che la musica potesse diventare un caposaldo per l'arricchimento non solo dei ragazzi del centro, ma del quartiere tutto.

“Nei primi anni di attività alla Vispa avevo notato che per il quartiere giravano molti ragazzi che si trovavano negli spazi comuni a rappare o fare battaglie di free-style, mantenendosi però sempre ai margini. Erano ragazzi che non dimostravano alcun interesse a frequentare il centro, quasi fosse troppo ‘per bene’ e forse un po’ noioso. Ma visto che sembrava esistere un interesse spontaneo fra i giovani del quartiere, decidemmo di provare ad affiancare al Beatles Day anche un Hip-Hop Day”

È nata così l’avventura hip-hop della Vispa, che ne ha fatto oggi per questo contesto uno dei centri più conosciuti e riconosciuti in tutta la Provincia e forse oltre. Il successo dell’Hip-Hop Day convince Michele della necessità di sviluppare questo canale di comunicazione con i giovani del quartiere. Chiama quindi Matteo Caria, writer e artista già riconosciuto dalla scena hip- hop bolzanina e gli affida un workshop di scrittura di testi rap. Improvvisamente si riversano al centro anche tutti quei ragazzi che prima lo rifuggivano pensandolo troppo “loser”.

“Si è creato subito un bellissimo fermento e abbiamo deciso di istituire una giornata di riferimento per i rapper della zona, ma anche del resto della città"

E così istituiscono il mercoledì pomeriggio, non sapendo che al centro giovani Corto Circuito si stava muovendo qualcosa nella stessa direzione. E pure nello stesso giorno. Invece che pensarsi come concorrenza, i due centri hanno subito compreso l’enorme potenziale sinergico. È iniziata quindi una collaborazione, che ha consentito ai due centri giovanili di mantenere la propria giornata hip- hop ma con orari sfasati, di modo che i giovani rapper di una scena potessero iniziare a frequentare anche l’altra. Ma la collaborazione è andata oltre e ha prodotto concerti, workshop, e una vera Hip-Hop School che si è istituzionalizzata ed è cresciuta nel tempo, coinvolgendo anche insegnanti venuti da fuori provincia. I ragazzi hanno imparato e sono cresciuti, e con la loro capacità e il loro talento, è cresciuta anche la necessità di un’offerta sempre più elevata, che pure non dimenticasse di mantenere un livello base per le nuove generazioni.

Il rap è un genere di rottura, di scontro, di contestazione, e sembra riuscire a far appello, meglio di altri generi, ad una realtà geograficamente, economicamente e socialmente marginale come quella dei quartieri periferici della città.

“Ovviamente in Alto Adige non possiamo parlare come se si trattasse dei ghetti di New York. Ma i temi che si affrontano sono universali: il confronto e lo scontro con gli altri, il rapporto con legalità e politica, la ricerca di una società e di una vita migliore. Sono temi che non cambiano di generazione in generazione, ma che ritornano sempre uguali, e che definiscono questo genere musicale sempre come anticonformista.”

Chiaramente è un genere che fa fatica a farsi apprezzare dalle generazioni più mature. Ma è indubbio che il progetto della Vispa abbia una sua valenza profondamente culturale e virtuosa. 

“Si può vederlo in termini utilitaristici: il rap convoglia nella musica tutto un potenziale di aggressività che non va così a sfogarsi altrove, e integrandolo in un centro giovani si attirano tutti quei ragazzi che altrimenti potrebbero finire in situazioni di disagio. Ma preferisco vederlo come una virtù in sé, che porta anche tutta una serie di valori positivi, come l’identificazione, la condivisione, la capacità di sopravvivere alle avversità, un certo senso di rivalsa e riscatto, e la necessità di mantenersi sempre informati e accrescere la propria cultura, per poter avere più temi da mettere in rima per sfidare gli avversari nelle battaglie di free-style. Forse non sono e non saranno mai i ragazzi che vanno bene a scuola, ma indubbiamente il rap aiuta a sviluppare nuove linee di pensiero e a rispondere a infiniti stimoli, anche linguistici e letterari. Al cervello fa sicuramente bene."

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Questo articolo è stato originariamente realizzato da Giorgia Lazzaretto ed è stato pubblicato sulla prima edizione dell'annuario del Servizio Giovani della Provincia autonoma di Bolzano.