Il Seminario vuoto
La Chiesa si apre al futuro. Il problema sta nel vedere cos’è, oggi, ‘chiesa’.
I tempi odierni parlano di una riduzione significativa sia del numero dei praticanti che dell’importanza stessa che la chiesa cattolica come istituzione riveste nella vita pubblica. Però le parrocchie continuano ad essere frequentate, così come numerose realtà associative continuano, seppur con fatica, la loro attività.
Quelle che mancano, oggi sono le nuove leve per quanto riguarda sia il clero diocesano che gli ordini religiosi, in questo secondo caso sia maschili che femminili.
L’ultima notizia, drammatica, che riguarda la cosiddetta ‘crisi delle vocazioni’, è un vero e proprio fatto epocale per la chiesa altoatesina: il Seminario Maggiore di Bressanone ha deciso di sospendere le lezioni.
Al momento sono solo cinque gli studenti che frequentano la struttura, fondata nel 1608 che in passato è arrivata ad ospitare fino a 60 candidati al sacerdozio.
Entro il 31 agosto gli interessati hanno ancora tempo per iscriversi al Seminario, ma tutto lascia presagire che anche quest’anno non ci saranno nuovi iscritti in grado di alimentare la schiera dei sacerdoti e dei diaconi nella diocesi di Bolzano Bressanone.
Degli attuali 5 seminaristi, uno (un diacono) è in procinto di completare gli studi già nel prossimo ottobre. Per altri tre è comunque questione di mesi e poi anche loro sarà il momento del grande passo e quindi dell’ordinazione sacerdotale. Nella seconda metà dell’anno accademico 2015/2016 nella grande struttura brissinense resterà quindi un solo studente.
Che fare?
Da tempo la chiesa altoatesina si è posta il problema, non riuscendo però a trovare una soluzione in grado di frenare l’emorragia di vocazioni. Per il prossimo futuro al Seminario di Bressanone si prospetta una forzata collaborazione con la vicina diocesi di Trento, per consentire ai candidati residui di completare il percorso formativo.
Intanto il segretario del sinodo Reinhard Demetz ha lanciato una proposta che appare come l’uovo di colombo, ma rappresenta in sé una gigantesca mutazione nella prospettiva, rispetto ai principi sui quali la diocesi si è retta per secoli.
“Dobbiamo aprire il Seminario alle donne e ai laici. Ha senso mantenere quella istituzione solo se esiste una comunità.”
Insomma: i cambiamenti radicali evocati dai periodici resoconti relativi ai lavori Sinodo dovranno diventare realtà in tempi brevissimi.
Altrimenti la chiesa altoatesina si ritroverà oggettiva priva di quello che finora è stato il suo indiscutibile nucleo propulsore clericale.