Consegnato al Dalai Lama il Premio delle Minoranze

«Dobbiamo usare la ragione al posto delle armi, per costruire una pace in cui tutti vincono».
È questo il passo più significativo del discorso pronunciato questa mattina da Luis Durnwalder a Palazzo Widmann, a margine della consegna del premio per le minoranze al Dalai Lama. Durnwalder ha ricordato il grande lavoro di promozione del dialogo internazionale portato avanti da Tensin Gyatsu nei 24 anni che hanno fatto seguito al conseguimento del premio Nobel per la Pace nel 1989. Durnwalder ha definito il Dalai Lama “ambasciatore della nonviolenza” ed ha ricordato il principio di fondo della comprensione dell’altro che anima la testimonianza del leader dei buddisti tibetani. Il presidente della giunta ha anche voluto sgombrare il campo da potenziali critiche ricordando che il premio non vuole essere un’azione calata dall’alto e che «l’Alto Adige è solo “un” esempio di convivenza e non “l”’esempio per tutti». Durnwalder ha anche definito il premio come una piccola candela rispetto al riflettore che il Dalai Lama con la sua testimonianza accende ogni giorno sul tema della pace. «Non abbiamo la presunzione di poter mettere il Tibet al centro dell’attenzione ma vogliamo sostenere fino in fondo al messaggio della nonviolenza incondizionata che quel paese dà a tutti noi» ha concluso Durnwalder, dichiarando che il premio è il segno di solidarietà da parte di un piccolo popolo delle Alpi.
Uguaglianza, rispetto dei diritti e fratellanza.
Sollecitato a prendere la parola il Dalai Lama, che nel percorso a piedi dall’Hotel Laurin dove soggiorna a palazzo Widmann si era soffermato a lungo con scolaresca incontrata per caso, ha voluto ripercorrere la sua attività e ricordare i focus principali del suo impegno per la pace. In un passo molto significativo ha affermato che l’alto tenore di vita altoatesino ha potuto un giusto equilibrio tra “esperienza e creatività”. Ho poi rimarcato la sua scelta del 2011 di ritirarsi dal suo ruolo di leader dei tibetani in esilio per dar spazio ad una rappresentanza eletta dal popolo. La modernità comporta dei cambiamenti, ha osservato, incontrando il complice sorriso di Durnwalder. Il Dalai Lama ha quindi fornito alle autorità presenti ed alla folla di giornalisti una sorta di compendio del suo messaggio di pace. «Tutti gli esseri umani sono uguali» ha affermato, aggiungendo che «occorre rispettare i diritti e le opinioni degli altri come avviene in una famiglia, perché in definitiva tutti noi facciamo parte della stessa famiglia».
Il divario tra ricchi e poveri e il ruolo delle religioni
Il Dalai Lama ha poi speso parole forti rivendicando la necessità di ridurre il divario tra ricchi e poveri. A proposito delle tragedie della guerra Tensin Gyatsu ha poi ricordato che «dopo i 200 milioni di morti del ‘900, il ventunesimo secolo non può che diventare il secolo della fratellanza, riconoscendo le negligenze del passato». Il Dalai Lama ha ricordato che amore, perdono e tolleranza devono essere gli antidoti alla violenza. Ma ha anche detto che deve dare il suo contributo anche l’armonia religiosa, fornendo “ispirazione” alla società. Tra lo stupore dei presenti il Dalai Lama ha anche fatto un accenno ironico alla via del capitalismo come formula per il riequilibrio tra ricchi e poveri, ricordando che anche molti monaci cristiani fanno una scelta di fondo contraria al capitalismo. Alla fine del suo intervento il Premio per le Minoranze 2013 ha detto che tutte le religioni, tutte le religioni, sono solo modi diversi per approcciare il medesimo obiettivo di promuovere la misericordia e la compassione.
Lasciando la sala conferenze di Palazzo Widmann il Dalai Lama si è diretto verso Reinhold Messner, che aveva intravisto tra il pubblico, salutandolo con grande cordialità.
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