Un lupo, una lupa anzi, in pieno centro a Bolzano. C’è di che far suonare le sirene d’allarme per un’edizione straordinaria della campagna condotta, a suon di foto terrificanti e di messaggi altrettanto horror contro il leggendario predatore.
La lupa c’è ma non farà del male né a Cappuccetto Rosso né alla nonna. Se ne sta, buona buona, al primo piano del Museo di Scienze Naturali in un angolo a lei dedicato della mostra riguardante proprio le specie animali autoctone dell’Alto Adige. Non è però un semplice simulacro anonimo. L’animale, realizzato con tecniche sofisticatissime e con un esito spettacolare, è la perfetta riproduzione di una lupa realmente esistente. Il suo doppio vive, scorrazza e preda sulle montagne della Val di Non. Un paio d’anni fa, nell’ambito di un progetto di ricerca dell’Eurac è stata catturata, attentamente misurata e poi liberata con un radiocollare che ha permesso di seguirne gli spostamenti per quasi un anno. Anche dal frutto di quelle ricerche nasce l’esemplare ora esposto e che colpisce il visitatore innanzitutto per il suo aspetto generale. I lupi italiani, quelli che sono venuti a ripopolare le nostre montagne dopo un’assenza di qualche decennio, sono animali di taglia medio piccola, la metà, più o meno, dei loro parenti americani molto più massicci.
Il branco di cui fa parte la nostra lupa si è specializzato, come accade per questi animali, in un tipo di predazione specifica, quella dei cervi o, più raramente, dei caprioli e si tiene lontano dagli allevamenti ed altri insediamenti umani nella zona in cui vive. Non sempre avviene così. Altri branchi preferiscono colpire le greggi o le mandrie ed allora si pongono delicati problemi di gestione di questa convivenza che diventa complessa.
Per la gestione, tuttavia, occorrono le conoscenze e occorre un approccio basato su di esse anziché sulle leggende e sull’emotività. Eppure, hanno detto i responsabili del Museo, della Provincia e dell’EURAC, inaugurando venerdì mattina l’angolo dedicato al lupo, attualmente il dibattito in Alto Adige sulla presenza di questo animale si basa per la quasi totalità su elementi che con la realtà scientifica hanno poco a che fare. La scelta dell’istituzione scientifica bolzanina mira proprio a informare il pubblico più vasto sulle caratteristiche dei lupi, sulla loro origine, sul loro comportamento. Tenendo sempre presente, ha voluto precisare il Direttore dell’ufficio caccia e pesca della Provincia Luigi Spagnolli, che la presenza dei lupi nella nostra terra non è un fatto casuale. Essi fanno parte da millenni dell’ecosistema altoatesino ed ora sono giunti, come altre specie, a rioccupare la nicchia ecologica dalla quale erano stati scacciati. Non è nemmeno stata necessaria un’operazione di reintroduzione come è avvenuto nel Trentino per gli orsi o sull’intero arco alpino per il gipeto. Sono arrivati da soli e la sfida, adesso, è quella di gestirne la presenza nel modo migliore.
Nell’angolo del museo dedicato al lupo visitatori troveranno, oltre allo stupendo esemplare di prodotto, degli altri oggetti che ne ricordano anche la valenza culturale e uno schermo interattivo con il quale esplorare, anche con il gioco, la realtà di questo animale, che si affaccia nel nostro immaginario collettivo con le paure risalenti probabilmente all’epoca remotissima nella quale ci contendevamo con esso una preistorica bistecca, ma del quale, in realtà, sappiamo abbastanza poco.