Culture | Figure chiave

Andrea Mascagni, il ‘fondatore’

Andrea Felis e Hubert Stuppner ricordano il politico e il musicista, nel centenario della sua nascita.
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Foto: web

Il 2017 è anno di celebrazioni in ricordo di Andrea Mascagni, poliedrica figura in grado di influenzare profondamente nel ‘900 la cultura e la politica altoatesina

A Mascagni vengono dedicati in questi giorni diversi eventi, nella prospettiva dell’anniversario della nascita che cade il prossimo 7 agosto.
Lo scorso 31 maggio un ampio convegno gli è stato dedicato presso il Conservatorio Bonporti di Trento, mentre nella serata di ieri 10 giugno a Bolzano all’attività di Mascagni in qualità di autore ed arrangiatore di canti della montagna è stato dedicato un intero concerto del Coro Val Sella
Noi abbiamo pensato di ricordare Mascagni offrendo innanzitutto ai lettori di salto un ampio resoconto del convegno dello scorso 31 maggio. Ma anche interpellando due figure che diano la possibilità di mettere in luce e in sintesi gli aspetti più significativi sia del contributo del ‘politico’ che quello del ‘musicista’


 

Mascagni politico

Per Andrea Felis Mascagni fu “un uomo dentro tutte le tempeste e gli slanci del Novecento”, così come anche se oggi pare strano - un ‘comunista-liberale’  sospeso come Giorgio Amendola fra utopia socialista e prassi democratico-liberale. 
Per Felis non vi fu contraddizione fra l’autentica ispirazione democratica e idealità socialista radicale e l’autonomia in sostanza fu uno sviluppo inevitabile della biografia politica di Mascagni. 
Secondo Felis il Mascagni ‘completamente italiano’ negli anni ’50 e ’60 diede l’occasione alla sinistra italiana (molto centralista) di apprezzare “il valore di un autonomismo democratico senza se e senza ma, come espressione di una democrazia che sa convivere con i rischi del conflitto, ma che si fa dialogo, confronto, senza ingenuità o illusioni pericolose”.
Felis ricorda anche i connotati dell’ingresso di Mascagni nella resistenza, avvenuto nel 1943 “attraverso una visione moralizzatrice, antifascista e rivoluzionaria, legata all’idea di un riscatto nazionale e di classe, tipicamente marxista”. Successivamente però Mascagni vide i limiti dell’ideologia, “nella sconfitta precoce dei disegni di opposizione al nazismo con slanci ideali alti ma poco realistici”. Secondo Felis fu il fatto che le popolazioni trentine e altoatesine non furono conquistate dalla resistenza, a far maturare in Mascagni “maggiore realismo, forte attenzione agli interlocutori e agli alleati, in una visione di dialogo e mai settaria”. 
Andrea Felis conclude il suo ricordo osservando che fu il nazionalismo la bestia nera di Mascagni, uno spettro che il politico vide in agguato anche dentro la stessa cultura di sinistra, socialista e comunista. Mascagni fu sempre molto critico, anche a causa del suo percorso di vita, rispetto alle “chiusure territoriali”. “Lui che aveva sognato un’università regionale, grande e trilingue”, conclude Felis. Aggiungendo che negli anni ’90 “la fine dei partiti tradizionali fu un sipario su un mondo a lui noto, mentre quello ignoto, dopo l’11 settembre 2001, ormai non apparteneva più ad Andrea Mascagni”.


 

Mascagni musicista (il ricordo da parte di Hubert Stuppner) 

Con Andrea Mascagni ho studiato l’armonia fondamentale e lui aveva una competenza unica in materia, specie per quanto riguarda l’armonizzazione dei corali. 
Con Mascagni ho anche avuto occasione di confrontarmi per quanto riguarda la ricostruzione della presenza e il lavoro del padre Mario, che fondò il Conservatorio, non trascurando naturalmente i rapporti con lo zio Pietro, il grande operista. Nel mio libro Musik und Gesellschaft in Südtirol, Raetia, 2009) in questo modo ho cercato di ricostruire il passaggio dal fascismo al periodo post bellico a Bolzano. 
Contrariamente a suo padre, Andrea Mascagni fu un vero promotore della convivenza in Alto Adige, lavorando anche per contrastare il pregiudizio presente nel mondo musicale di lingua italiana che la popolazione sudtirolese fosse capace solo di creare, suonare ed insegnare musica popolare. 
Mascagni ebbe anche un ruolo fondamentale anche per la creazione dell’Orchestra Haydn. Non va dimenticato che era ‘figlio di un fondatore’, dunque aveva questa dimensione nel dna e nel temperamento. In questo senso fu quindi un erede di suo padre, ma in senso positivo. Contribuì anche alla fondazione del Festival Regionale di Musica Sacra. Per lui la regionalità della musica è sempre stata fondamentale, così come il superamento degli steccati. Dunque anche in musica fu un riconciliatore, contribuendo ad avvicinare due mondi originariamente distanti (quello italiano e quello tedesco) che si guardavano anche alla luce di alcuni pregiudizi di fondo. 
Dal punto di vista dell’attività musicale Andrea Mascagni era legato alla generazione degli ’80 e al neoclassicismo italiano. Ovvero Pizzetti (di cui era stato allievo), Respingi, Alfano, Malipiero e Casella. Mascagni dunque rimase sempre musicalmente un conservatore, arrivando all’avanguardia in pratica solo ideologicamente, come politico. Per questo lui comunque contribuì a portare a Bolzano per la prima volta anche musiche d’avanguardia, come ad esempio i preludi di John Cage. O Sciarrino, Bussotti e Donatoni quando erano ancora giovanissimi. Lui l’avanguardia l’ha organizzata e inclusa in un festival, pur non credendoci. Ed in questo ha manifestato una grande apertura, in quanto era conservatore ma non reazionario. E quindi profondamente democratico.