Bolzano, città dai capelli bianchi
Il dopo-virus sarà difficle per la nostra città. Abbiamo scoperto infatti in questi mesi di confinamento, che la città vive soprattutto col commercio, il turismo e la ristorazione. Senza di loro la città è morta. Sarà difficile che tutte queste attività possano lavorare quanto prima. Andrà tutto bene, ci auguriamo, ma non sarà così per tutti. La Bolzano della fase 3 sarà più indebolita e più impoverita. Il bilancio del Comune e della Provincia significativamente ridotti. La sfida per la ripresa sarà dura per tutti, ma a chi spetterà esserne protagonista? Sono usciti in questi giorni i dati demografici del nostro Comune e ci hanno detto chi siamo noi bolzanini. “Capelli bianchi e tanti single” ha sintetizzato giustamemnte col suo titolo il quotidiano Alto Adige. La città ha 107.885 abitanti, anche l’anno scorso come da diversi anni, il numero dei morti è superiore al numero dei nati, l’età media degli abitanti è di 44,8 anni, il 23,7% dei cittadini ha più di 65 anni, il 41,8 % delle famiglie è formata da una sola persona. I bolzanini residenti dalla nascita sono meno della metà degli abitanti. Dove troveremo quindi tutta la forza di innovare e di intraprendere di cui ci sarebbe bisogno? E’ inutile nasconderselo: Bolzano si è sempre sviluppata per immigrazioni dall’esterno. La prima grande ondata è quella degli anni ’30,’40 e ’60 proveniente dalle altre regioni taliane che ha portato la piccola Bolzano dai suoi 35.000 abitanti del 1921, ai 100.000 del 1970. Persone nuove che hanno cercato lavoro, aperto imprese, trovato casa e hanno “messo su famiglia”. Nei decenni più recenti, la città è rimasta in equilibrio con la poca immigrazione da altre province e con una immigrazione più massiccia dall’estero. Il messaggio può piacere o meno, ma è quello del trovare le energie per la ripartenza anche tra i “nuovi” Bolzanini ai quali facilitare l’insediamento in città. Del resto basta guardare adesso agli esercizi commerciali, di ristorazione, di edilizia, di piccolo artigianato, di assistenza alle persone, per capire di quale spinta sono portatori questi nuovi giovani neo-bolzanini. La nostra storia di successo può continuare solo mantenendoci aperti al loro contributo di iniziative. Imparando però dagli errori del passato: abbiamo cercato lavoratori, ma sono venute persone. Se assieme alla presenza nel mondo del lavoro non si pensa anche al tema della casa e degli strumenti culturali necessari per inserirsi a pieno titolo nella nostra comunità cittadina, rischiamo di continuare a costruire una città frammentata tra gruppi sociali, etnici e linguistici.
Solo assieme, bolzanini vecchi e nuovi ce la possiamo fare.
(www.albertostenico.it)