Cinquant’anni fa la strage del Vajont
Oggi ricorrono cinquant’anni esatti dal crollo della diga che, il 9 ottobre del 1963, provocò la morte di 1910 persone. La rievocazione sulle pagine dell’Alto Adige (“La lezione di un disastro annunciato”) e del Dolomiten, il quale però si chiede anche quanto siano sicuri i bacini acquatici artificiali sudtirolesi (“Besorgter Blick auf die Staumauer”). Risposta tranquillizzante: “Technicker und Geologen beschwichtigen: Ein ähnliches Szenario wie vor 50 Jahren sei unwarscheinlich, Kontrollen und Gesetze sind sehr streng”. Speriamo davvero che non si tratti delle ultime parole famose. L’articolo dell’Alto Adige, firmato da Toni Sirena, si chiude giustamente invitando a ripensare l’intera questione: “Se il Vajont è l’esempio estremo di un sistema di sfruttamento globale del territorio, la sua lezione può consistere solo nell’iniziare a smantellarlo, fermando il nuovo assalto delle domande di concessione che assediano come cavallette ogni pur piccolo torrente di Montagna”. Anche il Vajont, dopo tutto, era solo un piccolo torrente.