Lettera al Presidente Kompatscher
Con la presente:
SI CHIEDE AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO DI ESPRIMERE PARERE CONTRARIO ALLO SCHEMA DI DECRETO ATTUATIVO AI SENSI DELL'ART. 35, COMMA 1, DEL D.L. N. 133/2014, DETTO "SBLOCCA ITALIA", che chiede alla nostra Provincia di AUMENTARE fino alla saturazione termica di ulteriori 75.000 tonnellate all’anno la quantità di rifiuti bruciati, che dovranno essere importati da altre provincie o regioni italiane.
La combustione dei rifiuti nell'inceneritore in funzione oggi a Bolzano è classificata come smaltimento (D10). L'inceneritore è autorizzato a trattare i rifiuti prodotti nel territorio provinciale come la vigente legge provinciale e il piano provinciale prevede. Si ricorda che proprio in virtù del fatto che vi si sarebbero stati smaltiti solo rifiuti provenienti dall'ambito provinciale, la città di Bolzano e gran parte dei suoi cittadini, accettò la costruzione dell'impianto sul proprio territorio. Ancora oggi la Giunta Provinciale difende in consiglio quella decisione. Chiediamo la difenda ancora con decisione e determinazione anche in sede di Consulta Stato-Regioni il 9 settembre prossimo.
L'art. 35 del D.L. 133/2014 si presta a molte critiche sia dal punto di vista giuridico che da quello ambientale;
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·La normativa europea (Direttiva 98/2008/CE) ed italiana vigente (T.U. legge 152/2006 e smi) fissano un preciso ordine o gerarchia per i rifiuti, prevedendo per prima la fase della prevenzione, poi la fase della preparazione al riutilizzo, poi la fase del riciclaggio con recupero di materia e solo al penultimo posto anche quella con recupero di energia (con incenerimento) appena prima della fase residuale dello smaltimento (con incenerimento senza o insufficiente recupero di energia o in discarica). L'esistenza degli inceneritori ha minato e mina i fondamenti della gerarchia nella gestione dei rifiuti che punta al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia in funzione della nuova strategia europea della "Economia Circolare" di imminente approvazione;
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·La normativa europea (Direttiva 98/2008/CE) ed italiana vigente (T.U. legge 152/2006 e smi) pongono una precisa tutela alla salute ed all'ambiente: "Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare: a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna; b) senza causare inconvenienti da rumori od odori e c) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse".
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·Gli inceneritori di rifiuti impattano pesantemente con l’ambiente a causa delle emissioni in atmosfera e la diffusione di tonnellate di composti chimici nocivi come ad esempio diossine – furani – metalli pesanti che anche per effetto dell'accumulo biologico (processo attraverso cui sostanze tossiche persistenti (per esempio il DDT, le diossine o i furani) si accumulano all'interno di un organismo, causano patologie cancerogene e vari danni alla salute alle popolazioni circostanti come dimostrato da una ormai consolidata letteratura scientifica sia a livello nazionale che internazionale. L'inceneritore di Bolzano, collocato in una conca con ampi e persistenti periodi d'inversione termica che ostacola il ricambio dell'aria, impatta sull'ambiente con ca. 85.000 ton/a di gas anche serra e ca. 45.000 ton/a di ceneri speciali e pericolose;
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·Gli inceneritori di rifiuti sono impianti costosissimi posti a carico della collettività, oltre ad essere energeticamente inefficienti rispetto ad altre forme di gestione di rifiuti, sono impianti industriali drogati da pesanti incentivazioni pubbliche che potrebbero essere spese a vantaggio della salute e del bene pubblico;
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·Il Decreto attuativo proposto dal governo punta alla generale riclassificazione da impianti di smaltimento (D10) a impianti di recupero energia (R1) ed il loro massimo potenziamento, con la “promozione” da industrie insalubri a “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”, che verrebbero inoltre sottratti alle competenze provinciali, con l’adozione possibile di misure di accesso speciali pari a quelle dei siti militari, . limitando e minando di fatto il potere autonomistico di cui gode la nostra provincia.
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·Tale riclassificazione, oltre far decadere i principi di autosufficienza e prossimità (con la minima movimentazione dal luogo di produzione dei rifiuti stessi) e l’obbligo di smaltimento o recupero all’interno dell'ambito territoriale (nel nostro caso coincidente con il territorio provinciale), aumenterà pesantemente gli impatti e i rischi ambientali derivanti dal trasporto dei rifiuti verso e dagli stessi impianti di incenerimento - fase compresa nella gestione dei rifiuti – confermando la direzione opposta ai principi della Direttiva che mira a conseguire la minimizzazione degli effetti ambientali negativi derivanti dalla gestione dei rifiuti;
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·Il Decreto attuativo proposto dal governo, in campo nazionale punta all'autorizzazione di altri dodici nuovi impianti di incenerimento di rifiuti, anche in Regioni che sono già "virtuose" sulla gestione dei rifiuti. Non fa invece menzione all'incentivazione delle moderne metodologie di gestione dei rifiuti che oltre ad evitare lo smaltimento in discarica di rifiuti tal quale, consentirebbero il riciclo di immense quantità di materiali primi secondi, di incremento di posti di lavoro e il recupero di ingenti capitali.
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·A fronte degli obiettivi dichiarati nel Decreto di "evitare il ricorso allo smaltimento in discarica", è doveroso sottolineare che gli inceneritori di rifiuti non sono affatto alternativi alle discariche in quanto le ceneri e scorie di combustione e le ceneri volanti dei filtri debbono essere inviate a discariche di rifiuti speciali pericolosi per quantità variabili sino al 30% dei rifiuti totali inceneriti. Pertanto la proposta di decreto include implicitamente l'apertura di nuove discariche per le ceneri generate dai futuri inceneritori, a differenza di quanto falsamente viene dichiarato nel decreto stesso;
Inoltre, guardando ancora allo scenario nazionale:
A) Il documento in discussione presuppone che il rifiuto urbano residuo debba comunque passare attraverso l'incenerimento. E' non c'è niente, NIENTE che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, citate a sproposito nel Documento;
B) perché tanti passaggi di calcolo sono artificiosamente errati al solo scopo strumentale di massimizzare le necessità di ulteriore incenerimento. Come quando ad esempio si assume il conseguimento del 65% di raccolta differenziata come il massimo raggiungibile! Non si tiene conto di quelle Regioni che prevedono obiettivi di raccolta differenziata superiori,
C) non si prevedono scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con recupero di materia (cosiddette "Fabbriche dei Materiali") che non solo sono praticabili e praticati, ma si stanno diffondendo nelle programmazioni locali in molte parti d'Italia.
D) non si prendono neanche in minima considerazione gli scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del dibattito sulla "Economia Circolare", e che con ogni probabilità porteranno ad un aumento degli obiettivi di recupero materia (70% rispetto all'attuale 50%, assunto dallo Schema di Decreto).