Society | La visita

La scuola va ascoltata veramente

L’amara riflessione dell’insegnante Giovanni Accardo a margine della visita oggi a Bolzano della ministra dell’istruzione Stefania Giannini.

È stato sostanzialmente uno scambio di spot tra governo e scuola altoatesina l’incontro che ha avuto luogo stamani al liceo Pascoli di Bolzano, prima tappa del tour nazionale “La Buona Scuola - Il Miur ascolta”

Da una parte il ministro Stefania Giannini, intenta a descrivere il progetto “Buona Scuola - Facciamo crescere il Paese”, ritenuto fondamentale "perché l'istruzione è l'unica soluzione strutturale alla disoccupazione, l'unica risposta alla nuova domanda di competenze espresse dai mutamenti economici e sociali”. Il ministro non ha mancato di citare le ‘cifre tonde’ che accompagnano il progetto: 1 miliardo di euro che il governo ‘intende stanziare’ e 300milioni per la ‘rivitazione dei laboratori’ come strumento per l’avvicinamento della scuola al mondo delle piccole e medie imprese. 

I tre intendenti scolastici Peter Höllrigl, Nicoletta Minnei e Roland Verra dal canto loro naturalmente non hanno mancato l’occasione di illustrare al ministro gli aspetti più qualificanti ed i punti di forza della scuola altoatesina. In vetrina dunque sono andati il ‘forte impegno per il plurilinguismo’, l’’apertura verso l'esterno’ ed il ‘sistema attento ad un costante contatto con il mondo del lavoro locale’. Senza mancare di puntare l’attenzione sul cosiddetto ’sistema duale’ che ‘privilegia uno stretto rapporto tra teoria e pratica’

Fin qui gli spot. Ma come sono andate veramente le cose dal punto di vista, ad esempio, degli insegnanti, visto che il tour nazionale della Giannini si pone l’obiettivo di promuovere il “necessario coinvolgimento di tutti gli elementi che compongono il sistema scolastico nazionale, gli studenti, i docenti ed i genitori”?


Giovanni Accardo

“La stima degli insegnanti italiani nei confronti dei ministri dell’istruzione è pari a zero e non ci facciamo incantare così facilmente” ha detto in merito Giovanni Accardo, insegnante di lettere presso il liceo Pascoli ed uno dei principali propulsori di un concetto di scuola attiva. 
“Ci sono stati ministri come la Gelmini che hanno trattato gli insegnanti come avversari da demolire, altri come Profumo che avevano pensato di alzare di un terzo il carico di lavoro degli insegnanti a parità di stipendio, quindi di fronte a questa ‘tradizione’ ci siamo abituati a pretendere fatti e non parole” ha aggiunto Accardo. 
Ma il desiderato incontro con la scuola reale, cioè con insegnanti, studenti e genitori a Bolzano c’è stato?
Anche in questo caso Accardo è più che diretto nella risposta: “Se il ministro desidera veramente vedere come funziona dall’interno, a scuola deve venirci in maniera informale, deve venire in classe, nei consigli di classe, nei collegi docenti”.

Insomma: presentato come un incontro all’insegna dell’ascolto, alla fine l’iniziativa si è rivelata piuttosto paludata. La scaletta aveva infatti tempi molto stretti e prevedeva, come si evince dal ‘programma’, solo 3 minuti per ogni intervento nel dibattito che ha fatto seguito alla relazione del ministro ed ai ‘saluti istituzionali di dirigente della scuola, intendenti, assessore provinciale e sindaco di Bolzano.

Il prof. Accardo ha riservato parole forti anche in merito ai contenuti del programma “La Buona Scuola” presentato dal ministro Giannini. 

“Il ministro ha parlato di potenziare l’apprendistato ed i contatti con il mondo del lavoro. Ma noi abbiamo anche altre esigenze: hanno tagliato la storia dell’arte e parlano di ridurre le ore di filosofia. Cosa vogliamo fare della cultura e del sapere? Vogliamo sempre più una scuola come formazione professionale? L’ultimo rapporto Isfol dice che le imprese che non scompaiono sono quelle dove c’è cultura.” 

“E’ ora di finirla con questa cosa della scuola azienda” ha incalzato Accardo, ribadendo che “la scuola è sapere critico e creatività”

Tutto sbagliato allora?

“No, per carità. Però sarebbe meglio che ogni ministro prima di annunciare una riforma si prendesse un anno di tempo per andare in giro per le scuole d’Italia. Per capire. E identificare 5 urgenze, mica 2mila. Le riforme epocali non servono a nulla. Bisogna andare sulle cose concrete. Siamo stanchi della burocrazia e dell’uso strumentale della scuola per fare campagna elettorale.”

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