Culture | 1914-2014

Dalla Vittoria alla Concordia?

Fa discutere la proposta dello storico Franco Cardini che, per “celebrare” il Centenario della Prima Guerra Mondiale, ha proposto di cambiare il nome delle piazze intitolate alla “Vittoria” in luoghi intonati alla “Concordia”. Dopo il referendum del 2012 a Bolzano saremmo pronti a compiere questo passo?

100 anni. Tanto è passato dall'inizio del primo conflitto mondiale, altrimenti noto come “La Grande Guerra”. Conflitto decisivo per la stessa idea di “unità europea”, tanto è vero che soltanto dopo di esso, e soprattutto alla luce delle sue drammatiche conseguenze, culminate nella deflagrazione della Seconda Guerra Mondiale, fu possibile tornare a guardare avanti, oltre la nefasta stagione dei contrapposti nazionalismi.

In occasione del Centenario, lo storico Franco Cardini ha lanciato sul quotidiano “Avvenire” una proposta: trasformare il ricordo "celebrativo" di quella guerra in occasione di ripensamento anche autocritico del nostro passato. Non più “piazze della Vittoria”, per intenderci, che ovviamente sottendono la sconfitta di qualcun altro, ma semmai della “Concordia”, per dimostrare una rinnovata volontà di unire.

Chissà se la proposta di Cardini servirà a riaccendere adesso il dibattito anche in Alto Adige, dove appena dodici anni fa il tentativo di rinominare l'attuale “Piazza Vittoria” in “Piazza della Pace” fallì a causa di un referendum fortemente voluto da una destra nazionalista oggi politicamente quasi estinta.


La Marsigliesedi qua, la Guardia al Reno di là, il God save the queen (o the king) di sopra, Il Piave mormorava di sotto. Nelle nostre scuole, nell’ultimo settantennio, nulla è stato fatto per fondare un serio insegnamento – in tutte le lingue europee – della storia comune europea. E le commemorazioni aperte quest’anno si chiuderanno, fra quattro, sul solito scenario delle ragioni e dei torti, dei vincitori e dei vinti. Si dice spesso che la storia in realtà non insegna nulla, che la “lezione della storia” non esiste. Sarebbe più esatto dire che non viene ascoltata. Per anni, nella Parigi postrivoluzionaria tra Sette e Ottocento, una parte della gente era attaccata maniacalmente alla Place de la Révolution, là dove tra 1793 e 1794 erano cadute migliaia di teste in un assurdo delirio fratricida, mentre un’altra parte ne odiava il ricordo ed evitava perfino di passarvi. Napoleone sostituì quel nome infausto con quello di Place de la Concorde. 

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