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Segretario in fieri

Il 30enne Alessandro Huber, da un anno capogruppo del PD a Bolzano, sui meriti del sindaco, le ambizioni dei democratici – e quelle (a tempo debito) da “uomo di partito”.
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Foto: Riccardo Di Curti

Salto.bz: Un bilancio di questo primo anno da consigliere comunale – e capogruppo?
Alessandro Huber: È un'esperienza totalizzante, positiva ma complicata. Il nostro gruppo consiliare è portatore di storie e tradizioni molto solide, avere al suo interno persone come Randi da un lato, piuttosto che Baratta dall'altro, è una responsabilità importante: la sanno più lunga di me, ma hanno avuto la volontà di farmi fare quest'esperienza, affinché potessi crescere e confrontarmi con un ruolo impegnativo, importante, gratificante, però sicuramente complesso. Un doppio lavoro.

Dopo un periodo tormentato per Bolzano, con il rocambolesco tramonto del Spagnolli “ter”, si è trovata una maggioranza sull'asse SVP-PD-Verdi-Gennaccaro che da un anno governa la città. Come sta andando?
La maggioranza funziona, grazie anche alla presenza “a cascata” di quattro capigruppo giovani, con un modo di fare molto “easy” rispetto alle posizioni cristallizzate del secondo Spagnolli, riversatesi sul terzo. Avere interlocutori anch'essi rinnovati, nella composizione del gruppo come nella figura del capogruppo, ha dato la possibilità di cambiare marcia nella gestione della maggioranza, che vedo solida e assolutamente propositiva. La dialettica c'è, però tutta improntata al bene della città, e alla tenuta di un governo che possa fare bene sino al 2020. Il fatto che fossimo tutti nuovi, o quasi, ha semplificato dal mio punto di vista i rapporti umani. La maggioranza non ha avuto tentennamenti, è solida. E in un anno si è mossa molto.

Caramaschi ha il coraggio di dire “pane al pane, vino al vino”

Quanto è merito di Renzo Caramaschi? Il sindaco ha imposto un'agenda serrata, riaprendo fascicoli – ad esempio sulla mobilità cittadina – rimasi chiusi per anni in un cassetto, addirittura dai tempi dell'assessorato di Silvano Bassetti, dieci anni fa. In mezzo c'è stata l'esperienza di governo quantomeno controversa di Spagnolli...
Il merito del sindaco è quello di essere arrivato sapendo già quali cassetti della scrivania aprire. L'operazione di rientro sui prestiti, i guadagni che hanno reso possibile l'abolizione dell'addizionale IRPEF piuttosto che la grandissima liquidità che il Comune di Bolzano si trova a dover spendere quest'anno, sono dati dalla grande capacità e comprensione della macchina amministrativa che il sindaco ha per sua formazione professionale, per il lavoro svolto negli ultimi anni. Sapeva quali operazioni fare con rapidità. Caramaschi ha il coraggio di dire “pane al pane, vino al vino”.

E il rapporto – che fu tormentato – con i Verdi?
L'assessora Marialaura Lorenzini ha il merito di aver riportato all'attenzione la discussione sul tram, che sembrava essere stata accantonata dalla Provincia, invece Bolzano l'ha rimessa fortemente sul tavolo. Lo stesso vale ad esempio per le scale mobili ad Aslago. Idee che provengono da maggioranze e partiti diversi, sono state riprese e rivalutate perché fanno al caso nostro in questo momento, dove c'è la volontà di organizzare una mobilità in senso leggero, più sostenibile.

Ho la sensazione che nessuno salti dalla sedia se i Verdi presentano una proposta e la SVP un'altra, c'è la sintesi

Ritiene che la fase di stallo sia da attribuire alla gestione di Gigi Spagnolli? Ad esempio la vicenda “Benko” ha spaccato la maggioranza e sottratto tempo prezioso alla città, non crede?
Non posso parlare delle maggioranze precedenti, perché non c'ero. Ma ora ho la sensazione che nessuno salti sulla sedia se i Verdi presentano una proposta, la SVP un'altra, perché si arriva a una sintesi, in positivo. Anche il sindaco impone dei ritmi che magari fanno dormire poco i capigruppo, ma va benissimo così, danno la certezza che si arrivi a una soluzione per la città. La solidità della maggioranza è un vantaggio, per concretizzare progetti anche già sul tavolo, come per es. il progetto Sinfonia, che viene dal passato. C'è una continuità, anche grazie al recupero insperato di fondi.

Passando al fronte interno al PD: assieme ad altri giovani, lei aveva impostato un dibattito sul rinnovamento. Si è persino speso alle primarie per il sindaco. Ma l'impressione è che la spinta al cambiamento sia un po' esaurita: nel frattempo alcuni suoi compagni di viaggio hanno gettato la spugna, e da capogruppo lei appare in una posizione più defilata, rispetto al dibattito interno. Nella campagna per Renzi non si è nemmeno candidato. Cosa le succede, tutto bene nel PD?
Nell'ultimo anno sono molto assorbito dal lavoro in comune, fare bene mi porta via molto tempo e molta energia. Ci tengo, perché sono un perfezionista e mettere d'accordo nove consiglieri e poi la maggioranza è molto impegnativo. La mia candidatura a sindaco serviva per portare dei temi all'attenzione, ci stiamo confrontando con un problema di voto dei più giovani al PD: le primarie lo confermano. Vengono fatte operazioni estemporanee, come quella di inserire i “millenials” in direzione nazionale, ma è il lavoro quotidiano nei circoli che paga. Il mio percorso è “un po' alla volta”. Nel 2020 voglio poter dire che Bolzano è migliorata: checché ne dicano certi commentatori dell'opposizione, la città è vivibile, con assoluta serenità, per quanto perfettibile. Il partito ha dinamiche provinciali che esulano dalla città di Bolzano; quella di Renzi era una partita nazionale.

Inserire i “millenials” in direzione nazionale è un'operazione estemporanea. È molto più giovane e innovativo avere un sindaco che lavora alla grande

Perché allora non sostenerlo più esplicitamente?
Vengo da una storia diversa, da un sostegno molto forte a Pierluigi Bersani e Pippo Civati, e sono ancora dispiaciuto e sofferente che non siamo riusciti a tenere dentro persone di così grande valore; ce ne vuole, per far uscire Bersani. Avrei visto come poco comprensibile una mia candidatura in una lista al congresso, per poi non poter andare in direzione nazionale onde lavorare a Bolzano. Non sono un grande fan della personalizzazioni eccessive: un buon amministratore nel suo ruolo di consigliere fa molto più di chi va in giro nei salotti televisivi. Faccio una cosa alla volta.

Carlo Costa su Salto.bz ha tracciato un quadro della situazione nazionale e locale: a breve ci sarà un congresso provinciale del PD, in perenne transizione con Di Fede ancora alla guida – e lo scontro acceso su Convenzione e toponomastica da Bizzo.
Il PD deve essere il partito di raccolta dei progressisti: fatico con il cognome che porto e la mia storia a pensare a un “partito (solo) degli italiani”, perché sono ambizioso e vorrei ci votassero pure i cittadini di lingua ladina e tedesca. Non mettiamo freno alle ambizioni del PD, che dev'essere punto di riferimento per tutti coloro i quali si riconoscono nella socialdemocrazia, in idee riformiste e moderate – come quando alle europee sostenevamo Schulz, guardando al mondo austriaco e tedesco. Un po' più a destra dei Verdi e un po' più a sinistra della SVP, c'è spazio per una formazione più “frizzante” sui temi della socialdemocrazia. Non metto limiti alla provvidenza.

Un po' più a destra dei Verdi e un po' più a sinistra della SVP, c'è spazio per una formazione più “frizzante” sui temi della socialdemocrazia

Ma esiste una questione degli italiani, una “questione Bolzano”?
Bolzano ha problematiche di disoccupazione giovanile (e non) diverse da quelle del resto del territorio, vale per persone di lingua italiana o tedesca costrette ad andare via. Sono persone, come i migranti che si trovano ammassati all'Alimarket perché nel resto della provincia non li vogliono. Se proprio serve uno slogan, il tema è “Bolzano Capitale”: chi vive nella periferia ha già potuto godere dell'Autonomia, Bolzano ha bisogno di un'attenzione particolare.

In quale veste si vede alle ormai prossime elezioni provinciali?
Mi occupo di Bolzano, perché sono stato eletto dai cittadini per occuparmene sino al 2020: non sarò candidato alle provinciali. Sarà il PD a dover giocare un ruolo plurilingue ed europeo, che guardi alle persone bisognose di lavoro o che lo creano, a chi fa impresa, come i giovani ormai quasi costretti a farsi imprenditori di se stessi. E penso agli affitti o all'acquisto di una casa, quasi utopistico per la nostra generazione.

Segretario? Da buon uomo di partito non mi tiro indietro rispetto alle responsabilità, sono a disposizione. Ma non sarò candidato alle provinciali

Quanto elencato non rappresenta il programma ideale per una candidatura alla segreteria, lei che – quasi per auto-definizione – si è sempre “messo in gioco” per il partito? Sarebbe lo sbocco naturale.

Sono convintamente un “uomo di partito”. Con Liliana Di Fede ho fatto un percorso molto buono: a volte non le vengono riconosciuti meriti, ma l'esperienza di questa segreteria è buona e i risultati sono arrivati, dalle comunali di Bolzano all'esito del referendum costituzionale in Alto Adige, dalle primarie per il sindaco a quelle per il partito. Dopodiché ci sarà un congresso, Di Fede non si ricandiderà, e se l'idea è quella di portare avanti una segreteria nella quale io faccia il segretario, con la condivisione e l'appoggio di un programma, da buon uomo di partito non mi tiro indietro rispetto alle responsabilità, sono a disposizione. Il partito è già messo bene, ma può fare meglio.

Ovvero?
I numeri degli inizi, di Veltroni o alle europee, me li sogno la notte. C'è chi la croce sul PD l'ha già messa una volta, basta dargli speranza e la rimette, mostrare che lavoriamo, come fa il sindaco.

Che non si è recato alle ultime primarie...
Non è andato alle primarie, ma importante faccia bene il suo lavoro. Magari tra due anni cambia idea, perché il PD torna attraente: questa è l'ambizione.

Il PD non è solo Renzi, c'è il lavoro di tanti: restiamo nel centrosinistra, rifuggendo ogni leaderismo

Come vede la situazione del PD a livello nazionale?
Ho fatto l'esperienza di quest'assemblea “tutti dentro”, ma è una liturgia romana, quando in realtà si valuta ben più volentieri il lavoro sul territorio, rispetto a dei millenials messi a caso in direzione nazionale. È molto più giovane e innovativo avere un sindaco che lavora alla grande.

Nostalgia quindi del “vecchio” centrosinistra dei sindaci arancioni?
Beh, Giuliano Pisapia dev'essere un punto di riferimento, guardo a lui con favore. A Milano ha lavorato benissimo, insieme al PD milanese, forse il migliore PD di tutta Italia in questo momento. Nel “mio” centrosinistra penso a una “cosa arancione” a sinistra del PD, quando ci sarà da fare una coalizione, per quanto non facilitata da una scelta secca che comunque favorirebbe il Movimento 5 Stelle. Serve una legge elettorale che possa consentire le coalizioni, ho fiducia che la faranno.

Quindi l'Italicum di Renzi era una legge sbagliata?
È stato un errore. Ciò che dicono gli elettori è sempre il verdetto definitivo, e si sono espressi attraverso il referendum sulla Costituzione. Ma il PD non è solo Renzi, c'è il lavoro di tanti, la capacità di governo e di proposta del PD come serietà e complessità degli argomenti non ce l'ha comunque nessuno nel nostro paese. Detto questo, il PD deve mantenersi in un'orbita di centrosinistra, rifuggendo i leaderismi: ce l'hanno già altri, il leader strillone. Il partito serio lo valuti se ti copre le buche stradali e, quando ti trovi senza lavoro, se fa la tua battaglia.