“Le Streghe dello Sciliar”
Le streghe, si sa, fanno paura, ma non alle bambine e ai bambini coraggiosi. E agli adulti che diventano crescendo. “Mantenere vivo uno dei più grandi miti delle Dolomiti, geograficamente e culturalmente vicino ai più piccoli”: è questo l’intento di Lea Iovino e del suo libro illustrato. “Die Schlernhexen”, appunto, Le streghe dello Sciliar, volume in tedesco dell’autrice. Nata a Brunico nel 1996, Iovino si è diplomata al liceo di scienze umane e dell’arte della città pusterese nel 2015 e ha iniziato gli studi alla facoltà di design e arti dell’università di Bolzano. Die Schlernhexen è la sua prima opera disegnata.
salto.bz: come nasce il libro sulle Streghe dello Sciliar?
Lea Iovino: “Die Schlernhexen” è stato sviluppato durante il progetto “Una storia comune”, proposto dal professore Giorgio Camuffo della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, in cui ogni studente ha scelto di elaborare graficamente storie comuni ma non per questo prevedibili. Un lavoro che per il momento rimane inedito.
Qual è l’obiettivo del progetto?
Lo scopo è riavvicinare anche i più piccoli alle leggende tradizionali locali. Per fare questo è stato adoperato uno stile digitale per creare i personaggi in chiave moderna, rendendoli, in questo modo, quasi tangibili. L’obiettivo dell’atmosfera grafica creata nel libro è quello di adattarsi all’esperienza visiva contemporanea dei bambini in età d’asilo, per rendere queste storie tradizionali più avvincenti e attuali. La storia delle streghe è stata semplificata per renderla accessibile a tale fascia d’età, trasformando gli elementi principali in simpatici protagonisti tridimensionali.
E come inizia la storia avvincente delle Streghe dello Sciliar?
La trama si sviluppa attraverso il viaggio intrapreso dalla nostra protagonista che appena “nata” (la vedremo comparire in un pozzo) va in cerca delle altre streghe per aiutare a far apparire una delle famose tempeste magiche dello Sciliar. Seguendo questo cammino incontriamo rami d’albero che diventano scope, fuochi feroci e malefici, fiori che parlano e soprattutto le nubi tempestose che una volta mettevano così tanta paura agli abitanti di Bolzano. L’intenzione di “Die Schlernhexen” e quello di mantenere vivo uno dei più grandi miti delle Dolomiti che è geograficamente e culturalmente vicino ai bambini.
Un legame tra infanzia e territorio quindi?
Sì, direi che il libro vuole essere uno spunto di collegare informazioni aggiuntive apprese in futuro riguardo ad aspetti geografici, storici e culturali del territorio e darà ai bambini la possibilità di scoprire ciò che li circonda come posto in cui vivere queste avventure.