Society | Giornalismo

A quando una nuova fase per i media online?

Luca Sofri, direttore de www.ilpost.it, parla di giornalismo che resta, che cambia, che sparisce nel secondo incontro promosso dall'Università di Trento.

Accade che i media cartacei, radiofonici e televisivi siano abituati a citarsi l'un l'altro, a menzionarsi reciprocamente. I media online invece vengono per lo più ignorati, da una parte perché i media tradizionali sono tutti anche online, dall'altra perché non vengono considerati come dovrebbero.

«C'è un atteggiamento schizofrenico – spiega Sofri – dell'informazione tradizionale, che soffre della fossilizzazione economica, politica, culturale del nostro Paese. Difficile trovare sostenitori delle innovazioni. Per un periodo i giornali hanno visto i media online come un insulto, un'offesa, una lesa maestà. Poi si sono spostati online vedendo Internet un po' come si fa con un monnezzaio. Lo scadimento della qualità dei media tradizionali online è traboccato poi quindi anche sulla carta».

Maggiore considerazione per i media online accadrà secondo Sofri solo quando «ci sarà un vero ricambio generazionale. Un ricambio che oggi viene rallentato dal fatto che ci sono dei giovani-vecchi che sono cresciuti all'interno del sistema. Giovani che propongono vecchi schemi».

Ai ragazzi all'interno dell'auditorium del Dipartimento di Lettere e Filosofia Sofri consiglia di «non seguire modelli esistenti, che sono già saturi». Come esempio il giornalista toscano cita un ragazzo che si è presentato mostrando un proprio blog di questioni politiche attuali. «Era invece molto più interessante il blog di pronostici sportivi che gestiva assieme ad un amico». Un blog che fruttava circa 800 euro al mese.

I lettori de IlPost

A metà 2015 il traffico mobile ha superato quello da desk per www.ilpost.it. Un giornale online che fa tra i 200mila ed i 220mila visitatori unici al giorno. Con una provenienza che si spartiscono equamente l'accesso diretto, l'accesso tramite motore di ricerca e quello attraverso i social network. Dai social le visite provengono quasi esclusivamente da Facebook, con Twitter che è drasticamente sceso soprattutto nell'ultimo anno.

«Il modello di business – spiega Sofri – negli ultimi anni si è distrutto, sono crollate le possibilità di guadagnare denaro diffondendo informazioni. Nel 2015 www.ilpost.it è riuscito a raggiungere il pareggio economico, per il fatto però che spende pochissimo. Siamo partiti in cinque ed oggi siamo in quindici in redazione».

Il matrimonio tra Repubblica e La Stampa

L'annunciata unione fra i gruppi editoriali Espresso-Repubblica e La Stampa secondo Sofri metterà in luce ancora una volta «il conflitto tra dover essere prodotto commerciale ed il voler essere un servizio pubblico». Una scelta azzeccata sul piano del business, visto anche il calo drammatico delle vendite in edicola, ma restano molti punti di domanda riguardo all'aspetto del pluralismo dell'informazione. «Repubblica ad esempio ha portato avanti agguerrite battaglie, recentemente anche sull'accordo Mondadori-Rizzoli per i libri». In pochi, anche fra gli intellettuali, si sono invece stracciati le vesti per la formazione di questo nuovo gruppo editoriale, che avrà il 20% del mercato.

La genesi de IlPost

Sofri racconta di aver sfruttato la visibilità del suo blog www.wittgenstein.it e del fatto di aver condotto assieme a Giuliano Ferrara su La7 l'edizione 2002-2003 di “Otto e mezzo”. «Ho prestato sin da subito attenzione a cosa accadeva online, osservando ciò che accadeva negli Stati Uniti».

La linea editoriale de IlPost era guidata dalla diffidenza e la delusione generale per la qualità dell'informazione italiana. «Vogliamo creare – spiega – un prodotto elitario per le masse». Attenzione anche alla gerarchia delle informazioni. Mentre sul profilo finanziario «siamo stati sostenuti da “imprenditori illuminati”». Un modello basato interamente sulla pubblicità, con un grande del settore, Banzai www.banzai.it, come partner tecnologico. Da giovani ex Banzai è nata anche un'altra importante esperienza di giornali online, quella di Citynews, che gestisce il sito nazionale www.today.it, affiancato da molti giornali online locali tra i quali www.trentotoday.it.

Il problema degli Ad Blocker

Il modello di business basato integralmente sulla pubblicità rischia di avere delle difficoltà anche per la diffusione di software che bloccano le inserzioni pubblicitarie sui siti.

«Si stima che un 20-25% di utenti abbiano un ad blocker, recentemente Apple ha anche integrato un software di questo genere all'interno del proprio browser».

La soluzione non sembra essere nemmeno il native advertising, i cosiddetti “redazionali”. Ma al solito la diversificazione del business. I giornalisti de IlPost non si muovono dalla scrivania, ma utilizzano contenuti disponibili online mescolati grazie a capacità di orientamento e rielaborazione. «Non facciamo mai scrivere collaboratori esterni, perché non conviene. Potremmo dare massimo 21 euro per articolo. Ottimizziamo invece le nostre capacità. Un giornalista de IlPost in un giorno arriva a scrivere fra i 4 ed i 6 articoli».

Pochi commenti e più pagine Facebook

IlPost ha fatto la scelta di non dare grande priorità all'interazione con i lettori, moderando i commenti. Ha optato per avere più di una pagina su Facebook: una nella quale si mettono tutti i contenuti pubblicati, una sulla quale ci sono solo gli articoli più efficaci, quindi vi sono dei singoli account per settori tematici.

Prossimi appuntamenti l'8 aprile alle 17 a Sociologia con Giovanni de Mauro, direttore di Internazionale. Il 13 aprile alle 17 interverrà Claudio Cerasa, direttore de “Il Foglio”. Infine venerdì 22 aprile alle 17 sarà la volta di Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera.