Culture | Arte partecipativa

Place Off

L’arte partecipata del collettivo Scaf.Scaf con gli studenti del liceo Pascoli
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Un incontro con gli studenti del liceo G.Pascoli (BZ)
Foto: Collettivo Scaf-Scaf

Place2020 è una performance artistica che nasce da un progetto più ampio chiamato “PlaceOff” vincitore del Bando Generazioni 2020. L’iniziativa nasce della progettualità della cooperativa Edu.Art e Scaf.Scaf Arta Ngucaj e Arben Beqiraj, in collaborazione con il Liceo Giovanni Pascoli di Bolzano, l’Associazione La Strada-Der Weg onlus, la bottega di cultura Don Bosco Social e Medialab.
Il progetto “PlaceOff” si colloca a pieno titolo nella direzione della partecipazione e ha coinvolto gli studenti delle classi 1A Economico Sociale, 2E Artistico e 5B Scienze Umane del Liceo Artistico G. Pascoli di Bolzano che, in concertazione con l'istituto (in particolare con la competenza del professore Nazario Zambaldi come coordinatore delle classi e con la collaborazione del professore Andrea Orandini) hanno preso parte ai laboratori e ai workshop di Scaf.Scaf, pensati in modo bidirezionale per strutturare un dialogo con l'obiettivo di trasmettere conoscenza creativa e valorizzare le idee dei giovani studenti sostenendoli nella ricerca.  
Scaf.Scaf, durante il laboratorio iniziato nell’anno scolastico 2020/2021 in coincidenza con le limitazioni sociali causate dalla pandemia, assieme ai giovani artisti di domani, si sono interrogati sul significato della piazza come luogo che ha perso l'identità di spazio in grado generare una rete sociale autentica essendo essa stata sostituita per lo più dalla virtualità di una piazza che indistintamente è un ovunque, un network di file e avatar, di pollici alzati, ma con panchine vuote riempite per lo più da post su post e foto da scrollare. Cosa è la piazza? Cosa significa oggi piazza?
Il risultato finale è stato affidato a una performance intitolata “Place2020” che ha visto in scena come performer l'allievo Nicolò Bruni insieme agli studenti che hanno partecipato a distanza. Vera protagonista la Piazza Don Bosco di Bolzano che, per effetto del decreto ministeriale, era, come tante, una piazza vuota, ma che sabato 19/12/2020, giorno in cui è avvenuta l'operazione artistica, si è simbolicamente riempita di sedie (anch'esse vuote) poste in circolo, ognuna delle quali accoglieva una cassa musicale da cui usciva la voce di uno studente che ha lasciato le proprie riflessioni alla memoria di un vocale registrato. Nicolò, posizionato al centro, sulla schiena portava un'antenna per ricevere simbolicamente il segnale delle voci, le tante che si udivano dalle casse, ma anche quelle più silenti che non hanno modo di esprimersi, quelle che vanno cercate dove la frequenza è meno nitida, le voci interiori di ognuno di noi. “Place2020” è una performance ricca di elementi simbolici e anche il tappeto rosso al centro della scena, sopra cui, come una danza, Nicolò cercava il segnale è un elemento carico di significato: da un lato il tappeto offre la percezione di essere a casa, facendo della piazza una spazio intimo, dato che il tappeto nella cultura occidentale è un oggetto domestico e dall'altro raccoglie gli echi di culture altre ricordando il rito sacro della preghiera come se il performer stesse invocando un dio universale implorandolo di ascoltare le tanti voci, diventando, così, esso stesso convettore di segnali verso il cielo.
La ricerca di Scaf.Scaf desidera creare una comunità che esiste e si confronta anche per mezzo dell’arte, vuole stimolare una nuova possibilità di socialità anche attraverso l'arte, intende trasformare luoghi abitativi, piazze e spazi comuni in contenitori espositivi, provocando, attraverso la partecipazione attiva, nuovi modelli di convivenza e sollecitando la fruizione dell’arte.
Come per le opere precedenti il progetto “PlaceOff” segna la continuazione di una poetica volta all'indagine dell’interazione interpersonale, ma in quest'ultimo caso ha agito in un momento storico in cui, per necessità, le relazioni sono ridotte, cercando di unire dove le divisioni sono accentuate, cercando di presidiare dove le distanze sono imposte, cercando di esserci per compensare il vuoto, nell'attesa di riempire di vita la platea (termine da cui deriva piazza) e continuare a vedere lo spettacolo dell'esistenza.