"Raccontare storie... suonando".
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SALTO: Nella sua infanzia, la musica era di casa?
Gianni Olivieri: La musica sì è fatta sempre parte della mia famiglia anche se a livello amatoriale. Sia i miei nonni che mio padre suonavano in banda, rispettivamente il bassotuba e flicorno tenore i nonni, mio padre il sax contralto. E’ stato mio padre che mi ha indirizzato alla musica portandomi in banda e devo dire che la scelta per quanto mi riguarda dell’oboe è stata molto casuale, venni indirizzato all’oboe dal maestro della banda, perché alla banda mancava un oboe.
Cosa sognava di diventare?
Da piccolo non avevo un'idea ben chiara di cosa mi sarebbe piaciuto fare. Posso dire che mi è sempre piaciuto scrivere, l'idea di scrivere delle storie è una di quelle cose che mi sarebbe piaciuto fare. Poi è entrata la musica, diciamo che provo a raccontare delle storie suonando.
Ora è chiamato a essere il solista davanti ai suoi colleghi. Emozionato ?
Sicuramente affrontare il Concerto da solista, un concerto veramente molto impegnativo di fronte ai tuoi colleghi, dà grandi stimoli, una grande emozione ovviamente ma con grande senso di responsabilità. E' un lavoro completamente diverso da quello che svolgo abitualmente in orchestra, impone una preparazione di mesi. E’ un impegno veramente importante per quanto mi riguarda e spero che sia apprezzato il lavoro che ho fatto per arrivare a questo appuntamento.
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Ci consiglia una selezione minimale delle composizioni che ritiene più interessanti della letteratura per oboe?
Suggerisco la Cantata BWV 82 di Bach per apprezzare il dialogo e la perfetta fusione con la voce umana, il concerto di Mozart per l'articolazione la brillantezza del suono, il concetto di Strauss appunto per i lunghi fraseggi, la varietà di colori timbrici, e la Sequenza VII di Luciano Berio per il nuovo linguaggio che introduce nell’oboe.
Un libro, o un film, che sono stati per lei importanti?
Un libro molto importante per me è stato “Lettere luterane” di Pasolini. Questa raccolta di articoli pubblicati sul Corriere della Sera devo dire mi ha colpito molto per l'analisi molto lucida che Pasolini fa già negli anni 70 della nostra società, dei nostri giovani, e anche di quello che accadrà dopo. In particolare mi ha colpito una frase: “dovremmo fare una rivoluzione per i nostri doveri”. Io credo che in un paese dove tutti rivendicano diritti, proporre di fare una rivoluzione per i nostri doveri sia una frase veramente non solo innovativa ma anche appunto rivoluzionaria.
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12.12 Bolzano ore 20.00 - 13.12 Trento ore 20.30 - 14.12 Ortisei ore 20.00
Stagione sinfonica dell'Orchestra Haydn
direttore Enrico Calesso, oboe solista Gianni Olivieri
musiche di Prokof'ev, Strauss e Strawinski