Environment | bob a cortina

Una cattedrale nel deserto

La politica ammetta i propri errori e cambi direzione. L’appello di Cipra a rinunciare definitivamente alla pista di Cortina, i cui costi hanno superato i 124 milioni.
Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026
Foto: Fondazione Milano Cortina 2026

Si sta prospettando una situazione drammaticamente diversa da quella delineata anni fa all'interno del dossier di candidatura che avrebbe portato all’assegnazione dei Giochi a Milano e Cortina. I costi stanno lievitando a dismisura e ormai non c’è più alcuna traccia della promessa sostenibilità attraverso l’utilizzo delle strutture esistenti per ospitare le singole discipline invernali. Il fascicolo menzionava infatti “una vasta gamma di strutture esistenti per ospitare i Giochi”. Addirittura lo Sliding Centre Eugenio Monti, a Cortina, demolito i mesi scorsi per fare spazio alla nuova pista destinata ad ospitare le gare di bob, skeleton e slittino veniva definito un'opzione “esistente con lavori permanenti necessari di ristrutturazione” che “trasformeranno l’attuale struttura in una pista all’avanguardia e performante” 

pista bob cortina demolizione
La demolizione della pista da bob di Cortina, abbandonata da anni: Gli organizzatori avevano promesso poche migliorie per renderla adatta allo svolgimento delle nuove competizioni olimpiche


 

Nonostante questo, denuncia CIPRA Italia, gli organizzatori hanno continuato a parlare impropriamente di “riqualificazione”, un termine che serve a dare una pennellata di verde a quella che nei fatti è un’autentica ricostruzione integrale. La politica, CIO e CONI non hanno vigilato ed il bluff della pista esistente, da sistemare con pochi interventi, è venuto rapidamente a galla, denuncia l’autorevole organizzazione a difesa delle Alpi. “Nella migliore delle ipotesi sarà una costosissima cattedrale nel deserto. Con il bando di gara andato a vuoto – nessuna azienda ha presentato offerte per la costruzione della pista - ed i tempi ulteriormente ristretti si rischia di non arrivare in tempo. Sarebbe una figuraccia epocale che Cortina e l’Italia non meritano” è l’allarme lanciato dalla presidente Vanda Bonardo.

Vanda Bonardo, CIPRA
Vanda Bonardo, presidente di CIPRA Italia: "Nella migliore delle ipotesi sarà una costosissima cattedrale nel deserto".

Ora, come noto, si andrà a trattativa privata, grazie alla riforma del Codice degli appalti voluto dall’attuale governo che permette di affidare un incarico multi milionario direttamente, ovvero senza pubblicazione di bando di gara e senza alcuna valutazione di impatto, visti i tempi ristretti. La procedura negoziata prevede, per forza di cose, il dover sottostare alle condizioni poste dal privato che realizzerà l'opera. Appare scontato dunque precedere che in cambio dell’impegno del rispetto dei tempi (la pista dovrebbe essere pronta entro l’inverno 2024-25) saranno necessari ancora più soldi della già esosa cifra stimata, arrivata oggi a ben 124,769 milioni.

Una cifra ancora maggiore considerando che, oltre alla costruzione, si dovrà far fronte anche agli altissimi costi gestionali del “dopo”. 

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La scandalosa esperienza di Torino 2006, con la pista di Cesana chiusa dopo pochi anni per via costi insostenibili non ha insegnato nulla: gli organizzatori hanno pensato di triplicare i prezzi per i turisti che vorranno provare cimentarsi nella discesa su un bob a quattro posti.

Prima che sia troppo tardi, la politica abbia il coraggio di ammettere i propri errori e cambi direzione

Insomma i costi aumentano, i tempi a disposizione per realizzare la pista si accorciano e il rischio di spendere milioni di euro senza poi riuscire ad avere effettivamente l’impianto a disposizione è più che concreto: “Prima che sia troppo tardi, la politica abbia il coraggio di ammettere i propri errori e cambi direzione”, è il l’appello di CIPRA.

Da tempo le organizzazioni ambientaliste chiedono di far ricorso ad una pista esistente - o che necessiti di lavori di ammodernamento dai costi ridotti – prima di tutte la pista della vicina Innsbruck. Un’opzione su cui già il Comitato Olimpico si è espresso a favore.

Secondo CIPRA Italia, un ripensamento, se pur tardivo, consentirebbe di poter fare un uso migliore delle risorse risparmiate, come a favore della svantaggiata montagna bellunese o per risolvere le falle del trasporto pubblico locale. Indipendentemente dall’utilizzo, evitare la pista da bob consentirebbe di evitare il prosciugamento delle finanze pubbliche e dell’ennesimo scempio ambientale e consumo di suolo.
La pista da bob a Cortina interesserebbe un'area di progetto pari a novantamila metri quadri, comporterebbe l'eliminazione di circa cinque ettari di un bosco antico, il consumo di acqua potabile da acquedotto per circa ventiduemila metri cubi, il consumo di oltre un milione di Kwh di energia elettrica per l'impianto di refrigerazione. In altre parole, rinunciare alla pista da bob significherebbe evitare al territorio bellunese e alpino l’ennesima scomoda eredità, in un ambiente già fortemente compromesso e sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici.