“Siamo il futuro di questa terra”
Salto.bz: Prima di provare a intravedere quale potrebbe essere lo scenario in vista del 21 ottobre, che giudizio dà della passata legislatura?
Riccardo Dello Sbarba: È stata una legislatura di transizione, per moltissimi aspetti deludente.
Cosa l'ha resa così deludente?
Diciamo che all'inizio il presidente Kompatscher aveva suscitato molte aspettative, aveva parlato di voler introdurre uno stile diverso, più modernizzazione, più partecipazione, tutte cose che in realtà si sono viste pochissimo, anzi: dopo la fase di rodaggio sono proprio scomparse dalla scena.
Kompatscher era convinto di vincere, ma gli elettori gli hanno voltato le spalle
Quale può essere stato il motivo di tale inversione di rotta?
Senza dubbio le sconfitte elettorali ai referendum sulla democrazia diretta e sull'aeroporto hanno determinato un cambio di prospettiva. Kompatscher era convinto di vincere, ma gli elettori gli hanno voltato le spalle. E il presidente non è riuscito a spuntarla neppure cambiando le carte in tavola, quando il gioco era iniziato e si era già capito che ci sarebbero state cospicue difficoltà. Parlo in particolare della seconda consultazione, quella sull'aeroporto. All'inizio presentata come necessaria a varare un nuovo piano di sviluppo per il turismo – che fra parentesi va benissimo, anzi è straripante anche senza l'ingrandimento dello scalo aeroportuale – e poi ridotta ad un escamotage di tipo economico, per tutelare i soldi pubblici. Ma i cittadini, giustamente, non ci hanno creduto.
E così la cosiddetta svolta “democratica” si è impantanata...
Esatto. E sono riemerse le vecchie logiche. Quindi adesso arriviamo ad una elezione in cui la Svp rischia di perdere ancora consenso e anche il suo partner tradizionale (il Pd), mentre la Lega (fortissima a livello nazionale e forte nel Trentino) suggerisce una via d'uscita ma nel senso di un irrigidimento del sistema, esattamente il contrario della svolta “democratica”.
In questo quadro, allora, come si pone la proposta dei Verdi?
Noi ci poniamo come elemento di garanzia delle conquiste autonomistiche, e in tre sensi molto precisi.
Quali?
Per prima cosa vogliamo essere garanti della dimensione europea di questa autonomia. Se la Svp accettasse di governare assieme alla Lega darebbe chiaramente un segnale di tipo diverso, pensiamo per esempio a come si riacutizzerebbe il tema del confine. Inoltre, secondo e terzo punto, noi sosteniamo il processo d'integrazione europea perché solo nella cornice europea la nostra autonomia può essere valorizzata come l'unica soluzione per il governo della nostra terra, vale a dire come un fattore che potenzia la convivenza tra tutti i gruppi linguistici. Non credo che pecchiamo di presunzione se diciamo che la convivenza e l'integrazione siano nel DNA del nostro movimento.
Europa, autonomia e convivenza: ma non sono per l'appunto i pilastri sui quali dovrebbe reggersi il governo della Svp?
Sono pilastri che vanno rilanciati e riformati, altrimenti si rattrappiscono, e la Svp non è apparsa in grado di farlo. Ognuno ha visto quel che è accaduto all'interno della Convenzione per l'autonomia. Siamo stati l'unica forza che si è opposta alla deriva verso destra emersa in quel consesso. La Svp, tra sindaci e consiglieri provinciali, aveva la maggioranza, era un elefante. Un elefante che però si è fatto trascinare dal topolino della destra tedesca, finendo così per alimentare tensioni e incomprensioni con gli italiani, con i suoi alleati di governo e persino con i trentini. Ecco quindi che torna il nostro progetto, quello della garanzia. Siamo noi che davanti a una Svp così fallimentare abbiamo tenuta alta la bandiera della vera autonomia.
I Verdi più autonomisti del partito che ha creato l'autonomia, non le sembra un po' paradossale?
Può sembrare paradossale, ma solo se comprendiamo che la nostra azione contrasta una tendenza che di recente ha portato proprio la Svp a tradire la migliore tradizione autonomista. Pensiamo a tutte le incertezze su un tema così scivoloso come il doppio passaporto. È chiaro, la Svp cerca di coprirsi a destra, ma così finisce per perdere la sua identità. Noi pensiamo che la Svp dovrebbe affermare con coraggio che l'autonomia è l'unica soluzione, la migliore per il nostro territorio, senza considerarla uno scalino per raggiungere altro. Ma se non lo fa, ecco che è necessario che lo facciamo noi.
Quindi adesso l'aspirazione dei Verdi è quella di essere riconosciuti finalmente come un partito al 100% utile al governo della provincia?
Governiamo già in città come Bolzano, Merano, San Candido. Abbiamo dimostrato con i fatti di saper gestire questa responsabilità. Auspichiamo perciò un governo Svp-Centrosinistra rinnovato, e lo facciamo come forza principale del Centrosinistra.
Abbiamo la fondata pretesa di poter parlare con la Svp senza complessi d'inferiorità
Dopo aver rivendicato di essere la vera Svp (stavolta come il partito di raccolta di tutti i sudtirolesi e gli altoatesini, insieme) adesso volete essere anche il vero Pd?
Il Pd ha fatto diversi errori. Si è seduto sulla gestione della propria fetta di competenze, accontentandosi di fare il partito degli italiani. Io non ho mai sentito il Pd parlare di energia, di urbanistica, di agricoltura. I suoi rappresentanti sono al massimo i capi amministrativi dei propri dipartimenti, e basta. Quindi noi siamo molto diversi dal Pd, perché abbiamo la fondata pretesa di poter parlare con la Svp senza complessi d'inferiorità. Possiamo misurarci alla pari. Certo saremmo un partner di governo forse più scomodo del Pd e certamente molto più scomodo della Lega, che in fondo è un altro classico partito italiano, per giunta con rappresentanti poco qualificati. Ma io, di nuovo, chiedo alla Svp: dove vi porterebbe un'alleanza con la Lega?
Parliamo della vostra campagna elettorale. Non c'è il rischio che la non ricandidatura di Hans Heiss vi indebolisca?
Certo, alle scorse elezioni Hans venne premiato con 12.000 preferenze, risultando il più votato dei nostri. Ma in realtà il suo impegno per il movimento non ci mancherà. Il suo apporto – come è accaduto nel caso di Sepp Kusstatscher, di Cristina Kury, di Florian Kronbichler – rimane. Anche se la personalizzazione della politica è un fattore rilevante, il gioco di squadra non lo è da meno. Pensiamo di aver costruito una lista equilibrata, che copre diversi temi, diversi aspetti, speriamo basti a rendere meno traumatica la non ricandidatura di Heiss.
In questo senso lei rappresenta invece la continuità.
Abbiamo discusso molto anche della mia ricandidatura, pensando che la fase di transizione dovesse essere gestita gradualmente. Personalmente i Verdi mi hanno dato moltissimo, quindi è logico che tocchi a me adesso aiutarli. Mi è stato chiesto un nuovo impegno per offrire una forte sponda verde al mondo italiano e a un elettorato di Centrosinistra che altrimenti rischiava di rimanere senza punti di riferimento. Ricordo che con 8500 preferenze sono stato il consigliere italiano più votato della passata legislatura.
Il mondo italiano ha capito in ritardo la dinamica autonomistica, finendo col subirla supinamente
A proposito degli italiani, quali sono i loro fattori di debolezza, a cosa si deve la crisi di rappresentanza che da anni li rende così evanescenti, al limite della non influenza? E come sarebbe possibile invertire questa tendenza?
Direi soprattutto tre cose. Il mondo italiano ha capito in ritardo la dinamica autonomistica, finendo col subirla supinamente. Quando io sono arrivato in Sudtirolo (nel 1988), il Movimento Sociale Italiano aveva appena raccolto le firme di una petizione per l'abolizione della lingua tedesca nei pubblici uffici, si immagini quindi quale può essere stato il contributo di certi partiti (peraltro sempre molto votati dagli italiani) alla causa del loro supposto gruppo di appartenenza. Seconda cosa: la divisione degli italiani tra nazionalisti, quindi inservibili al governo della provincia, o meramente subalterni alla Svp e perciò circoscritti a svolgere un ruolo soltanto nelle poche città in cui sono fisicamente presenti. Infine, e questo è un fattore che viene raramente tematizzato, da parte della Svp non c'è stata la necessaria riconoscenza verso quelle persone del mondo di lingua italiana che, con grandissimi sacrifici e pagando prezzi altissimi, hanno contribuito a costruire l'autonomia. Si tratta di una specie di autismo autonomistico, chiamiamolo così, che ancora perdura e che solo una forza profondamente interetnica come la nostra può spezzare.
La politica nazionale in che modo influenzerà quella locale e in particolare il voto italiano, più suscettibile di essere eroso dal fenomeno dell'astensione?
Riguardo all'astensione vedo due tendenze. Sicuramente, grazie alla Lega, il voto di destra verrà mobilitato anche in provincia, possibile quindi che la diserzione tocchi più da vicino il M5S. Esiste però una tendenza – documentata anche da uno studio dell'Istituto Cattaneo – che certifica nelle realtà del nord un cospicuo spostamento di voti dal M5S proprio verso la Lega. In questo senso vorrei fare un'offerta agli elettori delusi del M5S: guardate verso di noi, piuttosto, che siamo una forza sensibile all'ambiente, alle problematiche sociali e all'innovazione.
Tra i tanti temi toccati durante la campagna elettorale, su quali vorrebbe puntare per dare un contorno più marcato alla proposta dei Verdi?
Tutti i temi sono importanti: la sanità, il turismo, l'ambiente, l'immigrazione. Si tratta però di argomenti che non sono “speciali”, rappresentano insomma la realtà di un territorio normale, in ciò non troppo diverso dagli altri. Quello che io noto, invece, è la mancanza del tema più importante, che dovrebbe essere messo davvero al primo posto: dove sta andando, o meglio dove vogliamo che vada la nostra autonomia? Ho l'impressione che da parte della Svp manchi totalmente una visione strategica. Ma se manca la visione strategica manca il cuore della politica, manca il futuro, manca tutto.
E con questo siamo tornati all'inizio, ai risultati deludenti della legislatura, soprattutto nei confronti delle aspettative che aveva suscitato.
Sì. Non credo che il presidente Kompatscher possa permettersi di proseguire nel suo lavoro con un'altra legislatura di transizione o badando solo all'ordinaria amministrazione (nella quale, questo va ammesso, è eccellente). È necessario individuare l'approdo, bisogna avere il coraggio di scrivere una significativa e nuova pagina di storia, altrimenti anche qui si affermeranno le tendenze conservatrici che stanno vincendo un po' ovunque.
Offriamo un nuovo modo di essere sudtirolesi: italiani e tedeschi, insieme, tutti cittadini al 100%
In precedenza ha segnalato la disponibilità dei Verdi a recepire il voto “italiano” dei delusi dal M5S. Consideriamo adesso sul versante “tedesco” uno dei vostri più significativi competitor, sceso di recente nell'arena della politica locale: il Team di Paul Köllensperger.
A dire il vero io non so per cosa stia realmente il Team Köllensperger. Mi pare una persona che è diventata un po' lo schermo proiettivo per tutte le aspettative possibili. Ho letto il programma. Per esempio, sull'immigrazione il titolo è “Meno immigrazione, più integrazione”. Un gioco di parole privo di senso. Mi sembra marketing, non politica. Per noi è comunque uno stimolo di miglioramento, ci aiuta a chiarire la nostra proposta. Noi vogliamo essere molto chiari. Abbiamo comunque ormai una storia di 40 anni (entrammo nel Landtag nel 1978, con Alex Langer e la lista Neue Linke/Nuova Sinistra) e la nostra identità è ben salda.
Le è concesso ancora lo spazio per un appello, o qualcosa del genere. Provi a sfruttarlo meglio che può.
Molto semplicemente, offriamo un nuovo modo di essere sudtirolesi: italiani e tedeschi, insieme, tutti cittadini al 100%. Abbiamo 14 persone candidate e candidati di Bolzano. In testa di lista: io, Tobe Planer, Laura Polonioli, Elda Toffol, Chiara Rabini, Corinna Lorenzi. Ci siamo posti l'obiettivo di coinvolgere maggiormente il mondo italiano e stiamo girando door to door, casa per casa, per avvicinare le persone e ascoltare le loro richieste. L'importante è che chi vota Verde abbia bene in mente il Sudtirolo che noi immaginiamo, e ci dia fiducia per aiutarci a governare il futuro di questa terra.