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Tante rinascite

“Quando mi vede mi abbraccia. Per lui è stato come rinascere”
Note: This article was written in collaboration with the partner and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.

“Quando mi vede mi abbraccia. Per lui è stato come rinascere”,  è emozionata Giuliana Brancaleon quando mi racconta di una tra le  esperienze più toccanti in questi 27 anni di lavoro per la cooperativa sociale C.L.A. Un’esperienza lavorativa segnata da innumerevoli incontri, soddisfazioni ma anche momenti difficili. Ma Giuliana è convinta: “Non avrei mai potuto fare un lavoro diverso”.

È una di quelle giornate da cartolina. Dopo una pedalata in bici sotto il cielo limpido fino in zona industriale, mi ritrovo nei laboratori della cooperativa sociale C.L.A. Grandi macchinari per la stampa di prodotti promozionali e la produzione di oggetti in cartone dominano gli spazi dei laboratori. A una macchina alcuni collaboratori stanno inserendo dei magneti in un portadocumenti in cartone.  “Posso farvi una foto”, chiedo. “Oggi no, non sono stato dal parrucchiere”, risponde uno di loro, scherzando sulla propria testa rasata a zero. Gli altri sorridono. Si respira un’atmosfera cordiale e rilassata. E come potrebbe essere diversamente?

La cooperativa sociale C.L.A. è una pioniera del settore dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; da ormai quasi 40 anni a Bolzano crea lavoro per persone diversamente abili. Attualmente sono sei i dipendenti della cooperativa, dei quali due assunti con un contratto di reinserimento lavorativo. Altre dieci persone lavorano nella cooperativa come tirocinanti o nell’ambito di altri progetti di inserimento lavorativo. “Da noi le persone possono sperimentarsi per entrare o rientrare nel mondo del lavoro”, spiega la responsabile amministrativa della cooperativa Giuliana Brancaleon. È dal lontano 1988 che Giuliana quotidianamente si siede dietro alla scrivania delle cooperativa di Via Galilei. “Non riesco a immaginarmi in un posto diverso”, afferma: “Pur essendo la mia una professione tecnica, la componente umana del mio lavoro è quella che mi ha dato le maggiori soddisfazioni”.

Giuliana, tutto è cominciato quasi 40 anni fa…
Per raccontare la storia della CLA è necessario fare un passo indietro, ritornando agli anni prima della sua fondazione nel 1976. Allora un gruppo di genitori di ragazzi disabili ha avvertito il bisogno di un’organizzazione che si occupasse del tempo libero delle persone diversamente abili. Il professor Italo Mauro, allora insegnante di filosofia al Liceo Carducci, li ha spronati a fondare a Bolzano una sezione locale dell’Associazione Italiana Assistenza Spastici (A.I.A.S.). Per il momento il problema era risolto, ma la questione si ripropose quando questi stessi genitori si ritrovarono in difficoltà nel cercare un lavoro per i propri figli, ormai cresciuti. Il mondo del lavoro, infatti, non era fatto per le persone disabili. Nacque così, dalla caparbietà del professor Mauro, la cooperativa C.L.A. sotto forma di laboratorio protetto, con lo scopo di offrire uno sbocco professionale alle persone svantaggiate.

Una proposta molto innovativa, anche perché allora le cooperative sociali ancora non esistevano.
Il ragioniere Leonardo Salsotto, tra i soci fondatori della cooperativa, era quello che si occupava della parte legale e aveva anche cercato di dare una forma a questa organizzazione. Spulciando tutta la normativa esistente allora, era arrivato a denominarla “cooperativa di solidarietà sociale”. Era, infatti, una cooperativa dal taglio completamente diverso rispetto alle altre allora esistenti.

Com’è cambiata la cooperativa da allora?
Quando sono arrivata qui (all’inizio del 1988 NdR) la cooperativa non era assolutamente strutturata; era costituita da un gruppo di lavoratori molto motivati e capaci, ma mancava completamente la cultura aziendale. Quella è arrivata con me e Roberto Comina, che ha iniziato a collaborare con la C.L.A. circa un anno dopo di me. E’ stata creata una rete commerciale, sono stati fatti investimenti importanti in macchinari e attrezzature paragonabili a quelli delle grandi cartotecniche venete.

Sono dunque cambiati anche i settori in cui opera la cooperativa?
Il reparto storico, quello della serigrafia che esiste sin dall’origine, è rimasto. L’attività della termosaldatura, ossia la lavorazione del PVC in cartelle e portadocumenti, si è, invece, parzialmente evoluta nella cartotecnica. Per un discorso ecologico il cartone, infatti, ha preso il sopravvento sui materiali plastici. Negli anni ’90 si è aggiunto il reparto di stampa di articoli promozionali.

La cartotecnica consiste nella produzione vera e propria di cartelle, portadocumenti e cartelline in cartone.  Come riuscite a essere concorrenziali in questo settore?
Produciamo prodotti personalizzati, che vengono progettati insieme al cliente dall’inizio alla fine. È in questo settore che possiamo essere competitivi.

Chi sono i vostri clienti?
Sono soprattutto ditte private, banche e altre aziende attive anche a livello internazionale.

In tutti questi anni avrete anche attraversato dei momenti di difficoltà, immagino.
Quando si è ritirato il prof. Mauro, un filosofo che ne capiva poco di contabilità, bilanci e di quadratura di conti, ma aveva una visione che andava oltre, delle idee e capacità fuori dal comune. Abbiamo imparato molto da lui e non solo per quanto riguarda il lavoro.  Ma anche gli ultimi due tre anni non sono stati facili per la nostra cooperativa. Il nostro ex presidente Paolo Cola nel 2012 si è ammalato gravemente ed è venuto a mancare a giugno dell’anno scorso. Era sicuramente il fulcro della C.L.A.. A questo grave lutto si è aggiunto il picco della crisi congiunturale, creandoci così una doppia difficoltà. Sono stati anni difficili e di grande instabilità sotto molti punti di vista. Adesso va meglio e i segnali di ripresa sono confortanti.

Ma le soddisfazioni nel vostro lavoro comunque non mancano.
Vivere giornalmente i progressi, il recupero della tenuta lavorativa di persone in difficoltà, vedere uomini e donne rialzarsi e lasciare la C.L.A. con la loro dignità riconquistata e con obiettivi e prospettive davanti è sempre una grande emozione. Ogni volta che è possibile collocare una persona in modo stabile e duraturo sul mercato del lavoro dopo che è riuscita a riprendere in mano la propria vita, è per noi la più grande delle soddisfazioni.