Chronicle | Bolzano

Sgombero in viale Trento

Smantellato l’accampamento sotto il viadotto A22, venti i migranti allontanati. Caramaschi: “Condizioni sanitarie inaccettabili, da virus”. Bozen solidale: “Perché ora?”.
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Foto: Bozen solidale

L’azione è stata convalidata “a sorpresa” dal sindaco Renzo Caramaschi, visto che neanche l’assessore alle politiche sociali, Juri Andriollo, oggi in mattinata ne risultava informato. In piena emergenza coronavirus il Comune di Bolzano ha fatto smantellare l’accampamento abusivo sorto da mesi sotto il viadotto dell’A22, in viale Trento. Un episodio denunciato da Bozen solidale, che ha diffuso le foto dell’intervento criticando sia la tempistica sia l’utilità dell’intervento. Che invece considera doveroso, anche alla luce dell’epidemia in corso, il primo cittadino: “Le condizioni igieniche erano insostenibili, ‘da virus’. Dovevamo intervenire”.

 

Intervento sotto il viadotto 

 

Prosegue dunque l’attività di sgombero degli insediamenti abusivi presenti in città, problema irrisolto del capoluogo che fa parte della più generale questione dell’alloggio. Nel 2019 la polizia locale ha compiuto 117 interventi in tal senso, con 66 sgomberi e relative pulizie dei siti. L’elenco continua nel 2020.

Questa mattina i vigili urbani si sono recati presso il bivacco situato sotto il viadotto dell’autostrada, in un terreno adibito a deposito comunale, dove in tende e capanni di fortuna avevano trovato riparo una ventina di migranti, provenienti secondo Bozen solidale da Nigeria, Marocco, Afghanistan e altri Paesi. Con modi rispettosi, precisa l’associazione, presente sul posto assieme a Sos Bozen, hanno proceduto ad allontanare le persone e rimuovere i materiali, assicurando un occhio di riguardo per i bagagli e gli oggetti personali degli “abitanti” che hanno potuto recuperare il materiale.

 

La critica di Bozen solidale

 

Bozen solidale che è critica verso tutti gli sgomberi biasima la tempistica di quest’ultima azione. “Le persone erano qui da mesi, non si capisce perché proprio durante l’emergenza coronavirus debbano farle spostare” dice Federica Franchi, che si è recata in viale Trento appena ha saputo dell’intervento in corso. Per lei come per gli altri attivisti lo sgombero non rappresenta una soluzione: “Non si vede l’utilità, visto molto probabilmente le persone si sposteranno altrove. Sgomberare un ponte dopo l’altro come fa l’amministrazione serve a poco”. L’associazione sostiene che anche alcuni vigili avrebbero manifestato perplessità circa la tempistica e la necessità dell’azione. L’associazione è ora impegnata nel cercare per i 20 individui una sistemazione nelle strutture. “Ma non sarà facile e il 31 marzo chiude per la fine dell’inverno il Winterhaus: ulteriori 45 persone che ora dormono lì torneranno in strada” conclude Franchi.

 

 

Caramaschi e Ronchetti: intervento necessario

 

Netta la risposta del Comune circa l’intervento. “Le condizioni igienico-sanitarie erano micidiali, ‘da virus’ per citare l’emergenza in corso” precisa il sindaco Caramaschi. “Dovevamo intervenire”. Dello stesso avviso il comandante della polizia locale Sergio Ronchetti. “Abbiamo svolto un’attività programmata motivata da necessità di igiene e sicurezza pubblica” chiarisce. “Da tempo monitoravamo il livello di una situazione non igienica, per usare un eufemismo”. Il campo sarebbe stato pieno di immondizie e in condizioni di vivibilità eccessivamente precarie secondo i vigili. “Intervenire era necessario anche per impedire peggioramenti ulteriori” aggiunge il comandante. “Sottolineo che i nostri agenti hanno operato con grande attenzione per le persone, permettendo loro di portare via gli effetti personali”.

Il legame con l’emergenza coronavirus è più che altro una concomitanza di eventi. “Si tratta in generale di tutela dell’igiene pubblica, saremmo potuti intervenire in qualsiasi momento. Era necessario in ogni caso” aggiunge Ronchetti. Riguardo alla perplessità che avrebbero manifestato alcuni agenti, sempre secondo Bozen solidale, risponde così: “L’interpretazione personale del singolo è una cosa, ma ognuno fa quello che gli viene precisato di fare. Ripeto però che c’erano gli elementi oggettivi per intervenire”.