Society | Iniziative

L’esempio di Trento

Firmato il protocollo d’intesa fra la Provincia di Trento e l’UniTrento che dà l’opportunità a chi fugge da Paesi in guerra di riprendere gli studi universitari.

Lo aveva proposto qualche tempo fa il sociologo Stefano Allievi sul Corriere Del Veneto, aprire le aule universitarie ai rifugiati, un’iniziativa speculare a quella offerta dalla prestigiosa l’Ecole Normale Supérieure di Parigi che aveva offerto a una quarantina di profughi tessera dello studente, corsi di francese e un pasto al giorno. Un passo in questa direzione arriva dalla Provincia di Trento che oggi (11 luglio) ha firmato un protocollo d’intesa - che ha durata di 5 anni con possibilità di rinnovo - con l’UniTrento sottoscritto dal rettore Paolo Collini per l’Università e l’assessora all'università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo Sara Ferrari insieme all’assessore alla salute e alle politiche sociali Luca Zeni per la Provincia.

Obiettivo immediato quello di dare l’opportunità di riprendere gli studi universitari a coloro che sono fuggiti dal proprio Paese a causa della guerra o della violazione dei diritti umani, ma anche confermare il volto solidale del Trentino e la sua capacità di accogliere chi arriva da altri Paesi, nonché favorire l’integrazione valorizzando il merito e le capacità di rifugiati e richiedenti asilo, titolo di studio, esperienza e aspirazioni. La Provincia e l’Ateneo si impegnano per ciascun anno accademico a prevedere l’eventuale accesso al percorso universitario per un massimo di cinque richiedenti/titolari di protezione internazionale presenti sul territorio provinciale nell’ambito dei progetti di accoglienza gestiti dalla Provincia. Quest’ultima attraverso Cinformi s’impegna nella pre-selezione dei candidati e valutazione dei titoli e segnala all’Ateneo i candidati idonei a rientrare nel progetto. L’Università offre attività di orientamento universitario e tutoraggio individualizzato. L’Ateneo ha quindi selezionato i cinque potenziali destinatari (due rifugiati e tre richiedenti asilo). I giovani dovranno ora affrontare la sessione estiva dei test di ammissione ai corsi di studio dell’Ateneo trentino per poter iniziare il proprio percorso di laurea nell’anno accademico 2016/2017.

“Viviamo in un momento storico delicatissimo – ha sottolineato l'assessore Luca Zeni – perché le sfide dell'accoglienza e dell'accettazione sociale si inseriscono in uno scenario fortemente segnato dalla crisi economica. Si tratta di una questione di geopolitica, complessa e ampia, che interessa tutta l'Unione europea. E in questo panorama, la Provincia autonoma di Trento fa la propria parte richiedendo l'organizzazione dell'accoglienza che, pur essendo impegnativa, permette di facilitare i processi di integrazione. Quello di oggi è un momento con profondo peso simbolico per due motivi: si riconosce la possibilità a chi si trova da noi di sviluppare il proprio futuro ed è la dimostrazione che lo scambio costante rappresenta una risorsa per il Trentino in un contesto di crescita culturale”.

“Arriviamo alla firma – ha ricordato Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità – dopo quasi un anno di lavoro. L’idea è, infatti, nata già nel corso del 2015, a seguito dell’acutizzarsi dell’emergenza rifugiati anche sul territorio trentino, ed è partita dalla convinzione che anche l’università fosse chiamata a dare un suo contributo al processo di accoglienza e integrazione, attraverso l’ambito che le è più proprio ovvero quello della valorizzazione dei saperi e delle competenze e la sensibilizzazione culturale. Nei giorni scorsi intanto abbiamo inaugurato il ciclo 'Studenti universitari per i rifugiati', percorso di formazione al volontariato sollecitato dall’interesse dei nostri studenti e accolto con passione dalle associazioni del territorio e da alcuni nostri docenti. Stiamo inoltre lavorando a una iniziativa di crowdfunding rivolta a dipendenti e studenti dell’Università che permetta, a chi lo desideri, di sostenere anche economicamente i giovani coinvolti nel progetto”.

Il Trentino infatti, è il caso di dire, fa scuola. Il sopracitato SuXr” - “Studenti universitari per i rifugiati”, nello specifico, può essere aggiunto come credito formativo extra-curriculare. Il progetto è diventato a tutti gli effetti un insegnamento dell’Università di Trento. Chi vorrà aderire all’iniziativa (incontri di formazione e almeno 100 ore di attività nell’arco di 4/5 mesi) potrà ottenere 2 crediti formativi. Una lezione da imparare anche per l’Alto Adige?