“Gli asili non sono assistenza sociale”
La ‘provocazione’ era stata lanciata nei giorni scorsi dall’ex assessore bolzanino Luigi Gallo su Facebook, provocando un vivace dibattito.
"Kindergeld della Provincia, voucher statali, assegni regionali... ammetto la mia ignoranza ma ho perso il conto dei provvedimenti di contributi in contanti, legati all' infanzia, introdotti negli ultimi anni come aiuto per pagare nel mercato dei servizi. Milioni e milioni di euro in contributi (per il Kindergeld della nostra Provincia 32 milioni annui). Io penso che sarebbe molto meglio fare una cosa semplice: considerare asili e scuole materne pubbliche come servizi educativi e fornire il servizio gratuito alle famiglie. Asili nido e scuole materne gratuite. Servizi, non assistenza sociale.”
La proposta è stata subito commentata da Nadia Mazzardis, secondo la sua tradizionale prospettiva neo-femminista: “pienamente d'accordo, anche perchè spesso il Kindergeld viene trattenuto dalla famiglia ed è un incentivo per le donne a lasciare il lavoro”. E sempre Mazzardis ha subito inquadrato però il principale problema di fondo, che ostacola la prospettiva delineata da Gallo.
“Un conto è un Kindergeld in un paesino in montagna, che rappresenta un'entrata per la donna, e che per la famiglia portare il bambino al primo nido d'infanzia utile è più pesante in termini di gestione tempo/spazio che tenerlo a casa. Un altro è tutto ciò in una gestione cittadina.”
Per inquadrare meglio la situazione e consentirgli di trasformare la sua ‘provocazione’ in proposta, abbiamo allora pensato di chiedere lumi direttamente a Luigi Gallo.
salto.bz : Sui social lei ha parlato sinteticamente di asili gratis al posto dei contributi. Ma qui bisogna fare i conti con una situazione completamente diversa tra città e resto della Provincia. E di due prospettive, anche culturali, differenti.
Luigi Gallo - Sì, è indubbio che i bisogni di un piccolo paesino di valle sono diversi rispetto a quelli nel capoluogo. È soprattutto in città che io trovo assurda la proliferazione di contributi. E rilevo che di base ci sono due modelli: o si danno soldi per acquistare servizi in quello che tutto sommato si considera un mercato oppure si danno buoni servizi di qualità a tariffe basse o addirittura gratuiti.
Ancora più di base si dovrebbe superare l’idea che i servizi all’infanzia siano delle prestazioni di servizio sociale. Questa idea oggi è abbastanza superata per quanto riguarda le scuole materne ma invece i nidi ancora invece non vengono considerati servizi educati ma di assistenza.
Gli asili nido son ancora assimilati all’assistenza sociale?
Già. E considerare educativi tutti i servizi per l’infanzia consentirebbe poi di aiutare a pensate che, come le scuole, dovrebbero essere gratuiti ed universali. Invece ormai a tutti i livelli istituzionali (stato, province e comuni) si è diffusa questa idea che si danno soldi e poi di arrangi.
Tornando alla domanda iniziale: rispetto a Bolzano nel resto della provincia gli asili hanno un ruolo meno significativo anche dal punto di vista della sensibilità culturale. E Bolzano sconta naturalmente il fatto che un eventuale cambiamento di rotta nella gestione dei servizi all’infanzia andrebbe compiuto in Provincia dove la ‘trazione politica’ ha una sensibilità meno incline a riconoscere le esigenze urbane del capoluogo. Che fare? È pensabile un sistema diverso tra Bolzano e il resto del territorio altoatesino?
Sì, è pensabile. Anzi… pensare è l' unica cosa che ci è rimasta, forse... Occorre avere avere finalmente il coraggio di proporre cose chiare e forti anche per Bolzano. È vero che l’idea del doppio binario comporta delle difficoltà del doppio binario, ma se Bolzano rinuncia anche a pensare....
Fängt das mit den
Fängt das mit den "Wahlzuckerlen" jetzt schon an? Mindestens am Aschermittwoch könnten Politiker doch darauf verzichten!
Fra l'altro il buon Gallo con il suo micropartitino bolzanino cosa crede di poter raggiungere al di fuori della solita poltrona in consiglio comunale?