Disabilità e istruzione
È l’ora che anche qui se ne parli, non è più possibile farne a meno. Mi riferisco alla disabilità. Avrei voluto usare il termine “diversità”, tuttavia ho scelto deliberatamente di utilizzare il termine “disabilità” perché non voglio dare adito a equivoci. Voglio qui riferirmi precisamente alla “disabilità”, in particolare nella sua forma più strana: la disabilità mentale.
Fino alla Seconda guerra mondiale era diffusa l’opinione che il disabile mentale fosse una creatura di Dio e, tuttavia, dovesse rimanere custodito, confinato in appositi istituti per non disturbare la società “civile”. Col dopoguerra qualcosa è cambiato: è diventato detentore di diritti. Sanciti, a partire dagli anni ’70, da una vera esplosione, la più famosa delle quali è la legge 104/92 (92 indica l’anno in cui è stata promulgata, il che significa che il prossimo anno saranno passati già trent’anni da allora): moltissime le disposizioni emanate dal Legislatore Internazionale, Europeo e Nazionale in suo favore. Tutte immancabilmente contenenti un diritto ritenuto fondamentale: l’istruzione.
Consapevole delle perplessità che avrebbe sollevato, il Legislatore ha anche indicato la strada per perseguire questo obiettivo, fondandola su due pilastri: la necessità di una figura che favorisca l’inclusione, nota col nome di “insegnante di sostegno”, e la necessità di personalizzare il piano educativo.
In risposta all’interrogazione n°1686/21, l’assessore Giuliano Vettorato ha dichiarato che nell’anno scolastico 2020/21 gli alunni con diritto al sostegno erano 955 nella scuola italiana e 796 nella tedesca [1], situazione che si ribalta passando al numero di insegnanti di sostegno: 170 nella scuola italiana e 460 nella tedesca.
In aggiunta, l’assessore ci informa che nella scuola italiana, cito testualmente, il «numero totale ore di sostegno nell’anno scolastico 2020/21: h 3.325,00», cui corrispondono 3,48 ore anno per alunno certificato 104. Chi scrive spera che sia stato commesso un errore, in caso contrario vi devono essere moltissimi alunni che non ricevono neppure un’ora di sostegno l’anno e, tuttavia, è difficile credere che le informazioni non siano state sottoposte ad accurata verifica prima di rispondere (io, al suo posto, lo avrei fatto). [2] Nell’ipotesi plausibile che si volessero intendere 3.325 ore la settimana, al disabile sarebbero spettate comunque 3,48 ore la settimana, una quantità assolutamente insufficiente a garantire il rispetto del suo diritto all’istruzione.
La situazione non è migliorata alla ripresa dell’anno scolastico in corso, motivo per il quale alcuni genitori e associazioni si sono mobilitati promovendo nuove azioni nei confronti della Direzione Istruzione e Formazione italiana, prima di riferire delle quali tuttavia, preme qui tirare una conclusione.
Da anni si sente ripetere che mancano le risorse economiche, che non ci sono soldi. Falso: il problema è culturale. Esistono persone che hanno in antipatia il disabile mentale, che lo concepiscono come un fastidio, persone che considerano uno spreco investire risorse nella sua educazione. A queste persone il balzo in avanti del Legislatore è stato sgradito, avventato e tornerebbero volentieri allo stato ante ultima guerra mondiale, fatto salvo, avendo appreso durante i loro eruditi studi che “Dio è morto”, togliere al disabile persino lo status di “creatura di Dio”. A chi, tra coloro, fosse dipendente pubblico, giova ricordare che non gli è chiesto di condividere le leggi dello Stato, ma esclusivamente di applicarle, esaltandone lo spirito, non avvilendolo.
La più celebre citazione del fisico Max Planck recita: «Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e al loro posto si forma una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari.» Se ciò vale anche per le verità dell’etica, ai disabili mentali non resta che auspicare un rapido ricambio generazionale.
Francesco Festa
NOTE
[1] Secondo i dati pubblicati dal quotidiano “Alto Adige” gli iscritti alla scuola italiana erano 22.531, alla tedesca 65.598, quindi l’incidenza degli alunni certificati 104 vale rispettivamente il 4,24 % e il 1,21%, una differenza, a giudizio di chi scrive, non ascrivibile esclusivamente alla variabilità statistica e che sarebbe doveroso indagare. Dovere che l’assessore non ha sentito come proprio.
[2] non è dato di sapere quante siano state le ore nella scuola tedesca, poiché la risposta evade la domanda indicando i criteri con cui tali ore sono distribuite.
Concordo in pieno con quanto
Concordo in pieno con quanto affermato e faccio miei i dubbi e le domande espresse.