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Numina rustica: “Tempo di avvento”

In anteprima, un estratto dall'ultimo libro di Brunamaria Dal Lago Veneri: “Numina rustica – Santi nella tradizione popolare della Terra delle Montagne”, ed. alphabeta.

Stasera alle ore 19.30 al “Museo delle Donne” di via Mainardo a Meran/o, Brunamaria Dal Lago Veneri in dialogo con Ulrike Kindl (Università Ca’ Foscari di Venezia) presenterà il suo ultimo lavoro, “Numina rustica”, edito da alphabeta. Letture di Elisabetta Scavazza e musiche di Giorgio Cappelletto. Sul blog Literatur Letteratura pubblichiamo in anteprima un estratto dal capitolo “Nasce il sole: l’Avvento” (p. 29-32).

Tempo di avvento.

Nella Roma precristiana adventus significava venuta, una volta all’anno, della divinità nel suo tempio e questa venuta o questa presenza si protraeva per il periodo consacrato alla festa. Per quest’avvento s’intrecciavano corone che si ornavano di fiori, di luci.

Il cristianesimo adottò il termine per designare l’incarnazione del Cristo – Adventus Domini – come si dice nelle Omelie dei Padri.

L’Avvento come preparazione al Natale, sorse relativamente tardi, fra il VI e il VII secolo. Oggi, con la riforma liturgica, l’Avvento ha riacquistato la sua dimensione di attesa della venuta del Salvatore.

Nella prima parte dell’Avvento, che va dalla prima domenica d’Avvento (la quartultima prima del Natale, secondo il rito romano) fino alla metà di dicembre, si sottolinea il ‘non ancora’, la preparazione all’attesa; nelle due ultime domeniche si celebra il ‘già’ della promessa che si ripete.

L’Avvento è la ripresa degli antichi tempi che recuperano un presente storico dove ciò che era, è, come annunciato nell’Apocalisse.

La tradizione popolare, la ‘cultura bassa’, recupera memorie ancestrali. La vigilia della prima domenica d’avvento viene un angelo che porta la corona d’avvento ornata di frutta e di luci – quattro candele da accendere una ogni domenica – e, per i bambini, un calendario che segnerà, giorno per giorno, l’avvicinarsi al Natale.

Questo è il lato chiaro dell’Avvento, il lato della domenica, ma il giovedì, il quinto giorno (pemte hemera), Pfinztag della tradizione contadina sudtirolese, è tempo di sabba, di rottura dell’ordine, della venuta delle forze oscure. Ogni giovedì del tempo d’Avvento in Val Sarentina impazzano i Klöckler che rompono il silenzio dell’attesa in una luce disumana e lontana, come ai tempi della creazione. Nella notte inquietamente im- mobile si alza un antico canto rituale celtico – uomini, sembianze di alberi e di animali, fatti pietra nel mistero, invocano la Grande Madre che genererà il Salvatore del mondo e battono la terra e suonano i loro campanacci perché l’attesa è vigilanza e addormentarsi vuol dire non essere presenti all’irrompere del nuovo, vuol dire perdersi nella barbarie delle memorie morte.

Siamo giunti alla coda del serpente dai mille nomi e dalle mille tradizioni, secondo i luoghi e le epoche o, se volete, nel luogo dove regna la Grande Madre nelle sembianze della filatrice, soltanto in apparenza diversa dalla Grande Madre del solstizio d’estate – Albero del Mondo e Albero dei Morti, albero rovesciato, con le radici nel cielo e la chioma sottoterra a significare la manifestazione dell’essere. Albero cosmico, serpente, icona del tempo crocifisso nello spazio – croce dove i bracci del visibile e dell’invisibile si incontrano.

Tante immagini dell’anno, del passare del tempo e dell’attesa che rinasca un ‘sole bambino’ a divilupparci dalle pastoie del tempo. Dolcezza delle serate invernali con i visi illuminati dalle candele, momenti in cui si sente la propria voce unirsi, prima titubante, poi via via più sicura, alle canzoncine dell’Avvento intonate dai bambini: “Ich sage euch an den lieben Advent ...” Il lato chiaro dell’Avvento con celebrazioni liturgiche e preghiere per l’attesa dell’incontro personale con l’Emmanuele (Dio con noi), attesa vissuta nella preghiera e nella vigilanza, sempre e di nuovo nella circolarità del tempo.

Il lato scuro dell’Avvento, dove il timore del passaggio, della venuta del nuovo si veste delle maschere dei Klöckler che in Val Sarentina rompono il silenzio dell’attesa. È un rituale che si svolge i giovedì, che per la tradizione celtica sono giorni di sabba, giorni nei quali è contemplata una rottura dell’ordine stabilito, dove può accadere tutto e il rovescio di tutto. Il nome deriva da klopfen, battere, e Glocke, campana. I Klöckler sono figure mascherate da animali, piante o uomini selvatici con maschere di pelli o di licheni che, con grandi bastoni battono il terreno al ritmo dei campanacci che portano legati alla cintura. È un antico rito di fertilità, una invocazione alla Grande Madre che genererà l’inatteso nuovo, cristianamente, il Salvatore del mondo.

Tradizionale canto dei Klöckler, gli annunciatori dell’Avvento

Heint ischt eine heiligschte Klöckelnacht

[...]

Das Glück in das Haus und das Unglück hoch droben beim Fenster hinaus

Questa è una santa notte dei Klöckler

Che nostro Signore ci ha dato.

A Dio e alla nostra Grande Madre

Noi peccatori e peccatrici siamo grati

 

Proprio nella prima notte dei Klöckler

Dio ha mandato un angelo dal cielo,

E quest’angelo lo conosciamo bene:

È chiamato arcangelo Gabriele.

Egli ha annunciato alla più santa e pura delle vergini,

Che dovrà partorire un bambino.

 

Ora siamo arrivati alla seconda notte dei Klöckler,

Ecco che cosa è accaduto!

Ecco che come per il tempo che ci è stato annunciato,

Dio ci ha mandato dal cielo un suo segno in forma di preghiera.

Il suo nome è Giovanni il Battista, quello che ci dà il nome,

Egli ha battezzato presso il grande fiume Giordano,

Ha battezzato i potenti e anche i più miseri, perché erano venuti a lui

 

Ha battezzato anche il vero Figlio di Dio,

Anche lui lo ha battezzato.

Ora scendiamo da quelli che sono morti da poco

E dai nostri patriarchi, giù nel fuoco eterno.

E tutti loro sono così felici

Perché giacevano lì da quattromila anni.

E questo è vero, è proprio vero...

E a tutti gli abitanti questo maso

La fortuna in casa e la sfortuna fuori dalla finestra.

Brunamaria Dal Lago Veneri vive e lavora a Bolzano. Scrittrice, pubblicista, traduttrice, specializzata in tradizioni popolari e in mitologie comparate. Visiting professor presso l’Università di Lugano e relatrice presso gli atenei di Trento, Gorizia, Trieste, Innsbruck e Vienna. Editorialista del «Corriere della Sera» e autrice di testi per la televisione. Ha tradotto opere di Hermann Hesse, Thomas Mann, H. C. Artmann e dell’intero corpo delle fiabe dei fratelli Grimm. È vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionali e socia del PEN-Club svizzero-italiano. Nel 2014 le è stata conferita la croce al merito “Verdienstkreuz des Landes Tirol” (A). Fra i testi pubblicati: “Le fiabe dei fiori” (Mondadori), “Leggende e racconti del Trentino Alto Adige” (Newton Compton), “Il regno dei Fanes” (Giunti), “Il sogno della ragione” (Mondadori), “Alto Adige Südtirol. Una guida curiosa” e “Trentino. Una guida curiosa” (Raetia). Per Edizioni alphabeta Verlag ha pubblicato: “Piedi, zoccoli e ruote. Zibaldone erratico dal Tirolo a Timbuctu” (2010), “Finestra dell’anima in Ad alta voce. Storie di quotidianità sociale” (2011) e “Dodici incontri. Una vita” (2012).

Brunamaria Dal Lago Veneri, Numina rustica – Santi nella tradizione popolare della Terra delle Montagne” – Prefazione di Paolo Renner e con un contributo di Cesare Poppi – ed. alphabeta, 2014; pagine: 272; € 19,00; ISBN 978-88-7223-228-6