Culture | Ex Libris

Sorprese e aneddoti curiosi

Maurizio Ferrandi ripercorre le tappe più significative di una storia di grandi firme e fogli d’ordine, di libertà d’espressione e costanti mire monopolistiche.
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Foto: Alphabeta
  • Ex libris

    Questo estratto dal libro di Maurizio Ferrandi fa parte del nuovo formato “Ex libris” su SALTO.

    Dieser Auszug aus dem Buch von Maurizio Ferrandi ist Teil des neuen Formats "Ex libris" auf SALTO. 

    Raccontare la storia della “carta stampata”, ovvero giornali e periodici che sono comparsi nelle edicole del vecchio Tirolo e poi del Trentino e dell’Alto Adige/Südtirol tra la metà dell’Ottocento e i giorni nostri, significa ripercorrere anche le vicende politiche, i mutamenti sociali e culturali che hanno segnato la vita di queste terre.
    È fuor di discussione che in questa piccola parte del mondo la propensione alla lettura di un giornale è sempre stata maggiore che altrove. Frutto, nella seconda metà del XIX secolo, di un sistema politico che aveva promosso la scolarizzazione di base, facendo calare drasticamente il numero degli analfabeti. Anche le classi meno abbienti frequentavano i banchi di scuola per imparare a scrivere o a far di conto, ma soprattutto per imparare a leggere, e quella capacità diventava il grimaldello per accedere alle informazioni su ciò che accadeva nel mondo, ma soprattutto nel cortile di casa. 
    C’è di più, però. 
     

    Ci sono, nel Ventennio, i giornali in “camicia nera” e c’è l’esplosione della stampa di nuovo libera nel maggio del 1945.

  • Maurizio Ferrandi: Giornalista appassionato di divulgazione storica, oltre ad aver collaborato a lungo con le testate “l’Adige” e “Alto Adige”, per venticinque anni è stato cronista presso la sede RAI di Bolzano. Attualmente scrive per la testata online “Salto.bz”. Tra le sue più recenti pubblicazioni per Edizioni Alphabeta Verlag ricordiamo Camicie nere in Alto Adige (1921-1928) (con H. Obermair, 2023) e Il faticoso modello. Cinquant’anni di autonomia in Alto Adige/Südtirol (con F. Palermo, 2021). (n. I. con Aldo Mazza)

    Sin dalla loro comparsa i giornali diventano potenti mezzi di propaganda di un’idea e di una visione politica. È una storia che si prolunga nel tempo, arrivando quasi ai giorni nostri. Per decenni quotidiani e periodici si sono infatti assunti il compito di orientare politicamente e socialmente il pensiero di una larghissima parte della comunità. 
    Nasce da questo assunto l’intenzione di raccontare le vicende della carta stampata fra Trento e Bolzano, in lingua italiana e in lingua tedesca, e offrire così al contempo uno strumento per capire gli avvenimenti che hanno segnato quasi due secoli di storia.
    Ci sono i giornali e ci sono i giornalisti. C’è, prima della Grande Guerra, “Il Popolo” di Cesare Battisti che, sfruttando anche la vis polemica di un giovane Benito Mussolini, va allo scontro con “Il Trentino” di Alcide De Gasperi. Ci sono, nel Ventennio, i giornali in “camicia nera” e c’è l’esplosione della stampa di nuovo libera nel maggio del 1945. C’è la lunga e complessa vicenda di una casa editrice tedesca che cambia nome per tre volte, così come lo deve cambiare al suo principale quotidiano, ma riesce a sopravvivere, unica in tutto il panorama della stampa sudtirolese, anche negli anni della “normalizzazione” fascista. Nasce allora il concetto di “monopolio”, che diviene, nel secondo dopoguerra, uno dei temi chiave nella pubblicistica e nel dibattito politico del Sudtirolo.
    Ci sono i protagonisti di questa storia, dal canonico Gamper a Gianni Faustini, alle cui capacità di ricercatore e divulgatore si deve la grandissima parte del materiale sul quale è basato il presente lavoro. Ci sono maestri di giornalismo come Piero Agostini e una singolare figura di editore puro, condottiero di tante battaglie, quella di Servilio Cavazzani.

     

  • Colonne di storia: Dalla seconda metà dell’Ottocento sino alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, i giornali sono stati il principale strumento attraverso il quale si sono formate, in vasti strati della popolazione, la conoscenza dei fatti e le opinioni. Nella regione più a nord e storicamente più alfabetizzata della Penisola – dove il confine non è solo un tratto geografico – la carta stampata, in lingua italiana e tedesca, è stata un potente mezzo di propaganda, accompagnando i numerosi e spesso traumatici mutamenti storici, politici e sociali. Foto: Alphabeta

    Ci sono storie ormai quasi dimenticate come quella di una rivista, “tempi e cronache”, che vede i migliori giornalisti della regione, provenienti da testate diverse e concorrenti, unirsi per confezionare un organo d’informazione raffinato e anticipatore di tanti temi politici e sociali. Storie come quella dello “scippo” di un’intera redazione, compiuto a Bolzano nel giro di una notte, per costruire un’alternativa alle posizioni di stampo nazionalistico di un giornale.
    Uomini e storie per raccontare un sistema, quello dell’informazione, che negli ultimi decenni ha subìto enormi cambiamenti, con la sempre più marcata messa in discussione dei quotidiani come unico strumento di orientamento dell’opinione pubblica. Alla fine, però, si deve ritornare a ragionare sui rapporti di forza, di fronte all’unicum di un editore che, come un ingordo giocatore di dama, mangia tutte le pedine e rimane da solo o quasi sulla scacchiera.
    Un ultimo cenno sulla copertina del presente volume. L’immagine è stata scattata in occasione di uno dei congressi della Südtiroler Volkspartei, tenuto nella sala del Cinema Roma di via Cappuccini a Bolzano. Assemblee di partito rigorosamente a porte chiuse. In sala erano ammessi solo gli ospiti invitati, oltre, ovviamente, ai delegati e ai dirigenti.
    All’uscita del cinema, che proiettava normalmente film di seconda visione, si assiepavano, ben mischiati, giornalisti e questurini, egualmente interessati a carpire qualche novità da chi usciva dalla sala. 
    Qui c’è Silvius Magnago che risponde alle domande dei cronisti. Dietro di lui l’immagine iconica di un John Wayne colto nel pieno dell’epopea western.