Una targa per ricordare i migranti
Una targa per ricordare i tragici casi dei migranti morti sui binari lungo la ferrovia del Brennero e di rimando anche le vittime della mancata ospitalità in provincia. Lo propone Chiara Rabini, referente per i richiedenti asilo e rifugiati del Comune di Bolzano, nella corposa relazione sull’attività nel periodo novembre 2016-marzo 2018 trasmessa al consiglio comunale. Numerosi i dati e le valutazioni riportate dalla consigliera comunale del gruppo Verdi-Grüne-Vërc, il cui incarico mira a “favorire un coordinamento con altri organi, enti ed in particolare con le associazioni attive sul territorio”.
Si va dal numero di richiedenti protezione ospitati in città (calati nell’intervallo dal 842 a 636, quindi dal 77% al 39% della quota provinciale) fino alle criticità per la mancata adesione del Comune capoluogo al progetto Sprar (a cui si è aderito solo per i minori non accompagnati) per la totalità di richiedenti asilo e rifugiati. Rilievi significativi infine vengono mossi all’amministrazione per l’assistenza dei senzatetto (“180-200” nel periodo menzionato), autoctoni o stranieri. “Per timore di creare un polo attrattivo di servizi – nota Rabini – si rinuncia alla gestione del fenomeno e si crea a Bolzano un polo dei disagio sociale e dell’emergenza per le strade, che non farà diminuire le persone per strada”.
Per timore di creare un polo attrattivo di servizi si rinuncia alla gestione del fenomeno e si crea a Bolzano un polo dei disagio sociale e dell’emergenza per le strade, che non farà diminuire le persone per strada.
“I gravi casi accaduti a Bolzano”
La referente, si legge, nell’ambito dell’ospitalità “si è confrontata con alcuni gravi casi accaduti sul territorio comunale: dalle persone o minori rimasti fuori accoglienza fino ai tragici casi delle morti sui binari lungo la ferrovia del Brennero”. Rabini ricorda come “in questi ultimi casi sia stata fondamentale la collaborazione tra organizzazioni, volontari, Polfer per ricostruire le storie, dare un nome ai migranti deceduti, ricercare e contattare i familiari, rimpatriare corpi con collette volontarie”. “Importante – aggiunge – sarebbe per Bolzano ricordare queste morti (ad esempio con una targa) e prevedere nella nuova stazione ferroviaria un luogo con spazi adeguati per un punto informativo con possibilità di breve accoglienza per i transitanti”.
Successivamente Rabini menziona alcuni casi così illustrati nella relazione:
Abeil il ragazzo eritreo di 17 anni travolto da un treno regionale in stazione a Bolzano il 20 novembre 2016, che insieme ai suoi altri tre amici stava cercando di salire su un treno merce per oltrepassare il confine e arrivare in Germania dove viveva il fratello. La referente incontra gli amici del ragazzo il giorno dopo l’accaduto. Grazie ai volontari viene contattata la famiglia, organizzata una manifestazione in ricordo del ragazzo e successivamente organizzato il rimpatrio del corpo;
Fiesta (21 anni) e la piccola Mercab una donna eritrea con la figlia di un anno e mezzo trovata di notte nei pressi della Stazione a metà novembre 2016 fuori accoglienza e accolte privatamente da una pediatra bolzanina, sostenute dalle volontarie di Binario 1 e in seguito inserite nel sistema di accoglienza provinciale. Grazie a Binario 1 e alla Consulenza profughi della Caritas è stato possibile ricongiungere la donna al marito in Germania in un procedimento durato mesi e che risulta essere stato tra i primi a livello nazionale;
la referente il 18 settembre 2017 incontra presso il servizio mensa di Piazza Verdi un richiedente protezione internazionale che aveva chiesto un incontro con il Comune per spiegare la sua situazione. Vive sotto il ponte dal 31 marzo 2017 e gli sono state sottratte le coperte durante gli sgomberi. Il ragazzo frequenta un corso presso l’università e durante il giorno si attiva per la ricerca lavoro grazie anche all’aiuto dei volontari. Il richiedente è stato accolto presso il servizio emergenza freddo Palasport a fine 2017 e successivamente ammesso “in quota” in un centro di accoglienza cittadino;
Abdullah Hossein (Adan), il ragazzino curdo iracheno di 13 anni affetto da distrofia muscolare, deceduto in seguito ad un incidente con la sua carrozzina l’8 ottobre 2017 a Bolzano e che era rimasto fuori accoglienza insieme alla sua famiglia e ai suoi tre fratelli. Sul caso di Abdullah la referente interviene in consiglio il 26 ottobre 2017 (intervento pubblicato su chiararabini.wordpress.com). Il grave caso Adan ha riattivato il sistema di accoglienza con l’introduzione di alcuni miglioramenti del sistema di accoglienza dei soggetti vulnerabili (info-point aperto 24h/24 e tutti i giorni della settimana che sarà potenziato nei primi mesi del 2018);
B. Abbas, di 19 anni, originario del Gambia, in Italia da due anni, perde la vita il 31 ottobre 2017 sui binari della ferrovia del Brennero a Bolzano travolto da un treno. La comunità del Gambia, tramite una raccolta fondi, ha permesso il rimpatrio della salma, attesa dalla famiglia;
il 13 novembre la Polfer del Brennero trova Anthony, un bambino di cinque anni solo proveniente dalla Sierra Leone su un convoglio merci diretto verso nord.
I numeri dei richiedenti protezione internazionale accolti
“La nostra provincia – si legge – accoglie richiedenti protezione internazionale nell’ambito del sistema di riparto regionale nella misura dello 0,9% dei richiedenti asilo in Italia che corrisponde alla percentuale degli altoatesini rispetto alla popolazione italiana totale. Tale riparto garantisce un’accoglienza equilibrata e sostenibile dei richiedenti asilo sull’intero territorio nazionale”. La quota di posti corrispondente allo 0,9% è variata da ottobre 2016 ad oggi, da 1.470 a 1.930. Tra i principali paesi d’origine dei richiedenti vi sono Nigeria 25%, Pakistan 17 %, Gambia 10%, Bangladesh 8%, Mali 7%, Senegal 6%, Afghanistan 5%, Costa d‘Avorio 4%.
A fine 2016 il sistema di accoglienza prevedeva 1.284 posti in 23 strutture di cui 10 a Bolzano (con l’apertura a novembre 2016 dell’ex-Alimarket che ha accolto anche i “fuori quota”) che accoglievano il 77% del totale delle persone richiedenti asilo a livello provinciale. Nel corso del 2017 il sistema di accoglienza ha ospitato tra 1.400 a 1.642 persone ospitate in 31 strutture. Di queste ultime 782 erano accolte a Bolzano nelle 10 strutture, 875 erano accolte in provincia: Malles, Silandro, Rifiano, Merano, Tesimo, Appiano, Ora, Laives, Renon, Castelrotto, Ortisei, Barbiano, Funes, Chiusa, Bressanone, Prati di Vizze, Vandoies, Brunico, San Candido, Lana, Nova Ponente. A marzo 2018 il numero complessivo di accolti in provincia nei centri è sceso a 1.625 con una riduzione a 626 a Bolzano.
Per lo Sprar il Comune debba perseguire la strategia di adesione alla rete partendo dalle famiglie e soggetti vulnerabili al fine di realizzare un sistema cittadino con piccole strutture cittadine sull’esempio della buona pratica di Maso Zeiler a Gries.
Per lo Sprar in città la referente ritiene che “il Comune debba perseguire la strategia di adesione alla rete partendo dalle famiglie e soggetti vulnerabili al fine di realizzare un sistema cittadino con piccole strutture cittadine sull’esempio della buona pratica di Maso Zeiler a Gries, per depotenziare/ chiudere almeno un grande centro cittadino e rafforzare il legame territorio/accoglienza/inclusione”.
Senzatetto
Per le strade di Bolzano, città di confine e di transito, da ottobre 2016, Rabini stima che vi siano state tra la fine del 2016 e inizio 2018 una media di circa 180/200 persone senza tetto. I posti a disposizione sono stati 130 nei periodi invernali 2016/2017 e 2017/2018. Alcune decine di persone non richiedono per vari motivi l’accesso all’emergenza freddo. La composizione è molto varia. Vi sono “senzatetto autoctoni, comunitari, extracomunitari, da anni sul territorio, persone che hanno fatto domanda di protezione internazionale presso la Questura di Bolzano e sono in attesa di una risposta, persone in transito verso i paesi nord europei o da nord verso sud, persone che non rientrano nei criteri della circolare provinciale per la pronta accoglienza di persone vulnerabili tra cui famiglie con minori, persone con permesso di soggiorno scaduto, che non possono rinnovarlo in quanto non hanno un domicilio, persone con un lavoro o che stanno frequentando corsi, ma senza alloggio, persone con revoca di accoglienza dai centri di varie città italiane (per vari motivi non sempre legati a cattiva condotta), persone diniegate o che stanno facendo il ricorso avverso al diniego di protezione internazionale, persone che escono dai nostri centri con l’asilo, protezione sussidiaria o umanitaria ma non hanno un alloggio, irregolari o persone che dovrebbero essere espulse”.
Ordinanze anti-bivacchi “inutili”
Rabini ricorda che le circa 180 persone senza dimora “cercano riparo in città, sotto i ponti, nella piazza Magnago e sono costrette a cercare posti riparati dal freddo e dalla pioggia in altri luoghi protetti”. Si sono succeduti nei mesi passati “sgomberi per ripristinare e pulire le aree utilizzate, per motivi igienici e sanitari, con invio al macero di coperte e vestiti di senza tetto che vivono per le strade impossibilitati durante il giorno a depositarli in luoghi protetti”. E sono aumentate “anche le tensioni e i conflitti”.
La referente sollecita l’apertura di un centro di assistenza umanitaria dove i migranti possono trovare un riparo temporaneo, assistenza medica e informazioni legali. “Ma per timore di creare un polo attrattivo di servizi si rinuncia alla gestione del fenomeno e si crea a Bolzano un polo dei disagio sociale e dell’emergenza per le strade che tuttavia non porterà ad una riduzione delle persone per le strade”.
A livello statale si dovrà decidere urgentemente come rispondere all’emergenza delle persone per le strade. Le ordinanza anti bivacchi non saranno di per sé sufficienti né risolutive. Sposteranno il problema aumentando le tensioni e colpendo le persone vulnerabili.
La consigliera comunale conclude con un invito preciso: “A livello statale si dovrà decidere urgentemente come rispondere all’emergenza delle persone per le strade (rifugiati senza tetto, dublinati, diniegati, transitanti) che inevitabilmente colpirà anche la nostra città nei prossimi mesi/anni. Misure adeguate e urgenti devono essere programmate da subito. Le ordinanza anti bivacchi non saranno di per sé sufficienti né risolutive in quanto tenderanno, in mancanza di posti per senza tetto, a spostare il problema a incrementare le tensioni e a colpire persone vulnerabili senza indicare effettive alternative risolutive”.
Chiara Rabini restituisce
Chiara Rabini restituisce verità è onore al territorio!
Grazie per il tuo prezioso e difficile lavoro contro i mulini a vento della ignoranza e del cinismo.