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L’incredibile forza del cirmolo

La ricchezza del pino cembro raccontata da alcuni artigiani custodi di una tradizione unica: “Vogliamo renderlo parte di una cultura urbana valorizzando la sostenibilità"
Pino cimbro
Foto: Dominik Taeuber

In Svizzera, il cirmolo, chiamato anche pino cembro, cresce principalmente nella regione della Bassa Engadina/Val Monastero. Così sono partita per Fuldera, alla volta della falegnameria Frars Hohenegger. Fondata nel 1925 dal nonno di Valentin, Josef Hohenegger, l’azienda lavora il legno di pino da quasi un secolo. Varcando lo showroom che ospiterà il nostro incontro, non devo nemmeno togliermi la mascherina FFP2 per essere inebriata da un profumo avvolgente. Dev’essere davvero piacevole lavorare in quest’atmosfera! Valentin e Ralph confermano subito il mio pensiero: “Il pino cembro ha un effetto rasserenante e rassicurante”.

 

Pino cembro, un autentico “slow wood”

 

“Alle altitudini in cui il pino cembro è presente qui in Val Monastero, il periodo vegetativo è molto breve e gli inverni sono lunghi e nevosi; non c’è quindi da stupirsi che cresca molto lentamente. È un esemplare davvero tenace, capace di resistere a condizioni estreme”, mi spiegano i due, che lo apprezzano proprio per questa caratteristica. Il legno che lavorano ogni giorno in falegnameria ha venature sottili ed è pieno di carattere: nodi, anelli annuali e venature narrano la storia di ciascun albero. Nessuna pianta è uguale all’altra e per questo merita cure e trattamenti mirati, oltre a un approccio corretto e rispettoso. A seconda dell’altitudine, il pino cresce in modo diverso e, di conseguenza, riporta una struttura differente. Un albero a crescita lenta, ad esempio, è molto adatto all’intaglio.
Il pino cembro è stato utilizzato per secoli in ambito forestale. “Oggi, in Svizzera, la legge scongiura uno sfruttamento eccessivo, già avvenuto in passato. Il cantone e la forestale ne controllano scrupolosamente l’uso”, mi spiega Ralph, mentre Valentin aggiunge: “Sopra Valchava i pini cembri vengono anche rimboschiti”. Il legno viene abbattuto qui in loco, segato proprio a Valchava e poi trasformato in mobili pregiati da Valentin, Ralph e i loro collaboratori. Una sorta di arredamento a chilometro zero.

Nodi, anelli annuali e venature narrano la storia di ciascun albero. Nessun esemplare è uguale all’altro e per questo ognuno di loro merita cure e trattamenti mirati

 

Non si getta via nulla dei preziosi alberi: i trucioli servono come imbottitura di cuscini per un sonno rigenerante, gli scarti legnosi diventano costruzioni per bambini e oggetti decorativi e ciò che resta viene bruciato per riscaldare due abitazioni e lo stabilimento. Il carattere degli alberi, la loro forma conica, le nodosità: ogni peculiarità rimarrà visibile nelle suppellettili, che diventano così dei veri pezzi unici. “La lavorazione tradizionale del legno, così come l’intaglio, sono ancora molto richiesti”, affermano Valentin e Ralph, “e anche noi falegnami cerchiamo di stare al passo con le tendenze, ma senza snaturarci. Al momento il pino cembro è più in voga che mai. A nostro avviso, però, questo legno nobile e raro non è assolutamente consono alla produzione di massa e ancora meno alla realizzazione di articoli usa e getta. Con le nostre creazioni, desideriamo collocare il pino cembro nell’arredamento moderno senza dimenticare il passato. Vogliamo renderlo parte di una cultura urbana, valorizzando al contempo la sostenibilità”.
Non c’è quindi da stupirsi che nello showroom della loro falegnameria si possono trovare molti pezzi senza tempo, destinati ad accompagnare per tutta la vita non solo i loro acquirenti bensì anche diverse generazioni a venire. Un albero che cresce per secoli ha il diritto di vivere per decenni o meglio ancora per secoli anche nelle vesti di mobile. Acquistare un esemplare del genere vuol dire sposare un determinato stile di vita. In sostanza, con i loro prodotti Valentin e Ralph desiderano spingerci verso una diversa forma di consumo, che punta sulla qualità anziché sulla quantità: un consumo che privilegia pochi articoli selezionati, nobili e di elevata qualità rispetto a prodotti di massa e monouso. Un consumo che predilige la produzione locale, a fronte della creazione di valore aggiunto sul territorio.


 

Dai trucioli nascono i cuscini

 

Il percorso che ha condotto Manuela “sulle tracce del pino cembro” è strettamente intrecciato alla sua storia familiare. “Tutto è iniziato con il consiglio di un’anziana contadina”, mi racconta, “io e mio marito eravamo perennemente assonnati perché nostro figlio Matthias non dormiva per più di due ore consecutive da due anni. Secondo lei avremmo dovuto provare con un cuscino di pino cembro. Che dire... Ha funzionato sin dalla prima notte: mio figlio ha tirato dritto fino al mattino!” Manuela voleva condividere quest’esperienza con altri genitori nella stessa situazione e ha iniziato a informarsi approfonditamente su questo albero. “Per prima cosa ci siamo documentati a fondo e abbiamo sentito più pareri, soprattutto dai residenti più anziani di Prato, scoprendo un ricco patrimonio di conoscenze!”. Già, perché gli effetti positivi e riequilibranti del pino cembro sono appurati da secoli, infatti oggi viene utilizzato in moltissimi ambiti. La monaca Hildegard von Bingen apprezzava l’effetto disinfettante e germicida della sua resina bruciata. In molte antiche case coloniche si trovano salotti in legno di cirmolo, che favorivano la pacifica convivenza di tutta la famiglia e persino le cassapanche e i granai erano realizzati in questo materiale, per scongiurare infestazioni da parassiti.

Le mie ricerche sui molteplici utilizzi del cirmolo mi hanno permesso di svelare un ricco patrimonio di conoscenze

La storia familiare di Manuela non poteva tenerla lontana da questa pianta salutare: suo padre, falegname, lavorava anche il legno di cirmolo, quindi per lei basta percepirne il profumo per “sentirsi a casa”. I nonni, invece, gestivano un atelier di modifiche sartoriali a Malles; la nonna, in particolare, era una sarta esperta e insegnò a Manuela a cucire. Quale connubio migliore l’avrebbe attesa, se non far combaciare le proprie esperienze e le peculiarità biografiche per dedicarsi alla produzione di cuscini in pino cembro? L’artigiana sceglie e tratta scrupolosamente la materia prima: il legno proviene da Prato e dintorni, da Watles e dalla Vallelunga ed è procurato dal marito, mentre lei setaccia con cura i trucioli per utilizzare solo il materiale migliore per i suoi cuscini.



I suoi prodotti vengono apprezzati anche in diversi alberghi della zona, pertanto il lavaggio delle federe e il riempimento periodico con trucioli freschi rientrano tra i servizi da lei offerti. Gli scarti di qualità inferiore li consegna al vicino, che li usa come lettiera nel recinto delle pecore. Chissà se nel frattempo le pecore si sono rilassate (ancor) di più! Anche i figli della coppia sono ora coinvolti nell’attività, permettendo la trasmissione del bagaglio di esperienza e conoscenza all’interno della famiglia. Un aspetto fondamentale, per far sì che il patrimonio culturale vivente rimanga tale! Il desiderio di Manuela di condividere gli effetti benefici del pino cembro con il prossimo sembra realizzarsi, a giudicare dai feedback positivi che riceve: “Ho saputo di una donna che, in seguito a un grave d’incidente d’auto, riesce a dormire senza dolore alle gambe solo da quando usa i miei cuscini. Per me non c’è motivazione migliore per proseguire quest’attività!”.