“Non chiamatemi Kaiser”

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“Sa una cosa, credo che forse solo il 10% dei dipendenti del Comune di Laives mi chiami il Kaiser e del resto è un soprannome che non ha a che fare con il mio abituale modo di essere. Io ricevo 15-20 dipendenti alla settimana, e giovedì scorso ho avuto un incontro con otto rappresentanti sindacali che è durato 3 ore, abbiamo parlato della distribuzione dei carichi di lavoro, del miglioramento delle indennità e dell’aumento della pianta organica. Ho chiesto ai delegati se qualcuno era stato chiamato dai dipendenti che hanno firmato le lettere nelle ultime settimane. Ebbene, nessuno era stato contattato. Di solito se c’è un malessere, i dipendenti contattano i sindacati”.
Il sindaco di Laives Giovanni Seppi non ci sta a passare per il cattivo. E’ convinto - e lo dice apertamente - che dietro il braccio di ferro con i dipendenti dell’Ufficio V – Cultura e sociale (ne abbiamo scritto in due articoli, qui e qui) ci siano motivazioni politiche e ci sia in particolare Uniti per Laives, la formazione politica che per la successione a Christian Bianchi ha sostenuto la candidatura a sindaca di Claudia Furlani. L’ex assessora negli anni precedenti era stata la referente politica proprio dell’Ufficio V e, per i non laivesotti, va ricordato comunque che fino a pochi mesi prima delle elezioni Seppi era vicesindaco e aveva felicemente governato con Bianchi e Furlani. La sfida al ballottaggio proprio con l'ex assessora e le asprezze della campagna elettorale in poche settimane hanno però scavato un solco incolmabile tra i due ex alleati.
“E’ evidente dal tipo di interrogazioni che fanno e da quello che scrivono che dietro ci sia il gruppo di Uniti per Laives. Sono stato contattato dai genitori di alcuni dei trenta che hanno firmato la prima lettera e mi hanno detto espressamente che temono i loro figli siano strumentalizzati politicamente. Il fatto è che in passato qualcuno era abituato a mischiare politica e amministrazione, ma questa situazione deve cambiare. Le pare normale che dei dipendenti si rivolgano con quelle parole e quei toni agli assessori di riferimento? Non si è mai vista da nessuna parte una cosa del genere. E poi perché trasmettere tutto anche alla stampa?”, dice Seppi.
Resta da capire come mai il primo cittadino che professa disponibilità al dialogo non abbia incontrato i dipendenti che hanno espresso il forte disagio per il clima di lavoro e le forti ingerenze politiche. “Noi - spiega - abbiamo subito contattato i dipendenti. Un primo incontro è stato rifiutato a inizio gennaio da 6 o 7 di loro, dicendo che avrebbero incontrato i politici solo alla presenza della dirigente di riferimento che in quel momento era la segretaria generale. Un incontro è comunque avvenuto fra tre dipendenti e tre assessori. Non abbiamo ancora ricevuto risconto da tutti ma la Giunta è disponibile a incontrare i dipendenti questo mercoledì e un giorno della prossima settimana”.
"Lettura in aula della email dei dipendenti? Non c'è nessun obbligo, deciderà il presidente"
Ma come mai Seppi non ha risposto nei tempi previsti alla “opposizione” nei confronti di una delibera della Giunta che designava una dirigente facente funzioni? “Perché abbiamo dovuto richiedere un parere agli Enti locali. Quello per la risposta è un termine indicativo non tassativo. Comunque a breve adotteremo una delibera per trattare l’opposizione”, spiega il primo cittadino.
I 9 resistenti, appellandosi al diritto di replica, hanno chiesto che la lettera inviata ai consiglieri venga letta in aula dal presidente del Consiglio comunale nella prossima seduta. “La decisione se leggere o meno il documento - replica Seppi - spetta al presidente del Consiglio comunale ma non esiste nessun obbligo da parte sua. La lettera è già purtroppo pubblica anche se i consiglieri sono obbligati alla riservatezza e non avrebbero dovuto inviarla ai media, ma ripeto: non c’è alcun obbligo, anche perché sennò ogni cittadino può pretendere che venga letto qualcosa in aula”.
Seppi definisce quindi ciò che sta accadendo con i dipendenti dell’Ufficio V “scaramucce amministrative” e di pensare ad appianare ai contrasti "per il bene della comunità": "Queste sono cose che ai cittadini non interessano, loro vogliono che ripariamo la buca sulla strada. I dipendenti chiedono di rispettare i termini per l’opposizione ma anche i dipendenti devono rispettare dei termini per l’espletamento delle pratiche. Ci sono una serie di fatti che stiamo analizzando, e credo ci saranno ulteriori evoluzioni”. Una frase piuttosto sibillina che non sembra andare esattamente nella direzione della volontà di dialogo annunciata. Nei corridoi del Municipio si parla di una sorta di dossier alla ricerca di errori amministrativi commessi nei 9 anni precedenti, il che denoterebbe una sorta di intento dichiaratamente persecutorio. “No, nessun dossier, gli uffici stanno verificando alcune cose e puntano a garantire la continuità e la buona amministrazione”, garantisce Seppi. Se l'obiettivo è superare davvero il braccio di ferro, c'è da augurarsi che sia proprio così.
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Ultima notazione. Ieri su Facebook è comparso un messaggio di Max Maglione, il “marketing manager” della campagna elettorale di Giovanni Seppi, che sembrava scritto da un funzionario della Germania dell’Est nel 1982. Per farsi un’idea, vale la pena di pubblicarlo integralmente, a partire dal titolo, che è tutto un programma: “Comune di #Laives: un ambiente di lavoro da valorizzare, non da screditare".
“Negli ultimi giorni – scrive quindi Maglione - si è parlato molto del presunto (presunto?) clima teso all’interno del Comune di Laives. È giusto che i lavoratori abbiano il diritto di esprimere il proprio punto di vista, ma è altrettanto importante ricordare che lavorare nella pubblica amministrazione offre vantaggi e tutele che nel settore privato sono spesso un miraggio. Contratti stabili, ferie garantite, malattia retribuita, orari flessibili, permessi, tredicesima e quattordicesima, pensione sicura, contributi pensionistici più elevati e meno anni di maturazione … Sono solo alcuni dei benefici che chi lavora in Comune può vantare. Se nonostante tutto ciò qualcuno ritiene che l’ambiente sia insostenibile, forse dovrebbe mettersi davvero alla prova nel settore privato, dove la competitività è altissima, le richieste di produttività molto più elevate e la sicurezza del posto di lavoro tutt’altro che scontata. Il lavoro pubblico non è un diritto acquisito: è un impegno nei confronti della comunità. Chi vuole davvero dare il massimo e contribuire al bene della città, è il benvenuto. Chi invece si sente costantemente insoddisfatto, può sempre guardare altrove. Il senso di appartenenza e la voglia di lavorare con professionalità sono la base per un Comune efficiente. Fatene tesoro!”
Della serie: se non vi va bene, o voi dipendenti pubblici ultra tutelati, levate le tende. Spontaneo chiedere a Seppi se Maglione sia pagato dal Comune di Laives e se la Giunta condivida il messaggio. “L’agenzia di Max Maglione – replica Seppi - non ha nessun incarico dal Comune. E’ stata una sua iniziativa. Ieri ho ricevuto alcune telefonate dagli assessori che hanno detto di non condividere il messaggio e chiesto che venissero tolti i “tag”. Anche io non lo condivido, e ho chiesto a Maglione di cancellarlo. Lui mi ha detto che non l’avrebbe cancellato perché rappresenta ciò che pensa”.
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Bravo Max Maglione! Er hat…
Bravo Max Maglione! Er hat 100% Recht!!