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“La Val Venosta non sarebbe la stessa”

L’intervista a Petra Windegger ed Elmar Prieth del Comitato della pera Pala sulle prospettive di uno dei frutti per eccellenza che oggi rischia di scomparire.
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Foto: Gianni Bodini

I peri dell’Alta Val Venosta raggiungono i 20 metri di altezza e, sebbene alcuni siano plurisecolari, sono ancora presenti in grande quantità e varietà; ma se un tempo il loro frutto era un alimento base, oggi rischia di scomparire. Mi reco a Glorenza, la “culla” di questa delizia, per parlare con Petra ed Elmar, membri del Comitato della pera Pala, sulle prospettive dell’antico frutto.

 

Salto.bz: Petra, Elmar, voi siete rispettivamente presidente ad interim e presidente del Comitato della pera Pala di Glorenza. Di cosa vi occupate?

Petra Windegger & Elmar Prieth: Il Comitato esiste dal 2007, quando la città di Glorenza ha commissionato un’indagine sui suoi alberi di pera Pala in cui sono stati censiti 142 esemplari. Ma la cosa ancor più importante è che un esperto ha determinato le condizioni delle singole piante, condividendo le misure teoricamente necessarie per preservarle. Abbiamo semplicemente sentito il dovere di agire contro la progressiva perdita di questi frutteti in Alta Val Venosta. Attualmente contiamo sette membri, tutti volontari. Dal 2008, insieme al Comitato per l’educazione permanente di Glorenza, organizziamo ogni anno delle giornate ad hoc, la cui fama travalica i confini della Val Venosta, attirando molti turisti. Il nostro scopo è far conoscere meglio questa varietà ultracentenaria e creare migliori opportunità di commercializzazione. In occasione delle Giornate della pera Pala, abbiamo messo a punto un programma con i ristoranti locali, così da offrire agli avventori numerose ricette speciali e creative a base di questa delizia. Sarebbe meraviglioso se gli antichi alberi venissero curati e se ne piantassero di nuovi!

Con il nostro operato, intendiamo promuovere una maggior consapevolezza rispetto a questa varietà di pera plurisecolare e migliorarne le opportunità di commercializzazione. Sarebbe meraviglioso se questi alberi ancestrali venissero curati e nuovi esemplari venissero piantati. La Val Venosta senza peri Pala è semplicemente inconcepibile per noi!

Perché vi impegnate così tanto per la pera Pala? Qual è la vostra spinta interiore, la vostra motivazione?

Questa coltivazione fa parte della nostra identità. Si può affermare che la pera Pala sta a noi abitanti di Glorenza come l’albicocca sta a quelli di Lasa. I venerandi alberi ad alto fusto non sono semplicemente bellissimi, sia presi singolarmente che nell’intero frutteto, bensì sono fondamentali per la biodiversità, in quanto attirano una notevole varietà di specie. Girovagando per l’Alta Val Venosta, ti imbatterai spesso in questi alberi, che danno un’impronta peculiare al paesaggio e raccontano la storia di una frutticoltura totalmente diversa da quella odierna. Questi peri sono custoditi nei nostri ricordi d’infanzia. Per noi è una goduria quando a settembre arriva il momento di assaporare una pera Pala succosa, matura e dolce come lo zucchero, appena colta dall’albero o cucinata secondo una delle antiche ricette che si tramandano nelle nostre famiglie da generazioni. Oggi, ciò che da queste parti è risaputo da secoli viene confermato anche dalla scienza: la pera Pala è ricca di sostanze salutari. La Val Venosta non sarebbe la stessa senza questi frutteti!

 

Qual è secondo voi la situazione attuale della coltivazione della pera Pala e quali le prospettive future?

Un tempo, in questa zona, la pera Pala era un alimento base. La farina prodotta con le pere essiccate fungeva, tra gli altri, da succedaneo dello zucchero. Oggi, invece, viviamo un sentimento contrastante tra i costi di mantenimento e la valenza identitaria dei peri dell’Alta Val Venosta. In teoria, per la cura e la raccolta è necessaria una piattaforma aerea. Sono rimasti in pochi a utilizzare ancora oggi il loan, considerando i rischi che comporta salire su questa scala a un solo montante per raggiungere altezze vertiginose. Tuttavia, un carrello sollevatore costa molto e bisogna organizzarsi anticipatamente, perché nel periodo della raccolta, che si concentra in poche settimane, tutti ne hanno bisogno. Inoltre, per “alleggerire” questi alberi ad alto fusto serve tempo: in un giorno se ne finiscono tre o quattro. La situazione si complica considerando che le pere non possono essere conservate a lungo e devono essere lavorate tempestivamente. La pandemia ha colpito duramente anche noi. Nel 2020 abbiamo dovuto cancellare le Giornate della pera Pala, ma nel 2021 ne abbiamo organizzate alcune in forma ridotta. Siamo comunque orgogliosi di ciò che siamo riusciti a fare.